martedì 30 settembre 2008

Energia solare per la fiera di Bologna

Da Affari & Finanza

Un tetto fotovoltaico per la Fiera di Bologna. Lo ha realizzato Mitsubishi Electric che ha fornito i propri moduli fotovoltaici per il padiglione 36 del quartiere fieristico di BolognaFiere in occasione di Saie 08, il Salone internazionale dell’industrializzazione edilizia, che si terrà dal 15 al 18 ottobre. L’impianto fotovoltaico è costituito da 108 moduli fotovoltaici PvTd185mf5 di Mitsubishi Electric ognuno con una potenza pari a 19,44Wp, che coprono una superficie totale di 600 mq.Il tetto fotovoltaico è stato realizzato con i moduli di ultima generazione in silicio policristallino privi di piombo, che si caratterizzano per un’efficienza totale di 13,4% e una grande stabilità di temperatura, con una garanzia sui difetti di fabbricazione di 5 anni e sulla producibilità di 25 anni. L’impianto eviterà l’emissione di circa 16 tonnellate di CO2 all’anno «piccolo contributo si legge in una nota della società per rispettare e raggiungere gli obiettivi del Protocollo di Kyoto. Proprio la riduzione di CO2 è uno dei principali punti del programma di Corporate Social Responsibility promosso da Mitsubishi Electric. Questo programma prevede anche un impegno interno dell’azienda a ridurre le proprie emissioni di CO2 del 25% rispetto al livello del 1991, entro il 2011, e del 30% entro il 2021».

Lezioni di ecologia domestica per risparmiare

Da L'Opinione

L’ambiente va salvaguardato poiché è il bene più prezioso di cui disponiamo e che dobbiamo preservare per le future generazioni. Con piccoli gesti quotidiani possiamo contribuire a proteggere il mondo e risparmiare un po’ di denaro. Ricordiamoci di spegnere tutti gli interruttori degli elettrodomestici che abbiamo in casa; spegnendo anche la lucina rossa. Spegnendo la lampada alogena il trasformatore rimane tiepido? E’ corrente che se ne va. In un anno, la perdita economica di energia non utilizzata varia tra i 75 e i 150 euro per ogni casa; 20 miliardi di kWh vengono sprecati per tenerli spenti. Per questo è meglio spegnere sempre i dispositivi usando l’interruttore generale. Prima di acquistare apparecchi elettrici meglio scegliere dispositivi più parsimoniosi (con modalità di pre-accensione da 1 W), cercare l’etichetta Geea per il risparmio energetico (assegnata dal Group for Energy Efficient Appliances a livello europeo, riconosciuta anche in Italia). Prima di acquistare una lavatrice o un frigorifero bisogna ricordare che per legge devono essere esposte le classi di merito di ciascun apparecchio, sono facilmente riconoscibili e vanno dalla A++ alla E (scegliere sempre modelli in classe A o A+, a fronte di una spesa leggermente superiore otterrete un risparmio futuro sulla bolletta). La stessa cosa vale per le lampadine, controllate la classe energetica riportata sulla scatola ed evitate di tenere accese le luci nelle stanze dove non soggiornate. Per quanto riguarda i lavaggi, l’ammorbidente è “delicato” coi tessuti, ma “molto duro” con l’ambiente. L’ammorbidente, infatti, non si elimina nell’acqua ma attraverso le acque di scolo, danneggia la vita nei ruscelli e nei fiumi, e si deposita sulle branchie dei pesci. Non è nemmeno adatto all’uomo visto che in molti casi irrita la pelle, soprattutto quella dei bambini, e non sempre rende davvero morbidi i nostri panni. Esistono dei sostituti naturali, si trovano in tutti i supermercati e costano molto meno. Sostituire dunque l’ammorbidente sintetico con corrispondenti ecologici, quali aceto, allumina e acido citrico, il quale, con la sua azione anticalcare, contribuisce ad ammorbidire i capi e si possono risparmiare fino a 20 euro all’anno. Anche la pallina dosatrice, rimbalzando nel cestello insieme al bucato, impedisce che uno strato di calcare si depositi sulle fibre. Servirsi della natura per isolare gli edifici è un modo ecologico per difenderci dal calore. Allora si può proteggere la casa con piante rampicanti; le piante sono termoregolatrici, depurano l’aria. 40 metri quadrati di verde parietale forniscono gli stessi benefici ecologici di un albero con una chioma di 5 metri di diametro. Per un sensibile miglioramento del clima urbano basterebbe inverdire il 5% delle facciate degli edifici. Le piante filtrano fino al 70% delle polveri presenti nell’aria. Inoltre le piante rampicanti adatte al clima locale durano più a lungo di qualsiasi mano di intonaco e gli edifici risultano più protetti dalle escursioni termiche, le pareti non protette d’estate raggiungono spesso i 60°C e d’inverno i –10°C mentre quelle coperte con il verde non arrivano a sfiorare, rispettivamente, i 30°C e i –5%°C. Le nostre auto sono una fonte inesauribile di inquinamento, allora perché non prendere l’auto solo se non vi sono mezzi pubblici che possano sopperire al tragitto da compiere? Meglio scegliere una vettura a gpl o a metano, o ancora meglio un’auto elettrica. In estate mai esagerare con il con l’aria condizionata - una delle principali cause del surriscaldamento dell’atmosfera. Non abbassare la temperatura del climatizzatore più del necessario e revisionare l’impianto a intervalli regolari, per evitare che il fabbisogno energetico del condizionatore aumenti gradualmente. Il condizionatore può far aumentare fino al 20% dei consumi di benzina ed il gas refrigerante R 134a è un gas serra 1300 volte più nocivo della Co2. Per la carrozzeria meglio le tinte chiare che si surriscaldano meno di quelle scure e, per liberarsi dalla morsa di calore è sufficiente un tettuccio apribile (viaggiare con i finestrini aperti produce, invece, un effetto paracadute che rallenta la velocità dell’auto aumentando la resistenza all’aria e producendo un incremento del 5-10% del consumo di carburante). E a tavola, meglio evitare i piatti esotici e fuori stagione, preferire i cibi locali, di stagione, ancor meglio se biologici; ridurre il consumo di carne e preferire il pesce non in via d’estinzione. Pensate che da maggio a luglio costa meno di mezzo litro di petrolio portare in tavola un chilogrammo di asparagi, a gennaio invece costa 5 litri; che un chilogrammo d’uva richiede 4,3 litri di cherosene, necessari per percorrere ben 10mila chilometri in aereo dal Sudafrica, emettendo 11 chilogrammi di anidride carbonica; e che i pomodori prodotti in serra consumano 50 volte più energia dei pomodori di campo.

Un progetto di risparmio ed efficienza energetica è stato lanciato dall’Eni di Paolo Scaroni più di un anno fa con l’obiettivo di permettere un risparmio del 30% sull’attuale bolletta energetica di ogni famiglia

lunedì 29 settembre 2008

L'Energy Summit guarda al 2020

L' evoluzione del mercato, le politiche europee, le alleanze tra i grandi gruppi, la sfida delle fonti rinnovabili e l'opzione nucleare. Le tematiche energetiche fondamentali sono in primo piano all'Italian energy summit, che si apre oggi a Milano alla sede del Sole 24 Ore, in via Monte Rosa 91.L'appuntamento annuale del Sole 24 Ore in collaborazione con Ibc Global Conferences– giunto all'VIII edizione – vede anche quest'anno la presenza tra i relatori dei più autorevoli player del settore e dei rappresentanti delle associazioni più importanti.Ad aprire la conferenza inaugurale, questa mattina, saranno il ministro per lo Sviluppo economico, Claudio Scajola, e il vicepresidente di Confindustria per l'Energia e il mercato, Antonio Costato.La prima giornata del summit è focalizzata sulle dinamiche di mercato: il quadro europeo nella mattinata e la situazione italiana – tra integrazione e concorrenza – nel pomeriggio.Tra gli interventi in programma, quelli di Fulvio Conti (ad di Enel), Giuliano Zuccoli (presidente di A2A), Massimo Orlandi (Ad Sorgenia) e Alessandro Ortis (presidente dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas).La seconda giornata del summit si concentra su due temi distinti. Nel corso della mattinata, le interazioni tra finanza ed energia, dagli effetti dei prezzi sulla crescita economica alla dipendenza europea dal gas naturale, per finire con una tavola rotonda cui partecipano le principali utility attive sul mercato italiano.Nel pomeriggio, invece, sarà la volta della sfida del risparmio e dell'efficienza energetica. Temi del dibattito, la situazione italiana, le energie alternative, gli edifici intelligenti per ottimizzare i consumi e le strategie d'acquisto dei grandi consumatori industriali.Chiude la tre giorni sull'energia il workshop di mercoledì 1Úottobre, interamente dedicato alle fonti rinnovabili e alle politiche ambientali. Una riflessione a 360 gradi sulle strategie di Italia ed Europa in vista della scadenza cruciale del 2020.

