venerdì 10 aprile 2009

Sviluppo e risparmio energetico in Iran

Da oggi il Museo Nazionale d’Arte Orientale (Roma) ospita la mostra «Architettura sostenibile. L’altopiano iranico fonte di civiltà e ispirazione», evento dedicato agli scambi culturali tra l’Italia e l’Iran che, con l’intenzione di ampliare e consolidare l’amicizia tra i due popoli, mira ad incentivare lo sviluppo sostenibile e il risparmio energetico, mediante lo studio e la reinterpretazione in chiave contemporanea degli efficienti espedienti architettonici e dei materiali naturali tipici delle costruzioni di questa particolare zona dell’Iran. L’esposizione, curata dall’architetto Stefano Russo, si propone di indagare l’architettura e l’urbanistica tradizionale persiana, alla scoperta degli accorgimenti che l’uomo nei secoli ha ideato per creare edifici confortevoli e infrastrutture funzionali in un territorio particolarmente difficile dal punto di vista climatico. Tra queste particolari tecniche costruttive è necessario ricordare l’uso degli iwan (ambienti coperti che si aprono verso l’esterno o su un cortile) e dei porticati per creare ambienti esterni ombreggiati e freschi; la costruzione di cortili interni con giardini, vasche e fontane per raffreddare e umidificare l’aria circostante; l’utilizzo delle torri a vento (badghir) come espediente per il raffrescamento naturale degli edifici e di speciali «ambienti frigorifero»; la creazione di cisterne idriche ventilate; la fabbricazione di mulini ad acqua e a vento; i geniali fabbricati per la produzione e la conservazione del ghiaccio; l’utilizzo di canali sotterranei (qanat) per l’approvvigionamento dell’acqua; infine la realizzazione di fabbricati costruiti in terra cruda, un ottimo isolante naturale. Attraverso foto, piante e disegni esplicativi viene illustrata un’architettura antica, ma oggi più che mai attuale dal punto di vista della sostenibilità e bioclimaticità. La manifestazionesi è aperta ieri mattina con un convegno sull’architettura sostenibile iraniana. Sono intervenuti l’architetto Amedeo Schiattarella, Presidente dell'Ordine degli Architetti di Roma e Provincia, il professor Ahmad Sebt Hosseini dell’Università di Tehran e il professor Mohammad Taghi Rezayee Hariri, esperto di bioarchitettura. (da IlGiornale.it)

Eni avanti con l’oleodotto dal Caspio «Studio completo entro il 2010»

(tratto da "Il Corriere della Sera") L’Eni si accolla l’intero finanziamento per lo studio ingegneristico dell’oleodotto da 555 chilometri per portare il petrolio del Caspio dalla città turca Samsun, sul Mar Nero, fino al porto di Ceyhan, nel Mediterraneo, tagliando in due l’Anatolia e aggirando in tal modo il sovraffollato stretto dei Dardanelli. Il gruppo guidato da Paolo Scaroni, socio al 50% del consorzio formato con la società privata turca Calik per la costruzione della Trans Anatolian Pipeline (Tap), prenderà però una decisione sull’investimento finale soltanto quando avrà completato il project engeneering, che dovrebbe essere concluso entro il 2010, ha precisato ieri un portavoce del gruppo guidato da Paolo Scaroni. Smentendo così una «fonte del consorzio» che parlava invece dell’intenzione da parte dell’Eni di finanziare il 100% della costruzione dell’oleodotto, garantire al paese la sicurezza delle forniture energetiche. Il nodo dei giacimenti di gas nel golfo di Venezia e le difficoltà legate all’estrazione per i timori di un abbassamento del livello della città lagunare erano al centro di un servizio del Wall Street Journal di ieri. La difficile congiuntura economica, che ha chiuso i rubinetti del credito in tutto il mondo, ma anche la forte riduzione del prezzo del petrolio, dopo le quotazioni record dell’estate scorsa (ieri il greggio a New York è tornato a sfiorare la soglia dei 52 dollari sulla scia del buon andamento di Wall Street)), probabilmente hanno tolto priorità a un progetto che avrebbe dovuto essere completato nell’arco di 3 anni dall’inizio dei lavori, secondo le previsioni di Eni e Calik, e trasportare inizialmente un milione di barili al giorno, con la possibilità di raggiungere poi 1,5 milioni giornalieri. Di sicuro l’Eni, quando partirà la produzione, avrà il problema di trovare una via per trasportare verso il Mediterraneo il greggio dai campi di Kashagan e Karakaghanak, in Kazakistan, tra i maggiori giacimenti scoperti negli ultimi 30 anni. Ma finora alla posa simbolica della prima pietra dell’opera, nell’aprile del 2007, alla presenza di Pierluigi Bersani, allora ministro dello Sviluppo economico e del ministro turco dell’Energia, Hilmi Guler, si sono susseguiti una serie di rinvii. Mentre si sono defilati uno dopo l’altro alcuni partner potenziali, da Shell a Indian Oil, che avrebbero dovuto partecipare al consorzio.