Dal rinnovabile almeno un quarto dell'energia

Dal rinnovabile il 25% dell'apporto energetico. È questo l'intendimento del governo che si pone l'obiettivo di aumentare la produzione energetica fornita dalle nuove fonti rinnovabili (eolico, solare e biomasse) e dalla geotermia compensando in tal modo la riduzione dell'apporto dell'energia idroelettrica.

venerdì 26 settembre 2008

Mentre gli uomini continuano a inquinare, la natura fa il suo corso. In Antartide compare la terra. E nell'Artico si sciolgono gli strati profondi. Il disastro è dietro l'angolo: parola di un grande scienziato, sir David king. Dall'Espresso

Il conto alla rovescia verso l'apocalisse è già iniziato: la mette giù dura sir David King, che non è proprio un ecologista militante. Direttore della Smith School of Enterprise and the Environment dell'Università di Oxford, presidente della British Association for the Advancement of Science, ma soprattutto consigliere scientifico di Tony Blair dal 2000 al 2007, sir David è lo scienziato che ha convinto il governo britannico ad avviare politiche concrete a favore dei tagli alle emissioni. E oggi pubblica in Italia 'Una questione scottante', scritto insieme alla giornalista Gabrielle Walker per i tipi della Codice Edizioni per dire che stiamo sbagliando rotta mentre "le soluzioni tecnologiche e politiche per evitare il disastro ci sono". E per avvertirci: nessuno oggi sa dire cosa accadrà: dobbiamo abituarci all'imprevedibile. Gli abbiamo chiesto perché.Professor King, cosa accadrà?"Già dal prossimo secolo potremmo assistere a un radicale cambiamento della geografia del pianeta. C'è in gioco un'enorme quantità di ghiaccio che potrebbe sciogliersi e causare l'innalzamento del livello dei mari dell'ordine di 4-5 metri. Attualmente l'80 per cento della popolazione mondiale vive in prossimità delle coste. Moltissime città, come Londra, verrebbero travolte, con poche possibilità di contenere le inondazioni. Così in una manciata di decenni, mentre la popolazione aumenterà vertiginosamente, fino a toccare i nove miliardi di persone, la massa di terre emerse potrebbe diminuire. E questo porterebbe al secondo, terribile scenario: l'intensificarsi dei conflitti".Qual è lo scenario che preoccupa di più gli scienziati in questo momento?"Uno, tra molti scenari possibili, è particolarmente inquietante: il disgelo del permafrost, lo strato di suolo che resta ghiacciato d'estate e d'inverno e che agisce come un freezer, intrappolando il carbonio in forma di muschi, licheni, foglie e di qualunque altra cosa sia stata un tempo viva. Lungo i bordi di questo tessuto ghiacciato, che va dall'Alaska e dal Canada del nord fino alle parti più settentrionali d'Europa e della Siberia, il disgelo è già iniziato. Se il processo continuasse, potrebbe causare l'emissione nell'atmosfera dei gas serra immagazzinati. Anche solo una piccola fuoriuscita di gas dal terreno, potrebbe raddoppiare o triplicare in un colpo solo l'attuale livello di emissioni, e allora tutte le scommesse sul clima sarebbero chiuse. È una delle incognite che spaventa di più". Cosa impedisce di prevedere tutte le possibili conseguenze del riscaldamento globale?"I modelli matematici che i computer utilizzano per fare previsioni sono modelli lineari, cioè non possono tener conto di alcuni fenomeni complessi, come l'imprevedibilità delle temperature. La paleo-climatologia, la scienza che studia i cambiamenti climatici delle ere geologiche passate, ci insegna che le temperature in certi casi possono cambiare repentinamente, anche nel giro di un decennio. Circa 55 milioni di anni fa, un evento sconosciuto ha scatenato l'emissione di massicce quantità di carbonio, che hanno causato un riscaldamento di 8 gradi in pochissimi anni. Quindi, giocare con le emissioni potrebbe avere effetti sconosciuti. Oggi le incertezze sono molte: non sappiamo quando le foreste tropicali potrebbero iniziare a morire, quando i gas serra cominceranno a fuoruscire dai ghiacci che fondono, o se la corrente del Golfo potrebbe venire interrotta dalle masse di acqua gelida rilasciate dai ghiacciai, provocando così l'abbassamento delle temperature del nord Europa e un aumento nelle zone equatoriali". Quanto tempo abbiamo per riuscire a ridurre le emissioni?"I gas serra dovranno essere dimezzati entro il 2050. Attualmente però, il ritmo delle emissioni sta riprendendo ad aumentare in maniera allarmante. Se non facciamo nulla, entro la fine del secolo, le emissioni potrebbero essere il 250 per cento del livello odierno. Se poi decidessimo di bruciare tutti i combustibili fossili che ancora abbiamo, potremmo tornare ai livelli di 55 milioni di anni fa, quando l'Antartide era una foresta sub tropicale". Quali sono le conseguenze ormai inevitabili, indipendentemente da cosa faremo per limitare le emissioni?"Nel migliore dei casi, ci sarà comunque un aumento medio delle temperature tra i 2 e i 5 gradi nei prossimi decenni. Ciò significa che paesi come l'Italia dovranno aspettarsi un aumento di tre gradi almeno. E non sarà facile adattarsi alle nuove condizioni climatiche".Su quali tecnologie a bassa emissione conviene ora puntare?"Abbiamo bisogno di ogni strumento low-carbon attualmente disponibile, dalle energie rinnovabili al nucleare. Quest'ultima è una tecnologia già pronta e può drasticamente ridurre le emissioni. Se iniziamo a costruire le centrali adesso, a partire dal 2025 il nucleare potrà soddisfare dal 30 al 40 per cento della nostra domanda energetica, per 40 anni. Tra mezzo secolo la ricerca sulle energie rinnovabili, come il vento e il solare, avrà fatto passi da gigante e saremo in grado di abbandonare completamente anche il nucleare". In Italia, la ricetta energetica per il futuro proposta dal governo prevede per il 25 per cento l'utilizzo dell'energia nucleare, per il 25 energie rinnovabili e il 50 di combustibili fossili, in particolare il carbone. Come giudica questa proposta?"Il prezzo dell'anidride carbonica emessa nell'atmosfera è attualmente 28 euro a tonnellata, salirà in breve a 50. A giugno di quest'anno, il G8 ha stabilito che per la metà del secolo dovremmo aver ridotto le emissioni globali del 50 per cento. L'Italia dovrà mantenere l'impegno o sborsare una fortuna".

"L'energia responsabile" secondo Paolo Scaroni, amministratore delegato di Eni

Traditi da kyoto

Dall'Espresso: Studiosi e ambientalisti accusano l'accordo per abbattere i gas responsabili dell'effetto serra: i meccanismi adottati contro la CO2 non sono efficaci e rischiano di inquinare più di quanto puliscono l'atmosfera. Mentre i ghiacci si sciolgono a ritmi record e il clima è ormai del tutto imprevedibile .

Furbetti anche a Kyoto? Gruppi di scienziati, tecnici dell'Onu e grandi organizzazioni ambientaliste stanno pubblicando studi e dossier che, per la prima volta, mettono in dubbio l'efficacia del più importante meccanismo di lotta al riscaldamento globale, varato con un accordo internazionale siglato nel 1997 nella città giapponese ed entrato in vigore nel 2005. Per limitare il riscaldamento del pianeta e i suoi effetti catastrofici, il protocollo di Kyoto ha previsto, come rimedio principale, un sistema di riduzione contrattata dei gas serra su scala mondiale. L'accordo ha creato un mercato planetario del disinquinamento che è gestito da un'apposita struttura dell'Onu: le monete di scambio sono i Certificati di riduzione delle emissioni (in sigla Cer), che vengono comprati dagli Stati o direttamente dalle aziende che inquinano. A venderli sono quei paesi e quelle imprese che creano nuovi impianti energetici approvati dal Palazzo di vetro, che ne quantifica la capacità di abbattimento dei gas serra. Il meccanismo si basa su uno scambio: per poter continuare a produrre oltre un certo limite (un tetto di emissioni concordato a livello nazionale), un'industria inquinante deve acquistare dai produttori più ecologici tutti i Cer necessari a compensare questo suo impatto ambientale 'addizionale'. Il risultato è un trasferimento planetario di risorse che mira a innescare un circolo virtuoso. Le vendite dei certificati servono a finanziare nuovi impianti meno inquinanti (e più costosi) soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Mentre l'obbligo di acquistare i Cer diventa una specie di tassa sull'inquinamento, che dovrebbe incentivare i grandi produttori di gas serra, cioè gli Stati più industrializzati, ad avvelenare meno per pagare meno. Il problema è che le prime analisi indipendenti sull'effettivo funzionamento di questo mercato portano a conclusioni allarmanti. Secondo una ricerca dell'Università di Stanford, pubblicata nel marzo 2008, "circa due terzi dei progetti finanziati non sono supportati da reali riduzioni dell'inquinamento".

giovedì 25 settembre 2008

Gli orsi "naufraghi" sono una bufala

Dal Giornale

Il Wwf sosteneva che questi orsi sarebbero annegati, ma poi ha dovuto fare dietrofront. Un sito scopre tutte le bugie sui 9 mammiferi "vittime del riscaldamento globale"
Il 21 agosto scorso la foto di un orso polare che annaspava in mare finisce sulle prime pagine dei quotidiani di mezzo mondo, Italia compresa. L’istantanea «ripresa da un elicottero di ricercatori scientifici», sembrava avere tutte le carte in regola per diventare la nuova immagine-icona dei catastrofisti ambientali in servizio attivo permanente. Roba da scalzare perfino l’immagine dell’uccello ricoperto di petrolio durante la Guerra del golfo (poi si scoprì che il pennuto era stato «annerito» apposta per rafforzare il concetto di devastazione naturalistica. Ma questa è un’altra storia).
Guardate - sembrava urlare l’orso alla deriva - per colpa di voi uomini, rei del riscaldamento globale, il ghiaccio mi si sta sciogliendo sotto i piedi (anzi, sotto le zampe) e per me ormai non c’è più scampo.
«È questione di ore, e l’orso morirà», sentenziava un po’ frettolosamente il Wwf; e con lui sarebbero dovuti perire anche gli altri otto mammiferi dal pelo bianco che si trovavano nelle sue stesse condizioni: tutte vittime designate dall’estinzione del loro habitat naturale, drammaticamente liquefatto dagli eccessi della civiltà industriale. Stranamente, però, trascorrono le settimane e dei nove orsi non si sa più nulla. Neanche lo straccio di un filmato o di un’istantanea che documenti la loro triste fine. Nessuno si occupa più di loro. Spariti da giornali e televisioni. Oggi sappiamo perché. Quegli orsi, probabilmente, sono vivi e vegeti su chissà quale iceberg nel mare di Chutki in Alaska. A ricostruire dettagliatamente la vicenda è stato il sito Svipop (Sviluppo e Popolazione) attraverso una newsletter dal titolo eloquente: «La mega-bufala degli orsi polari: ecco le prove». Data di inizio del caso: lo scorso 21 agosto. La sezione Usa del Wwf segnala che 9 orsi sono stati avvistati in Alaska, a nuoto nel Mare di Chutki. «È la notizia che dà il via alla grande truffa mediatica dell’estate - denuncia su Svipop l’ingegner Maurizio Morabito -. Giornali inglesi e italiani ingigantiscono la storia con particolari totalmente inventati e ipotesi romanzate».

A tutto campo contro la CO2

Per lo scienziato inglese David King le emissioni sono un pericolo da combattere subito, dice il Corriere della Sera

«T agliare le nostre emissioni di CO 2 non significa affatto limitare la nostra crescita economica.A patto che si agisca in fretta». Parola di David King, 69 anni, ex consigliere scientifico capo del Governo di Tony Blair e direttore della Smith school of enterprise and the enviroment presso l'Università di Oxford. L'affermazione può far saltare più di uno sulla sedia, visto che durante il suo incarico governativo, nel 2004, King aveva infranto ogni regola del politically correct affermando che il cambiamento climatico indotto dalle emissioni di CO2 rappresenta un pericolo più grave e impellente di qualsiasi minaccia terroristica.La sua visione non si è affatto ammorbidita e la sua parola d'ordine resta "de-carbonize", tagliare le emissioni, in fretta e senza abbattere la produzione. Lo spiega nella sua ultima fatica in uscita il prossimo 4 ottobre: «Una questione scottante. Cosa possiamo fare contro il riscaldamento globale» (Codice, 25 euro) scritto a quattro mani con Gabrielle Walker, giornalista del «New Scientist». Tagliare le emissioni è urgente – sono aumentate del 70% negli ultimi 30 anni toccando nel 2004 oltre 49 miliardi di tonnellate a livello globale – ma abbassare la concentrazione di CO 2 a quelle 450 ppm previste dagli scenari dell'Ipcc non va visto come un sacrificio.«È tutta una questione di tempi – osserva King – perché nel settore energetico si sceglie su quali tecnologie investire con cicli di 30- 40 anni, necessari per l'ammortamento degli impianti». Per questa ragione nel 2003 King uscì allo scoperto dichiarando il suo sostegno a un rilancio dell'energia nucleare in Gran Bretagna. La sua visione vede il nucleare come soluzione immediata, in grado di tagliare immediatamente le emissioni e fornire Kw in abbondanza, permettendo di preparare la prossima generazione di fotovoltaico e rinnovabili ad alta efficienza.Per King il nucleare è la prima mossa da fare sulla scacchiera energetica perché è l'unica tecnologia matura e pronta all'uso che può aumentare rapidamente i MegaWatt disponibili nella rete elettrica, tagliando allo stesso tempo le emissioni di CO 2 . Un'altra opportunità, per chi non vuole investire nel nucleare, è sostituire le centrali a carbone, il peggiore tra i combustibili fossili, con quelle a gas naturale, la più virtuosa tra le fonti a base di carbonio. «È un'opportunità da cogliere ora – afferma – perché le altre fonti energetiche, in particolare il solare, sono estremamente interessanti, ma il fotovoltaico che vediamo oggi è ancora in una fase sperimentale ed economicamente non competitiva se non disponesse di incentivi».L'idroelettrico è attualmente la più grande di tutte le fonti rinnovabili di cui rappresenta il 90% e assicura il 5% del fabbisogno energetico globale, ma la sua espansione ha un grandissimo impatto ambientale. Inoltre, i bacini d'acqua poco profonda che spesso si vengono a creare si teme diventino una fonte di metano, il cui effetto serra è ancora maggiore della CO 2 . Per quanto riguarda l'eolico i tassi di crescita degli impianti sono in piena impennata con aumenti fino al 40% l'anno negli Usa e in Europa dal 2005. Uno studio ha previsto che entro il 2030 il vento potrebbe generare oltre 126mila TeraWatt-ora di energia, circa tre volte il fabbisogno globale. «Ma è essenziale che si sviluppino impianti compatibili con il paesaggio e poco rumorosi».Ragionare sull'energia significa pensare a tempi lunghi e il mix che lo scienziato britannico si immagina nel prossimo decennio è molto diverso da quello che abbiamo oggi. «I Paesi più lungimiranti – dice King – stanno già incentivando la riconversione degli edifici verso architetture energeticamente più efficienti», osserva. Un esempio è l'auditing energetico applicato a Londra che permette di incorporare nel valore dell'immobile anche il suo consumo energetico nell'arco dell'anno. «Questi provvedimenti mirano anche a scoraggiare edifici completamente in vetro, belli da vedere ma energeticamente assurdi perché con alti costidi condizionamento d'estate e di riscaldamento d'inverno». Nell'arco dei prossimi 15 anni lo scienziato prevede però che capiremo come catturare una parte consistente di quell'energia solare che in un'ora scarica sulla Terra migliaia di volte il nostro consumo annuo. «Il fotovoltaico di prossima generazione sarà un mix di silicio, ceramica e nanotecnologie praticamente ubiquitario in tutti gli edifici, che a quel punto, utilizzando anche l'energia geotermica, diventeranno praticamente autosufficienti se non produttori di energia».Nel 2050 potrebbero entrare in produzione anche reattori a fusione derivati dall'impianto sperimentale in preparazione nel sito di Cadarache, in Francia. La rete elettrica sarà invece la principale fonte di approvvigionamento dei trasporti, dalle auto ai treni.Non mancano però i punti critici nello scenario ipotizzato da King. L'energia e l'ambiente sono al centro dei dibattiti, ma negli Usa la spesa in ricerca nel campo della produzione energetica è di appena lo 0,5% del fatturato del settore, contro il 3,3% dell'industria automobilistica, il 15% della farmaceutica e l'8,5% dell'elettronica. Per questo l'Iea, l'Agenzia internazionale per l'energia, prevede che da oggi al 2030 dovranno essere investiti almeno 20 milioni di miliardi di dollari per far fronte alla fame globale di MegaWatt.

mercoledì 24 settembre 2008

Campania, il rifiuto della raccolta differenziata

Articolo tratto dal quotidiano Il Manifesto


Che cosa c'è ancora da fare in Campania, dopo che Berlusconi e Tremonti hanno annunciato di aver risolto il problema dei rifiuti? Tutto. Tutto quello che è necessario per passare da una gestione straordinaria che in 14 anni è stata la principale fonte del disastro a una gestione ordinaria che restituisca al governo del territorio - comuni, province e regione - le competenze previste dal nostro ordinamento e rispetti i principi della normativa europea e italiana: primo ridurre la produzione di rifiuti; poi recuperare materia; quindi estrarre energia solo se non si può recuperare materia; discarica solo per ciò che non si può recuperare. Per ridurre la produzione di rifiuti bisogna promuovere, con appositi accordi. il vuoto a rendere (sia riciclabile che pluriuso) e la vendita alla spina di prodotti in grani, in polvere e liquidi; scoraggiare gli articoli usa e getta (pannolini, stoviglie e gadget ) incentivando gli equivalenti lavabili e/o durevoli; promuovere l'acqua del rubinetto e scoraggiare quella minerale dove gli acquedotti sono sani; valorizzare i rifiuti elettrici e elettronici (in sigla, Raee), accelerando l'attuazione dell'accordo che ne prevede ritiro e riciclo; sostenere il commercio dell'usato offrendo ai «mercatini» spazi adeguati a fianco degli ecocentri dove intercettare quello che a cittadini e aziende non serve più; sostenere il compostaggio domestico e quello in fattoria: cioè lo scambio diretto di sostanza organica con alimenti biologici tra ristoratori o negozi alimentari e agricoltori. Per recuperare materia e riciclarla bisogna fare la raccolta differenziata (Rd) tra le famiglie e tra le aziende: sia quelle commerciali che manifatturiere, edili e agricole. Con le aziende è più facile, perché producono sempre gli stessi rifiuti, in grandi lotti: c'è solo bisogno di fornire assistenza tecnica per tenerli separati e indirizzarli verso imprese in grado di recuperarli. Per sviluppare la Rd tra famiglie e negozi bisogna riorganizzare alle radici consorzi e aziende pubbliche e private che oggi se ne occupano quasi tutte in modo inadeguato. Per riciclare imballaggi e frazione organica ci vogliono impianti di selezione e di compostaggio e mercati di sbocco per materiali riciclati e compost . Ai primi provvede il Consorzio nazionale imballaggi: è la sua mission istituzionale che il prezzo del petrolio agevola, perché sarà sempre più comveniente riciclare materiali che fabbricarne di nuovi. Al compostaggio cercano di provvedere i nuovi impianti in corso di finanziamento da parte della regione e le associazioni dei coltivatori, affamati di compost per ridurre la desertificazione dei suoli. Il rifiuto che continuerà a sfuggire alla Rd deve venir trattato in impianti meccanico-biologici (Tmb o Cdr). Sono gli impianti che Fibe-Impregilo, prima, e i commissari, poi, hanno mandato in malora, facendoli lavorare oltre le loro potenzialità o eliminando la manutenzione. Fibe per produrre quante più «ecoballe» possibile, invece che vero Cdr, contando di lucrare gli incentivi Cip6 con i quali più rifiuti si bruciano e più si guadagna; i commissari pensando di «far sparire» la monnezza impacchettandola. Questi impianti vanno riparati e riattivati; dovranno separare la frazione organica da quella secca e entrambe dallo scarto destinato a discarica. La frazione organica, una volta stabilizzata, è un prodotto indispensabile per le bonifiche dei suoli; quella combustibile, invece di essere accumulata in attesa di inceneritori che non arrivano mai può essere ceduta per alimentare cementifici, fornaci, altoforni, centrali elettriche a carbone o impianti di gassificazione. Con i prezzi attuali dei combustibili, il CDR è ambito e conteso; ma diventa conveniente anche estrarre e riciclare molto del materiale ancora presente in questo flusso: cosa realizzabile con alcune modifiche degli stessi impianti. Le ecoballe già accumulate non potranno mai essere bruciati in quegli inceneritori; se non si vuole lasciarle lì per sempre, andranno affidate alle sole imprese in grado di valorizzarle: quelle che operano sui cicli di combustione del carbone o del gas. Poi c'è da bonificare i suoli inquinati e prevenire nuovi sversamenti abusivi di rifiuti tossici.

Ecoaeroporti?