giovedì 9 aprile 2009

La crisi è un'opportunità?

Dall'intervista per Il Giornale.it a Bob Thurman, saggista di grande successo, considerato dalla rivista “Time” uno tra i dieci americani più influenti.

Secondo Thurman “è un bene che la coscienza collettiva degli americani si sia risvegliata. Urlano un poco? Se la gente smette di dare ascolto a certe élite e costringe chi ha provocato questo disastro a prendersi le proprie responsabilità questo può essere positivo», mentre prima la coscienza era assopita “perché prevaleva l’egoismo. Molti si rendevano conto degli abusi di un gruppo ristretto di persone, di lobbies molto potenti come quelle delle banche, ma finché riuscivano ad andare avanti si dicevano: cosa posso rimediare da solo? E siccome tutti pensavano così, nulla cambiava davvero. D’altronde bastava accendere la tele per distrarsi: chi parlava dei problemi reali? Nessuno, tutto era trasformato in uno spettacolo, anche l’informazione».
Questa crisi è un’opportunità “perché il sistema così non poteva funzionare: stavamo correndo verso il disastro. Tutto a credito, tutto esasperato, centinaia di milioni di persone strappate alla campagne. Il governo americano e le grandi istituzioni dicevano ai Paesi piccoli: non potete proteggere i piccoli coltivatori. Così tutta la produzione finiva nelle mani dei grandi gruppi. E gli agricoltori senza più lavoro che cosa fanno? Vanno nelle città dove vivono nelle baraccopoli. È progresso questo? Ora c’è la possibilità di creare sistema più equilibrato. Era un’economia guidata dall’avidità, che ignorava i limiti delle risorse naturali e il rispetto della natura. Ora c’è la possibilità di creare un sistema più saggio, basato sui valori positivi dell’uomo».
Thurman ricorda che “dopo ogni grande tragedia, la gente si scopre migliore. All’indomani dell’undici settembre i newyorkesi erano solidali, si cercavano, si aiutavano“, li interpeta come segnali di una trasformazione della coscienza e della sensibilità collettive.

Anche in Italia i grandi gruppi iniziano a muoversi. Questo è quello che l’Eni, ad esempio, su iniziativa dell’amministratore delegato Paolo Scaroni, dichiara di fare ogni anno a favore dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile.

Enel e nucleare

L'Enel conferma di voler iniziare i lavori della prima centrale nucleare nel 2011-2012, puntando sulla tecnologia Epr, ma senza abbandonare le collaborazioni che sta stringendo in questo settore, a partire da quella della Russia. Proprio con questo paese, infatti, il gruppo elettrico conferma un piano di investimenti da 2,1 miliardi di euro che porta a oltre 5 miliardi l'impegno complessivo tra acquisizioni effettuate e investimenti programmati nella Federazione russa.
Con il ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, che ha parlato di «porte aperte» a Mosca proprio sul fronte della collaborazione nucleare. Intanto il presidente e l'ad di Enel, Piero Gnudi e Fulvio Conti, hanno visitato con Scajola il cantiere della centrale Sredneuralskaya Gres, ad Ekaterinburg, per verificare i progressi nella costruzione del ciclo combinato da 410 MW. La visita è arrivata dopo un incontro con il vice primo ministro russo, Igor Sechin, con il quale sono state analizzate le prospettive di crescita dell'elettricità e del gas e dei progetti di efficienza energetica. «La Russia è un mercato di assoluta importanza per Enel» ha detto oggi l'ad del gruppo elettrico, ricordando che le attività di Enel in Russia vanno dall'upstream del gas alla produzione di elettricità, fino al trading ed alle vendite. Ma la Russia continuerà ad essere un riferimento anche per il nucleare: con i russi «abbiamo tecnologia già ampiamente utilizzata e in fase di espansione in Slovacchia», ha spiegato Conti ricordando che «da un anno e più è in piedi la collaborazione con Rosatom per sviluppare tecnologia sia in Russia sia in altri paesi europei» con una scelta «non di bandiera ma basata sulla convenienza e sulle opportunità».
da Il Messaggero.it