Notizia tratta dal quotidiano Il manifesto

La prima notizia è che l'Ecuador costruirà alle isole Galápagos «il primo aeroporto ecologico al mondo», con 20,4 milioni di dollari. La costruzione sarà con materiali ecologici. Si ricorrerà all'energia elettrica e solare. I locali saranno raffrescati dal vento anziché dall'energivora aria condizionata. Eccetera. Le Galápagos sono patrimonio naturale dell'umanità dal 1978 (per l'Unesco) e nel 2007 sono state dichiarate a rischio a causa dell'invasione di specie non autoctone e del turismo: aviotrasportato, s'intende. Transitano per i due aeroporti delle isole, che emergono a 1.000 chilometri dalla costa ecuadoriana, 140mila turisti all'anno. Nemmeno la conversione ecologista di tutti gli aeroporti del mondo, però, farà diventare sostenibile (e silenziosa e non cementificante) l'attività del volo umano. Questa falsa democrazia del movimento - falsa: solo un ventesimo dei terrestri vola ha pesanti impatti sul clima, sull'inquinamento atmosferico, sulla cementificazione del territorio. «Terra terra» ha sottolineato più volte che il settore dell'aviazione civile è di gran lunga sovradimensionato rispetto a quello che permetterebbe un futuro sostenibile, equo e (dunque) con meno combustibili fossili. Una riconversione anche occupazionale dell'aviazione si impone; a cominciare dai low cost che hanno fatto volare la domanda di volare. Ed ecco l'altra notizia. Aviation Environment Federation, coalizione inglese di associazioni e movimenti, membro del coordinamento europeo Transport and Environment (T&E), ha rivelato il contenuto di uno studio dal titolo 'Trends in Global Noise and Emissions from Commercial Aviation 2000-2025' (Evoluzioni nell'inquinamento globale e nelle emissioni da parte dell'aviazione commerciale) preparato da quattro centri di ricerca finanziati da governi, e fra questi Eurocontrol e il Dipartimento statunitense di trasporti. In questa ufficialità sta uno degli aspetti importanti della ricerca, nella quale trovano conferma i tanti allerta lanciati da studi considerati di parte ecologista. Un altro aspetto interessante dello studio è che... non è mai stato pubblicato. Forse perché prevede che di questo passo le emissioni di anidride carbonica nei voli civili cresceranno dal loro attuale livello di 670 milioni di tonnellate a 1,48 miliardi di tonnellate nel 2025 e che se si arriverà a tanto, si rientrerà nel peggiore fra gli scenari di emissione indicati dall'Intergovernmental Panel on Climate Change. Il rapporto guarda poi oltre la CO2 per indicare altri aspetti dell'impatto climatico (in particolare gli ossidi di azoto in alta quota). Come contrastare questo scenario? L'Icao (Organizzazione internazionale per l'aviazione civile) è inerte. Il Parlamento Europeo a luglio ha deliberato di includere finalmente il settore aereo nello schema dello scambio di emissioni (Emission Trading Scheme); insomma di obbligare finalmente a calcolare e «prezzare» le emissioni di questo settore economico. Ma secondo gli attivisti di T&E la novità non ridurrà quasi per nulla l'impatto climatico dell'aviazione. I permessi di emettere CO2 saranno acquistati presso gli altri settori economici e a poco prezzo. E anche se saranno introdotti modelli più efficienti (lasciando da parte le fantasie degli aerei solari o a idrogeno), la fanatica crescita nel numero di voli annullerà ogni risparmio di emissioni. Un ostacolo obtorto collo per il settore è ora il prezzo del petrolio. Ma ridurrebbero la crescita dei voli soprattutto la tassazione sul kerosene avio (ora non esiste) e limiti vincolanti alle emissioni.

martedì 23 settembre 2008

Così Genova diventa capitale dell´eco-sostenibile

Venerdì, sabato e domenica al Porto Antico una grande "fiera" per capire che il futuro è, davvero, nelle nostri mani. Stand, incontri, progetti, eventi per capire come modificare le proprie abitudini di vita. Guarda i 24 consigli dell'Eni di Paolo Scaroni per risparmiare, mediamente, il 30% della bolletta energetica.

'Jump for life', salti per lo sviluppo sostenibile

Nelle principali piazze italiane, nei fine settimana fino alla fine di ottobre, si salta contro la poverta'. Prende il via il 26 settembre a Napoli "Jump for life", uno dei progetti della campagna della Ong Coopi "L'ambiente giusto fa sviluppo". A turno nelle piazze di Napoli, Roma, Torino e Milano verranno allestiti tre tappeti elastici su cui chi vorra', dopo una donazione di 5 euro, avra' a disposizione 5 minuti per saltare, mentre un contatore unico collegato ai tappetti contera' i salti contro la poverta'.

lunedì 22 settembre 2008

Ventotene a scuola di fotovoltaico

Energia e ambiente da Finanza e Mercati

Da lunedì a venerdì l'isola di Ventotene ospiterà i più importanti esperti internazionali in materia di energia solare in occasione della seconda edizione di Isophos, la Scuola internazionale sul fotovoltaico. Si tratta di un vero e proprio percorso formativo di 4 giorni, organizzato
dall'Università Tor Vergata di Roma e dal Chose, il Polo solare organico del Lazio, centro di eccellenza finanziato dalla Regione Lazio e nato nel dicembre 2006 per lo sviluppo della ricerca e dell'industrializzazione delle tecnologie organiche e ibride applicate alle celle fotovoltaiche. Con l'istituzione di una Summer school e di un Master internazionale (Mif - Master in ingegneria del fotovoltaico, già partito nel febbraio di quest'anno) l'obiettivo del centro è quello di creare una cultura tecnologica diffusa sul fotovoltaico e preparare «capitale umano». Dopo il successo della passata edizione, cui hanno partecipato studenti provenienti da Singapore, Australia, Danimarca, Germania, Belgio, Olanda, Svizzera e Italia, la Summer school propone anche quest'anno un momento di confronto e discussione sulle nuove frontiere del fotovoltaico organico, nonché di scambio di esperienze tra i partecipanti e tra le diverse aree di ricerca interessate (chimica, fisica ingegneria). La scuola è aperta a un massimo di 40 studenti tra dottorandi, ricercatori e membri di facoltà, ricercatori ed ingegneri del settore pubblico e privato; offrirà una panoramica sullo stato attuale della ricerca, sulle possibili applicazioni del solare organico nel mondo dell'industria e sull'integrazione nell'architettura moderna.

Vontobel a tutto campo sui megatrend del futuro

Dalla società svizzera al via una pattuglia di fondi dedicati ai temi della «sostenibilità ambientale» Come energia rinnovabile, agri-chimica e foreste. Articolo di Borsa e Finanza

Ci vuole coraggio per proporre nuovi prodotti di investimento in un frangente difficile come quello attuale. Ma chi, come Vontobel, punta a catturare i trend di lungo periodo, ritiene che sia proprio questo il momento per testare nuove strategie. Non è un caso, dunque, che la società di asset management elvetica, che rivendica un’esposizione sostanzialmente pari a zero nei confronti di Lehman Brothers e Aig, abbia iniziato a pianificare a inizio 2008 la costruzione di tre nuovi fondi che verranno lanciati sul mercato italiano il prossimo novembre.
L’arrivo di Zeno Staub al vertice della struttura di asset management è datato fine 2007. Poco dopo è stato deciso di focalizzare il team di gestione di Zurigo, una delle due fabbriche-prodotto di Vontobel assieme a New York, sul filone dei grandi «cambiamenti globali». Così, sin da inizio 2008, i gestori hanno iniziato a costruire nuovi fondi destinati a catturare i cosiddetti megatrend. Con una premessa fondamentale: agire con una logica di lungo termine. «Quattro miliardi di persone diventeranno nei prossimi anni classe media. Per sostenere questo cambiamento epocale - spiega Sabine Doebeli, gestore del fondo Global Responsibility, che debutterà in Italia il 3 novembre e sarà inizialmente destinato agli istituzionali - le aziende dovranno agire all’insegna dello sviluppo sostenibile

sabato 20 settembre 2008

Dal rinnovabile almeno un quarto dell'energia

Dal rinnovabile il 25% dell'apporto energetico. È questo l'intendimento del governo che si pone l'obiettivo di aumentare la produzione energetica fornita dalle nuove fonti rinnovabili (eolico, solare e biomasse) e dalla geotermia compensando in tal modo la riduzione dell'apporto dell'energia idroelettrica. A fare il punto sul bisogno energetico italiano è stato Ugo Martinat, sottosegretario al ministero dello sviluppo economico, ieri alla fiera del Levante di Bari

Villaggio a impatto zero: la rivoluzione ecologica

Dal Giorno

TUTELA per l'ambiente e rispetto delle tradizioni: sono questi i due elementi alla base del progetto «Fontanile Visconti», a Cusago, il primo complesso residenziale concepito per dimostrare al mercato immobiliare come sia possibile fondere, in un unico connubio, la realizzazione di abitazioni a consumo zero che per la loro tipologia, ben si inseriscano nel contesto urbano. Composto da 90 appartamenti, completamente autosufficienti dal punto di vista energentico, il nuovo Fontanile Visconti rappresenta una piccola rivoluzione nel mondo dell'edilizia riuscendo a integrare perfettamente gli aspetti edilizi e impiantistici con quelli ambientali e paesaggistici. UN PERCORSO progettuale arricchito dall’integrazione dei diversi contributi fin dalle prime fasi della progettazione che ha focalizzato l'attenzione su tutti gli aspetti: dal verde, all’efficienza energetica degli edifici, agli aspetti formali e di comfort microclimatico. «Obiettivo del progetto è quello di realizzare delle residenze con le più moderne tecnologie nel rispetto del contesto ambientale e architettonico che caratterizza l’agglomerato più antico di Cusago. - ha dichiarato Fabio Rappo, imprenditore - Il complesso residenziale che ci accingiamo a costruire sarà utilizzato per molte generazioni in futuro, inciderà sul territorio e sull’ambiente e condizionerà la vita di molte persone oltre alla nostra stessa esistenza; è dunque un fatto di enorme responsabilità. Pertanto ogni scelta è stata fatta tenendo presente il lunghissimo ciclo di vita delle abitazioni. Stiamo compiendo uno sforzo specifico per proporre una tipologia di macchina-abitazione economicamente vantaggiosa in quanto durevole, facile da gestire, poco onerosa da riscaldare e raffreddare, confortevole e ben inserita nel contesto circostante». Insomma, un insediamento di «Classe A+» realizzato con strategie abbastanza semplici e che fanno riferimento al concetto di Efficienza energetica globale (involucro-impianti-fonti rinnovabili), ma la combinazione e l’integrazione dei sistemi è stata un’operazione tecnico-impiantistica complessa. VICINO ai nuovi sistemi di energia alternativa, come l'impianto fotovoltaico per la produzione di energia elettrica o l'impianto solare termico per la produzione di acqua calda, sono stati affiancati da un controllo dei materiali utilizzati per l'esterno, pensati per garantire il rispetto del microclima. Le superfici a prato, hanno la funzione di assorbire l’irraggiamento estivo attenuando la temperatura esterna in adiacenza degli appartamenti. Le alberature ad alto fusto a foglia caduca, invece, permettono la penetrazione della radiazione solare invernale e la intercettano d’estate favorendo l’ombreggiamento. Il grande specchio d'acqua viene sfruttato come bacino di compensazione e per l’apporto idrico. Il verde è stato pensato anche in verticale, con piante rampicanti su alcune pareti dell’involucro esterno.

giovedì 18 settembre 2008

Legambiente, c'è ritardo sulle energie rinnovabili

"Negli ultimi due anni c'e' stata una inversione di tendenza nel Paese in termini sia di riduzione dei consumi di petrolio, a vantaggio del gas e del carbone, sia complessivamente di riduzione delle emissioni di CO2 perche' comunque sono aumentati gli interventi nelle energie rinnovabili, eolico in particolare". E' lo scenario delineato dal presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza che stamani ha partecipato al convegno sull'energia rinnovabile promosso nell'ambito della Fiera del Levante, dice l'Agi. "E' vero che in Italia c'e' ancora un enorme gap rispetto al resto d'Europa - ha proseguito - rispetto ai 35 metriquadri di fotovoltaico in Europa, in Italia siamo ancora 9 metriquadri per abitante, evidentemente le preoccupazioni su incidenze negative su paesaggi sono un po' premature. Quello che non si sta facendo - ha detto ancor Cogliati Dezza - sono gli interventi complementari alle energie rinnovabili, anche perche' nessuno puo' pensare che queste da sole siano in grado di risolvere il problema della CO2. Penso che il settore dei trasporti che da solo contribuisce per piu' del 30% alle emissioni di CO2 il che significa mobilita' urbana, etc. sui cui le Regioni molto possono fare, anche se ovviamente c'e' bisogno di un intervento dello Stato".

Effetto serra: la Norvegia portegge l'amazzonia

Articolo tratto dal quotidiano Liberazione

La Norvegia, il primo Paese al mondo per aiuti allo sviluppo in percentuale del Pil, ha deciso che spenderà un miliardo di dollari per aiutare il Brasile a mantenere e proteggere la foresta amazzonica.Il Brasile ha costituito un fondo speciale internazionale e spera di raccogliere 21 miliardi di dollari pur sapendo, lo ha dichiarato Lula, che la difesa dell'Amazzonia è una responsabilità soprattutto brasiliana. Secondo il premier norvegese quello fatto dal suo governo è un investimento: non solo la foresta è un produttore fondamentale di ossigeno, ma il Brasile è uno dei più grandi produttori di CO2 proprio a causa della deforestazione. Secondo Jens Stoltenberg «Combattere la deforestazine è lo strumento più semplice per combattere l'effetto serra». Il metodo più frequente di eliminazione degli alberi sono infatti gli incendi.I soldi norvegesi verranno spesi in sette anni e serviranno a programmi di conservazione degli alberi e di sviluppo sostenibile per le popolazioni che vivono grazie all'economia della deforestazione.La foresta amazzonica è la più vasta estensione di foresta tropicale senza interruzioni, occupa territori di nove Paesi diversi ed è grande più di sei milioni e mezzo di chilometri quadrati.Lula ha ringraziato la Norvegia: «Il giorno che tutti i Paesi più sviluppati acquisteranno la consapevolezza della Norvegia, faremo grandi passi per risolvere il problema del riscaldamento». Giappone, Svezia, Germania, Svizzera e Corea del Sud hanno promesso di investire per proteggere la foresta amazzonica.

L'energia responsabile secondo Paolo Scaroni, amministratore delegato dell'Eni

A Bari il primo polo dell'energia pulita del Sud

Da Repubblica

Il primo distretto di energia alternativa del Sud nascerà nel quartiere San Paolo. La scommessa - perché di questo si tratta - è il frutto della collaborazione fra Amgas spa, Comune e Politecnico di Bari. Il Power park San Paolo - questo il nome del polo energetico - punterà su sistemi innovativi per la produzione di energia termica ed elettrica, coniugando risparmio e salvaguardia dell´ambiente. Il progetto, per la cui realizzazione saranno presto individuati i partner privati, potrà prendere corpo in meno di due anni. «L´investimento - spiega Antonio Madaro, presidente di Amgas spa, presentando in Fiera l´iniziativa - avrà forti ricadute di natura sociale. Un´operazione di questo tipo ha dato risultati lunsighieri nel Bronx, a New York. La presenza di un distretto energetico ha consentito l´insediamento di attività terziarie. Quindi, alla diminuzione delle tariffe per i cittadini è possibile associare la riqualificazione urbana».

Arte e sostenibilità ambientale

Un intero week end per discutere di armonia fra gli elementi e di equilibrio fra acqua, vento e ambiente. Comincia domani mattina al Politecnico di Torino, informa la Stampa, il primo congresso internazionale di Feng Shui scientifico e sostenibilità ambientale, che vedrà riuniti fino a domenica maestri dell´antica disciplina cinese provenienti da tutto il mondo: praticanti, studenti e interessati a questa forma d´arte ma anche architetti, designer ed urbanisti di formazione occidentale, con un occhio particolarmente attento alla sostenibilità ambientale. Il Feng Shui è un´arte millenaria tuttora radicata nella Cina Popolare e ad Hong Kong, che studia la relazione fra l´uomo e l´ambiente, cercando di trovare l´armonia all´interno di questo rapporto. «È vero che il Feng Shui sta tornando di moda e che l´Occidente lo sta riscoprendo- racconta Carlo Amedeo Reyneri, presidente e ideatore del congresso - ma quello che in questi giorni ci proponiamo, è di trovare i fondamenti comuni ed i legami del Feng Shui in tutte le culture del mondo, basti pensare alla Geomanzia di Marco Vitruvio Pollone, architetto romano del primo secolo e alla moderna sostenibilità ambientale».E´ per questa finalità che Reyneri, architetto torinese e professore al Politecnico, ha radunato esperti cinesi, britannici, indiani, tedeschi, statunitensi, canadesi ed italiani che in tre sessioni, da venerdì mattina a domenica , racconteranno oltre che di storia ed arte Feng Shui, di progettazione per il futuro, di Vastu ovvero l´arte indiana dell´abitare, di bioarchitettura specialmente per Torino, capitale del design 2008.

mercoledì 17 settembre 2008

Land Rover Italia, l'auto che ottiene la certificazione sulla gestione ambientale

Sulla base delle direttive della casa madre, attiva nello sviluppo sostenibile dei suoi prodotti, Land Rover Italia ha conseguito la certificazione CSQ-ECO, sistema di gestione integrata (Qualità&Ambiente), reso conforme alla ISO 9001:00 e 14001:04. Gli obiettivi che si pone la filiale italiana della marca inglese, nell'ambito del programma di certificazione, sono: migliorare gli standard operativi e di sistema aziendale in un'ottica ambientale, mantenere adeguata la formazione del personale sulle tematiche ambientali e partecipazione del personale alle problematiche ambientali, razionalizzare i consumi di energia elettrica, acqua, gasolio, al fine di promuovere una politica di risparmio energetico.

Il Papa contro i ''nuovi idoli'' del guadagno e del successo

Nell'omelia alla Messa nel santuario di Bonaria a Cagliari, Benedetto XVI ha detto: «La politica necessita di una nuova generazione di laici cristiani impegnati, capaci di cercare con competenza e rigore morale soluzioni di sviluppo sostenibile».

martedì 16 settembre 2008

Co2, -16% a Londra con la tassa sul Centro

A Londra nel 2007 ogni giorno oltre il 20% di vetture in meno (70 mila) accedono alla zona di tassazione del traffico della citta' (Congestion Charge); le emissioni di CO2 sono scese del 16%. Nell'anno finanziario 2007/08 sono stati raccolti oltre 137 milioni di sterline, quasi interamente utilizzare per migliorare il trasporto pubblico, mentre l'uso degli autobus cresce del 32% e l'utilizzo della bicicletta aumenta del 43%. Questi i dati illustrati questa mattina presso la residenza romana dell'Ambasciatore britannico Edward Chaplin, nel corso della tavola rotonda "Ruote pulite in citta'", un nuovo evento dedicato alla sostenibilita' ambientale, che ha visto la partecipazione di rappresentanti delle maggiori realta' urbane italiane (Roma, Milano, Bologna e la regione Campania) e di Londra, e del Rappresentante Speciale del Primo Ministro britannico per il G8 e i cambiamenti climatici e Presidente di GLOBE International On. Elliot Morley.

Mantova scommette sull'acqua per rilanciare l'economia

Sviluppo sostenibile, un interessante articolo del Sole 24 Ore

Al sindaco di Mantova vengono ancora gli occhi lucidi quando pensa all'acclamazione.Il primo cittadino di Sabbioneta assapora solo ora la vittoria, a lungo attesa. Nelle due città Patrimonio mondiale dell'Umanità, a circa due mesi dall'assemblea del comitato Unesco (il 7 luglio), si stanno già scaldando i motori per sfruttare i vantaggi del riconoscimento. Senza sbilanciarsi in previsioni sulle ricadute economiche, il sindaco di Mantova, Fiorenza Brioni e l'omologo di Sabbioneta, Antonio Beccari, hanno le idee chiare su quanto ci sarà da fare. Consapevoli che le prime mosse dovranno riguardare la ricerca di strumenti, anche finanziari, per proseguire nella tutela dei monumenti. Allo scopo è stato creato un ufficio Unesco " transcomunale", che avrà tra gli obiettivi l'armonizzazione di ogni processo.Il successo ottenuto non sfocerà in vantaggi economici immediati e automatici: non ci sarà nessuna pioggia di finanziamenti sulle due città. E la legislazione italiana, per ora, contempla solo uno strumento ad hoc per i siti patrimonio dell'umanità, la legge 77 del 2006, che prevede "misure speciali di tutela e fruizione" dei siti italiani Unesco.Il marchio, tuttavia, dovrebbe giovare all'intero territorio, almeno così ci si augura. Brioni, nelle proprie riflessioni, non si ferma al turismo. «La cultura può imprimere carattere all'economia del territorio – spiega il primo cittadino –. Questo è il luogo in cui ieri si è espresso il genio: facciamo in modo che oggi, qui, si sviluppi un modo di fare impresa basato sull'innovazione, sulla conoscenza, sul rispetto ambientale». E alle considerazioni si aggiungono gli esempi pratici. Con un accenno all'area portuale di Valdaro, dove il Comune sta cercando di attrarre investimenti sulle energie rinnovabili, e con un'analisi della situazione critica del polo chimico: «Il futuro non può essere il petrolchimico, dobbiamo creare prospettive diverse. Recuperiamo l'acqua, un'opera d'arte da restaurare, e l'economia intera cambierà radicalmente». Sguardo a 360 gradi anche per Beccari, che vede nel marchio Unesco un volano per tutte le attività economiche, dalle produzioni tipiche a quelle industriali. Non solo turismo, quindi, anche per la "città ideale", che ha tra i primi obiettivi quello di farsi ancora più bella. «Nel 2006 avevamo già firmato con Governo, Politecnico, Regione e Provincia –spiega –un accordo di programma per intervenire sulla città murata e sui principali monumenti, ma l'intesa non era coperta da grandi finanziamenti. I fondi hanno consentito solo di giungere alla progettazione di parte dei lavori. Speriamo che ora siano rimpinguati gli stanziamenti». All'insegna del pragmatismo l'analisi di Davide Cornacchia, presidente della commissione turismo della Camera di commercio: «Il riconoscimento Unesco è un marchio di qualità che ha un particolare appeal, soprattutto su certi operatori turistici stranieri. Ne potranno beneficiare anche la produzione agricola e artigianale».

La stazione multienergy a Mantova dell'Eni, la compagnia guidata da Paolo Scaroni

lunedì 15 settembre 2008

Sulle energie alternative l'Italia è in forte ritardo

L'amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, intervenuto al meeting di Perugia di Confesercenti, ha sostenuto come "sulle energie alternative l'Italia e' in forte ritardo. Si parla tanto di eolico - ha precisato il manager - e poi le nostre pale, nei punti piu' ventosi funzionano per 2.000 ore l'anno contro le 6.000 della Gran Bretagna. E gli italiani dicono si' al nucleare, a patto pero' che le centrali non vengano costruite in casa propria".

Parigi inventa la tassa picnic. Più cari i bicchieri di plastica

La Francia dichiara guerra all'«usa e getta». La parola d'ordine è «riciclaggio». Nel senso del consumo più accorto e della «punizione» di tutto ciò che non è smaltibile. È di ieri l'annuncio della «taxe pique- nique», imposta ecologica che andrebbe a colpire imballaggi e confezioni di materiale plastico utilizzate nella catena alimentare e fast food. L'idea è di Jean-Louis Borloo, il superministro dell'Ecologia e dei Trasporti e numero due del governo, un ruolo che certifica il forte impegno ecologico promesso dal presidente Nicolas Sarkozy all'inizio del mandato

domenica 14 settembre 2008

Difendere l'ambiente, obiettivo Ue

Il concetto di sviluppo sostenibile postula che la crescita economica globale debba essere necessariamente commisurata alle norme legislative che tutelano i nostri posteri. In ambito comunitario questa idea è stata inserita tra gli obiettivi dell’Unione perché si è fatta strada la convinzione che ci siano altri flagelli, oltre alla guerra, da cui si debbano salvare i nostri discendenti. Difendere l’ambiente è finalmente diventato un imperativo categorico per l’intera umanità.

I carburanti puliti? Sono made in Italy

Tratto dal sole 24 Ore

Una percentuale significativa degli impianti utilizzati nel mondo per produrre biodiesel e bioetanolo vengono progettati e costruiti nel nostro paese. L'Italia vanta una ricca tradizione e un elevato know how nella costruzione di impianti destinati alla produzione di combustibili verdi, come il biodiesel. Un simbolo di quest'esperienza, unita a una forte propensione verso ricerca e innovazione, è rappresentato da Gianazza Engineering. Gianazza Engineering è l'erede della Fratelli Gianazza S.p.A., uno dei marchi più antichi, nel mondo, nel campo della raffinazione e trasformazione di oli e grassi naturali. L'azienda venne fondata nel 1892 dai fratelli Gianazza, con l'obiettivo di produrre apparecchiature per il sotto vuoto e l'alta pressione. Successivamente la Fratelli Gianazza S.p.A. si è specializzata nella raffinazione di olio e nei processi di oleochimica, diventando, tra gli anni '50 e '60, uno dei leader mondiali in questo campo.Nel 2006 la società ha cambiato ragione sociale diventando Gianazza Engineering S.r.l. Il Gruppo, che ha appena inaugurato la nuova sede di Canegrate - alle porte di Milano - è oggi leader per tecnologia e innovazione nella realizzazione di impianti industriali nel campo della raffinazione di oli alimentari, acidi grassi, glicerina e biodiesel.

venerdì 12 settembre 2008

Energia dall’asfalto: è verde il futuro delle strade

da Finanza&Mercati

Sfruttare l’energia immagazzinata da strade e parcheggi e convertirla in energia elettrica e termica è la nuova idea messa a punto dal Worcester Polytechnic Institute. Lo studio dei ricercatori dell’Università del Massachusetts, diretti da Rajb Mallick, professore associato di ingegneria civile e ambientale, si basa infatti sulla possibilità di inserire all’interno dell’asfalto normalmente utilizzato per la pavimentazione stradale, delle piccole condutture d’acqua, capaci di assorbire il calore accumulato e condurlo verso un collettore solare centralizzato. Il progetto è stato presentato in occasione dell’incontro annuale della International Society for Asphalt Pavements di Zurigo, l’organizzazione che promuove il trasferimento di tecnologie flessibili per pavimenti, con un occhio di riguardo alla difesa dell’ambiente e allo sviluppo sostenibile. Mallick e il suo team hanno studiato i generatori di energia dall’asfalto a partire da test al computer e utilizzando piccole lastre di asfalto esposte a lampade alogene, che simulano la luce del sole, per misurare la penetrazione del calore. Le prove hanno dimostrato che l’asfalto assorbe una notevole quantità di calore e che le temperature più alte si trovano a pochi centimetri dalla superficie. Inoltre, la sperimentazione di varie composizioni dell’asfalto, ad esempio con l’aggiunta di conduttori altamente aggreganti come la quarzite, così come l’applicazione di una speciale vernice in grado di ridurre la riflessione, possono aumentare in maniera significativa l’assorbimento di calore.

La città verde non è un’utopia ed è in continuo movimento

Articolo dell'Opinione su “ecolonia”, il quartiere che permette uno stile di vita ecosostenibile

Nel 1989 l’Agenzia per l’Energia e l’Ambiente dei Paesi Bassi, corrispettivo dell’Enea italiana, individuò il sito adatto per un suo progetto pilota nel territorio della municipalità di Alphen aan dare Rijn, nella provincia di Utrecht. Il progetto riguardava la realizzazione di un insediamento che fosse ecosostenibile e che divenisse il centro di ricerca sul campo per l’introduzione di nuove tecniche costruttive e tecnologiche che permettessero il massimo rendimento mediante il minimo impatto ecologico. Nasce così Ecolonia, 101 abitazioni unifamiliari comprensive di aree verdi e servizi, studiati per permettere uno stile di vita ecosostenibile, senza rinunciare ad alcun comfort, nel pieno rispetto dell’ambiente. Il progetto, finanziato dal Fondo monetario per le Costruzioni dei Comuni Olandesi è completato in soli tre anni, con le residenze concluse e abitate. Il nuovo quartiere inizia il proprio ciclo vitale e, in esso, i cittadini trovano un luogo a misura d’uomo, un laboratorio di ricerca che li coinvolge nei continui aggiornamenti. Ecolonia è uno dei primi progetti urbani sostenibili che può dirsi riuscito, proprio perché mai concluso, in quanto in continua trasformazione, aperto alle variazioni e alle manipolazioni degli abitanti, come negli intenti dell’ideatore Lucien Kroll e del suo gruppo di lavoro.

giovedì 11 settembre 2008

ZeroEmission Rome 2008, va in scena il futuro energetico del pianeta

Più di 300 espositori su 25mila mq, sette fiere specializzate, un calendario di convegni di tutto rispetto e incontri con autori del panorama internazionale: alla Fiera di Roma, dall'1 al 4 ottobre, torna l'appuntamento dedicato alle energie rinnovabili. In prima linea anche le principali aziende energetiche italiane, dall'Enel di Fulvio Conti all'Eni di Paolo Scaroni.

A Olbia mille chili di rifiuti a testa, a Belluno solo 400

A produrre la maggiore quantità di rifiuti nel 2007 è stata Olbia (1.022 chili per abitante), dove probabilmente incidono anche gli effetti del turismo locale, seguita da Rimini (899) e Massa (892). La produzione di immondizia, invece, è pari alla metà della media nazionale a Villacidro, sempre in Sardegna, seguita nella classifica dei capoluoghi di provincia più «leggeri» da Belluno (396) e Isernia (413).Secondo i dati dell'ultima indagine Istat sugli indicatori ambientali urbani, la percentuale dei rifiuti differenziati è cresciuta del 7,6% in un anno, anche se il processo di riciclaggio coinvolge ancora solo un quarto circa dei rifiuti urbani. Tra i materiali raccolti è la carta a essere separata più spesso, mentre resta ancora poco diffusa l'abitudine di separare il vetro e la plastica.Tra gli altri indicatori, inoltre, scendono i consumi di gas metano, anche se Parma registra il record di metri cubi consumati per abitante (fino a 904 rispetto ai 366 della media italiana).

mercoledì 10 settembre 2008

Sostenibilità ambientale, un'economia altra è possibile

A Torino inizia «Sbilanciamoci», il Forum che cerca e discute soluzioni diverse da quelle che a Cernobbio espongono politici, giornalisti e professori. Nei Forum di "Sbilanciamoci" si vogliono far emergere vie ed esperienze diverse e alternative di sviluppo economico basato sulla protezione e sul rilanciodel welfare, le regole e i diritti del lavoro, il positivo ruolo delle istituzioni e della spesa pubblica, la sostenibilità ambientale, la responsabilità sociale delle imprese e una fiscalità solidale che colpisca rendite e privilegi». Questo si pensava a Bari, nel 2006. Sembra un mondo scomparso da un secolo quello di Bari, ma sono trascorsi solo due anni.

Una collana al verde che va oltre i giardini

Articolo tratto dall'Unità

Anche i giardini possono diventare «critici»? Sì, così come esiste «critical mass» esistono anche i «critical gardens», ovverosia giardini realizzati abusivamente da «guerrilleri» del verde su fazzoletti di terra salvatisi miracolosamente dal cemento o nelle aiuole e spartitraffico cittadini lasciati preda di erbacce e rifiuti. Da trent’anni molti cittadini metropolitani si dedicano alla diffusione del verde e degli orti nelle città non come esperti, semplicemente come piacere, espressione di una quotidianità, di ricerca e costruzione di un fazzoletto di bellezza di cui godere. Di guerrilla gardens, nello specifico di quelli nati e coltivati nelle zone abbandonate di Loisaida, piccolo quartiere di New York, si occupa Michela Pasquali nel libro I giardini di Manhattan. Storie di guerrilla gardens, nuovo nato di una nuova collana editoriale firmata Bollati Boringhieri che, non a caso, citando uno dei giardinieri più celebri del cinema, si chiama «Oltre i giardini».
La collana in questione si occupa di verde, ma non è composta da enciclopedie di fiori selvatici, manuali per coltivare bonsai, consigli preziosi per trasformare il proprio balconcino in un invidiabile mini serra tropicale: tutti i titoli finora usciti (cinque) trattano la materia verde da punti di vista particolari, spesso di sbieco, con uno sguardo, cioè, che abbraccia più di una prospettiva. Particolare attenzione viene riservata alle immagini, tutte a colori con un’ottima risoluzione grazie anche a una carta spessa e preziosa. Sono belli anche come oggetti i libri di Oltre i giardini, belli come la nostalgia di giardini e oasi verdi che pochi oggi possono permetters, belli come la nostaglia di una bellezza che sfugge ai più, poiché diventa privilegio per pochi.

martedì 9 settembre 2008

Il diritto all’ambiente come diritto fondamentale

I principi dello sviluppo sostenibile in un articolo dell'Opinione

Con l’adozione del quinto programma quadro (siamo nell’anno 1992) l’azione comunitaria in materia di politica ambientale comincia a prendere in considerazione quelle che sono le ricadute sull’ambiente, degli effetti delle azioni dell’uomo. Si inizia a delineare e prende corpo, il nuovo concetto di sviluppo sostenibile, un concetto che tiene conto della gestione durevole delle risorse naturali, del controllo integrato dell’inquinamento, la riduzione del consumo di energie non rinnovabili ed il miglioramento della qualità dell’ambiente urbano. Temi questi che sintetizzano un rapporto virtuoso tra il processo di crescita economica che deve integrarsi con la realizzazione di uno sviluppo durevole e sostenibile. Nell’ambito generale del diritto, lo sviluppo sostenibile si inquadra come un principio giuridico che trae origine nelle dichiarazioni internazionali; pronunce che non generano obblighi cogenti o specifici diritti. Ci troviamo di fronte ad un tipico caso di soft law. Tuttavia, in seguito all’interesse generale maturato intorno alle tematiche ambientali, dopo i summit internazionali (Conferenza di Stoccolma - 1972 e la Conferenza di Rio de Janeiro - 1992), i principi fondanti delle tematiche ambientali, sono entrati a far parte dei principi costituzionali della maggior parte dei paesi di tutto il mondo.

Anche le principali aziende produttrici di energia come l’Eni, dal 2005 guidata da Paolo Scaroni, punta a sensibilizzare l'opinione pubblica su queste tematiche, anche con campagne tipo 'Eni 30percento'.

Pistorio torna in campo e punta sulle rinnovabili

L'ex capo di Stm entra nella newco Southenergy

Riparte dalla Puglia e dal business delle energie rinnovabili la sfida industriale di Pasquale Pistorio. L'ex numero uno di Stmicroelectronics (di cui è tuttora presidente onorario) e presidente di Telecom Italia, ha deciso di puntare sulla produzione di energia eolica e fotovoltaica. La Southenergy sede a Ostuni (in provincia di Brindisi) e punta a diventare un player di rilievo nel settore delle rinnovabili.

giovedì 4 settembre 2008

Conergy installa mega impianto fotovoltaico in Asia

Importante notizia tratta dall'Agi

La Corea rappresenta uno dei mercati asiatici piu' favorevoli per le energie rinnovabili. Nel 2007 sono stati connessi in rete 134 sistemi solari, con una crescita del 163% rispetto all'anno precedente. In totale, finora sono stati installati oltre 160 MW di energia solare, incluso l'impianto di Sin An, una pietra miliare tra i progetti su larga scala. Conergy e' attiva in tutto il mondo nella realizzazione di grandi impianti fotovoltaici: nel 2008 ha completato l'installazione di 81 MW e prevede altri 40 MW entro l'anno. Dalla sua fondazione ha concluso progetti per 160 MW e numerosi sono gli impianti in programma per il futuro, in Germania, Italia, Spagna. Grecia, Stati Uniti e Corea, confermando Conergy come una delle principali aziende del fotovoltaico mondiale. Conergy e' una delle principali aziende del mercato europeo del fotovoltaico e tra i maggiori operatori a livello internazionale nel settore dell'integrazione di sistemi solari. Fondata nel 1998 in Germania, ha filiali dirette in oltre 20 Paesi del mondo, tra cui l'Italia, dove e' presente dal 2005 con sede direzionale e deposito a Vicenza e con la divisione Grandi Impianti in provincia di Brescia. Conergy produce una gamma completa di componenti integrati per impianti fotovoltaici in rete o in isola di qualsiasi dimensione. La divisione Grandi Impianti si occupa della realizzazione di parchi fotovoltaici "chiavi in mano", dalla progettazione all'installazione fino alla manutenzione dell'impianto.

Le vecchie regine fanno le alternative

BP punta sull’eolico, Chevron sul fotovoltaico. Eni ha investito per ridurre i costi del solare. Interessante articolo sul Corriere economia sulla diversificazione negli approviggionamenti da parte dei grandi big dell’energia.

I petrolieri cominciano a tingersi di verde. Le principali aziende energetiche, infatti, hanno cominciato a sfruttare le nuove tecnologie e le fonti alternative per trovare il carburante del futuro. Non che il petrolio scarseggi, ma le eredi delle sette sorelle non lo controllano più. I colossi ExxonMobil, BP, ChevronTexaco e Royal Dutch Shell oggi producono non più di un decimo degli idrocarburi mondiali e posseggono solo il 3% delle riserve. La rinascita del nazionalismo nei Paesi petroliferi, dal Medio Oriente al Sud America, le ha estromesse dal controllo dell’oro nero. Le nuove sette sorelle, identificate in base ai livelli di produzione e delle riserve, sono la saudita Saudi Aramco, la russa Gazprom, la cinese Cnpc, l’iraniana Nioc, la venezuelana Pdvsa, la brasiliana Petrobras e la malese Petronas. Tutte di proprietà statale, insieme controllano un terzo della produzione mondiale d’idrocarburi e oltre un terzo delle riserve. Il divario, nel tempo, è destinato ad ampliarsi: nei prossimi trent’anni il 90% delle nuove produzioni verrà da Paesi in via di sviluppo. La conseguenza, oltre al caro-greggio, è la necessità di diversificare le fonti. British Petroleum, la più attiva in questo settore, raggiungerà entro fine 2008 i 1.000 MW eolici installati. Il gruppo britannico guidato da Tony Hayward ha annunciato per il prossimo decennio investimenti nelle fonti rinnovabili per 8 miliardi di dollari, di cui 1,5 miliardi solo nel 2008. Traguardi ambiziosi anche per il fotovoltaico, in cui BP intende arrivare a 800 MW. «Il nostro obiettivo non è abbandonare i combustibili fossili, ma produrli e utilizzarli in modo più efficiente, investendo significative risorse nelle nuove tecnologie durante la transizione verso un futuro a basse emissioni di CO2», ha spiegato Hayward. Sulla scia di questa filosofia, la quinta generazione dei Rockefeller ha recentemente contestato i vertici di ExxonMobil — una delle compagnie nate dalle costole della Standard Oil del trisavolo — perché investono troppo poco nell’energia del futuro. «La nostra famiglia — ha detto Neva Rockefeller — è passata alla storia per aver colto l’inizio dell’era petrolifera, ora non deve farsi sfuggire la sua fine». Non è detto che ci riesca, visto che rappresenta una piccola minoranza degli azionisti, ma è probabile che alla lunga i vertici della società saranno costretti a seguire la strada tracciata dai concorrenti. Chevron Energy, braccio elettrico di ChevronTexaco, ha appena concluso l’installazione del più grande impianto fotovoltaico mai realizzato su un edificio federale statunitense, occupando lo spazio di circa due campi da calcio sui tetti del centro di smistamento della posta di Oakland e prevede di realizzarne un’altra dozzina. Con 1,5 miliardi di dollari investiti a partire dal 2000 nello sviluppo delle fonti rinnovabili e i suoi 1.152 MW già installati, Chevron rivendica il primo posto fra le multinazionali petrolifere nella ricerca di soluzioni alternative. Ma i petrolieri italiani non sono da meno. L’Eni ha fatto una scommessa da 50 milioni di dollari sul solare, finanziando un centro di ricerca in partnership con il Mit. «L’energia solare c’è ed è gratis, si tratta di raccoglierla e renderla fruibile in modo più efficiente e meno costoso» ha detto il numero uno Paolo Scaroni alla presentazione del centro. Oggi il solare fotovoltaico costa 6-7 volte l’energia tradizionale, per cui necessita di sussidi per lo sviluppo. Erg, la più impegnata su questo fronte, prima ha rilevato Enertad e ora prevede 880 milioni di investimenti nel piano industriale 2008-2011 per portare la sua capacità produttiva da rinnovabili a 700 MW. Saras ha completato per 30 milioni l’acquisizione da Babcock & Brown del parco eolico di Ulassai, in Sardegna. E anche Edison si è lanciata nel fotovoltaico, stringendo un accordo con Ecostream per offrire, attraverso la sua rete di vendita, impianti fotovoltaici alle imprese con l’obiettivo di ottimizzare la spesa energetica”.

mercoledì 3 settembre 2008

Sull'etanolo persino il partito repubblicano si smarca da George Bush

Il tema controverso è quello delle percentuali di bioetanolo da miscelare con la benzina. Il presidente petroliere è sempre stato un grande sostenitore delle percentuali vincolanti, fissate dal governo. «Decida il mercato», hanno votato all'unanimità i repubblicani alla convention in corso a St.Paul, licenziando la loro piattaforma per le presidenziali di novembre. Sembra una presa di posizione di puro stampo liberista.
Ma si dà il caso che «il mercato» non accontenti tutti allo stesso tempo. Spingere sul bioetanalo servirà pure a limare il prezzo del gallone di benzina e a contenere la dipendenza Usa dai paesi produttori di greggio. Ma fa schizzare alle stelle il prezzo dei cereali, in particolare del granoturco, con effetti a valanga sui generi alimentari e sui mangimi. Presi tra l'incudine e il martello, i repubblicani hanno optato per una linea intermedia che dice basta alle percentuali obbligatorie di etanolo fissate da Washington e caldeggia lo sviluppo di una nuova versione di biofuel, ricavati dalla cellulosa contenuta in alcune erbe invece che dal mais.
La speranza è di catturare il consenso sia dell'elettore che fa il pieno al distributore sia di quello riempie il carrello al supermarket (che poi sono la stessa persona). Con gli standard attuali, servono 9 miliardi di galloni di etanolo da miscelare con la benzina che verrà consumata quest'anno negli Stati Uniti. Ad agosto il governatore repubblicatio del Texas, per tutelare gli allevatori, aveva chiesto invano al governo di dimezzare la percentuale di etanolo dentro la benzina. Pur non arrivando a tanto, il candidato Mc Cain è favorevole all'eliminazione delle quote fisse. Analoga la posizione del democratico Joe Biden, il vice scelto da Obama, favorevole ai biofuel di seconda generazione.
La presa di posizione del partito repubblicano scontenta ovviamente i produttori di etanolo. Senza etanalo, la benzina costerebbe mezzo dollaro in più al gallone, quantifica Matt Harting, portavoce della Renewable Fuels Association. La situazione geopolitica - «l'invasione della Georgia da parte della Russia» - e madre natura - «l'uragano Gustav» - dimostrano che dell'etanolo «non possiamo fare a meno».
Le lamentazioni dei produttori di etanalo sono decisamente esagerate. Gli analisti economici ritengono che finchè il barile di petrolio supererà i 60 dollari (e adesso sta a 111) l'etanalo avrà un mercato remunerativo, anche se il governo smetterà di fissare percentuali vincolanti. Aggiungono che, dal punto di vista politico-elettorare, questo è il «momento buono» per eliminarle. Il provvedimento farà piacere alle industrie alimentari e non punirà più di tanto gli agricoltori, un blocco elettorare importante che in genere propende per i repubblicani. Finché il prezzo del petrolio resterà alto, i produttori di etanolo continueranno a pagare molto bene il mais. A giugno il bushel (misura equivalente a 36 litri) di mais ha toccato il picco di 7 dollari e 79 centesimi.
Poi è sceso, ma continua a costare il 50% più dell'anno scorso. Anche in materia ambientale, sono valutazioni tutte interne quelle che dettano le posizioni dei candidati alla Casa Bianca. La piattaforma dei repubblicani sorvola sulla fame regalata al terzo mondo dai biocombustibili. Rinviamo ad altra sede un'analisi delle politiche ambientali dei candidati alla Casa Bianca. Qui ci limitiamo a ricordare che tra i due vice non c'è partita. Biden è sicuramemte più verde di Obama. Sarah Palin, se possibile, è più grigia di McCain.

E coi pannelli solari la parrocchia si fa ecologica

Articolo tratto dal Giorno

Risparmio energetico in parrocchia e ad attuarlo con successo è stata la comunità di San Leone Magno, in via Carnia a Milano. A un anno dall’operazione si fa il bilancio. I pannelli solari installati sul tetto della chiesa hanno fatto risparmiare più di 1700 litri di petrolio dal settembre 2007, mentre le emissioni di Co2 evitate superano i 3600 chili. Tutti possono vedere come funzionano grazie a un tabellone elettronico a lato del portone principale, che indica i Watt prodotti al momento. Quando è stato deciso l’intervento però, non si è pensato al ritorno economico, che c’è, ma soprattutto a mettere in pratica quanto indicato dalla Giornata per la salvaguardia del creato, celebrata il 1° settembre. Per dare il buon esempio, a San Leone Magno si sono dati da fare. L’investimento sarà ammortizzato al massimo in 9 anni, col risparmio della bolletta. I pannelli coprono 100 metri quadri, non è stato fatto di più proprio per non avere energia da vendere, poiché in parrocchia vogliono rispettare il creato, non guadagnare. Il messaggio dei Vescovi è chiaro, definisce la terra «La casa che ci è donata, perché la abitiamo responsabilmente, custodendone la vivibilità anche per le prossime generazioni.
È un dovere richiamato con forza da Benedetto XVI nel "Messaggio mondiale per la pace 2008"». C’è anche l’esortazione a «un nuovo stile di sobrietà» e il passo a parlare di rifiuti è breve «Una sobrietà intelligente potrà anche contribuire a rendere meno gravoso la gestione dei rifiuti». Il messaggio dei Vescovi si chiude richiamando tutti alle loro responsabilità: istituzioni e cittadini. «Laddove crescono relazioni armoniose e giuste, anche la gestione delle risorse diventa un’occasione di progresso e orienta a un rapporto più rispettoso e armonioso col creato».

martedì 2 settembre 2008

Essere eco è cool

Essere «eco» non significa più, o non solo, fare le marmellate in casa, lavarsi di meno per non sprecare l’acqua o seguire le tendenze austere importate dai maniaci ecofriendly americani. Eco è la nuova frontiera del cool: design, moda, motori e resort hanno orientato creatività e servizi verso la «green philosophy», con il risultato, per dirla con il titolo della guida che ha spopolato lo scorso anno negli Stati Uniti, che Green is the new black, il nuovo colore di tendenza. E allora: se cambiare il mondo e farlo diventare ecosostenibile sarà sempre più un dovere, perché non compiere questo dovere con stile?

Una che prova a spiegare anche agli italiani, e ci tiene a sottolineare di essere la prima, che pensare all’ambiente fa tendenza è la giornalista tv Cristina Gabetti, che con Tentativi di eco condotta (Rizzoli), in uscita il 3 settembre, spezza la catena dei manuali ecologicamente corretti rigidi e noiosi, destinati a chi di ambiente sa già tutto, e spennella un velo di glamour sull’ecosensibilità: «Essere eco è cool e ogni cultura lo esprime a modo suo. Gli italiani coltivano prodotti biodinamici, gli americani comprano l’auto Prius e i tedeschi installano impianti a energia rinnovabile. L’aspetto cool viene dalla gioia di sentirsi al passo coi tempi. Le fasce alte di reddito sono quelle che consumano di più e lo sfoggio di un lusso sostenibile accelera un desiderio di emulazione». 

In azienda acquisti più «verdi»

E’ stato pubblicato sul sole 24 Ore del 28 agosto un interessante articolo sull’ultima frontiera della responsabilità sociale.

 E' un'opportunità e, al tempo stesso, una sfida per chi, nelle aziende, ha avviato percorsi virtuosi e punta a conseguire risultati duraturi e credibili. Si chiama sostenibilità degli acquisti e ha come presupposto il controllo etico della catena di fornitura. Obiettivo ambizioso ma, ormai da qualche anno, condiviso da una quota significativa di imprese, soprattutto medio-grandi.
Le modalità sono le più svariate - dalle certificazioni come la SA 8000 all'adozione di standard nazionali o internazionali, fino alle buone prassi - ma comune è la strategia, che punta ad accrescere la consapevolezza sui temi ambientali e sociali lungo la catena di fornitura, in un'ottica di sostenibilità oltre che di competitività nel medio-lungo termine.
Nella cassetta degli attrezzi arriva, ora, un nuovo strumento, costituito da linee- guida applicabili a tutte le operazioni di acquisto, sia dirette sia indirette, nonchè alle lavorazioni esterne commissionate dalle imprese. Il decalogo è firmato da Acquisti & sostenibilità, un'associazione non profit costituita, appunto, per creare valore sociale in campo economico e ambientale, con focus sul controllo della catena di fornitura.
«Ci rivolgiamo - spiega Luca Guzzabocca, fondatore del network e responsabile dell'area costi e logistica del Monte dei Paschi di Siena - a tutti i manager che, nel settore pubblico come in quello privato, sono impegnati nelle funzioni acquisti. Grazie a un comitato scientifico e a 16 partner societari e associativi ci proponiamo di offrire un punto di riferimento per le pratiche di sostenibilità».
Che cosa prevedono, in pratica, le linee-guida? La prima indicazione è quella di ripensare gli acquisti:«È necessaria un'analisi critica del fabbisogno - spiega Guzzabocca- anche per verificare di avere effettivamente utilizzato i prodotti per il loro intero ciclo di vita».

Su questi temi sono diversi i manager che hanno promesso di impegnarsi. Tra gli altri, vedi l'intervista di Paolo Scaroni, ad del gruppo Eni, sulla cosiddetta "energia responsabile".


lunedì 1 settembre 2008

Sviluppo Sostenibile Italiano

Cosa possiamo fare in Italia per diffondere il concetto di sviluppo sostenibile?
Parlarne!! Diffonderne i principi di base. Senza alcuna pretesa di esaustività.
Chi non fa nulla non sbaglia nulla, ma fare qualcosa per capirci di più è forse doveroso...