mercoledì 8 aprile 2009

Ecosostenibilità, moto a tutto gas

Vento in faccia, occhiali da sole e casco. L'auto resta in garage, serve solo per fare la spesa. È un pensiero comune fra gli appassionati delle due ruote, che a primavera rispolverano la propria moto. E come loro, quasi ogni anno c'è un produttore che riscopre un marchio del passato. Dalla Lambretta, oggi Lambretta Pato (Motom), al motorino francese Velosolex (Cible) in versione elettrica, passando per l'intramontabile Vespa Piaggio, i marchi storici delle due ruote hanno prima fatto i conti con la recente crisi del petrolio e poi con l'eco-sostenibilità, adattandosi ogni volta alla strada imposta da un mercato sempre più verde.
L'ultimo della serie è Aspes, storico brand legato al motard che dopo 27 anni la Menzaghi Motors di Gallarate ha acquistato per 300 mila euro con l'intenzione di restituirgli un posto nell'immaginario dei motociclisti. «Investiamo perché intravediamo la possibilità di business, ma nel progetto c'è una forte componente di passione», dice Umberto Petrosa, general manager della società, «abbiamo vissuto l'esperienza di Aspes nella nostra giovinezza; è un marchio che ha fatto storia e vogliamo conservare questa peculiarità, facendo rivivere la sua dimensione sportiva, unita oggi all'eco-compatibilità». La gamma di modelli, prodotti all'estero, per ora comprende una moto da motard a quattro tempi (Xts, 125 cc) e una serie di scooter da 50 a 150 cc, che sfrutteranno il marchio Aspes per distinguersi dai concorrenti.
Prezzi «da 1.300 a 3.000 euro, mantenendo però qualità e design, che per noi rappresentano il valore aggiunto del prodotto», aggiunge Petrosa. Ma a breve potrebbe concludersi anche un accordo per la produzione di scooter elettrici, rendendo ancora più verde il marchio Aspes, che punta già a un target ampio, non solo in Italia: «contiamo di uscire dai confini nazionali, nei mercati europei dove è presente la disciplina del motard come Austria e Germania, ma anche nell'Est europeo. E il discorso potrebbe estendersi anche agli scooter». (da Italia Oggi)

Scaroni cementa l'asse Italia-Russia

La tragedia del terremoto in Abruzzo si è fatta sentire anche nell'ambito del summit italo-russo di Mosca, nel senso che l'assenza forzata di Silvio Berlusconi (rimasto in Italia per occuparsi dell'emergenza) ha fatto slittare la firma di tutti gli accordi commerciali sul tavolo. Tuttavia la missione imprenditoriale organizzata da Confindustria, Abi e Ice a Mosca ha confermato il clima di cooperazione tra le aziende dei due Paesi, che riveste rilevanza strategica soprattutto in campo energetico. L'Eni, come nelle previsioni della vigilia, ha ceduto il 20% di GazpromNeft che deteneva dal 2007 a Gazprom (che si è avvalsa di Cleary Gottlieb come advisor legale). Il colosso russo del gas ha quindi esercitato l'opzione call di cui disponeva, versando nelle casse dell'Eni 4,2 miliardi di dollari, «quanto abbiamo pagato noi (3,7 miliardi di dollari, ndr) più gli interessi del 9,5%», ha spiegato l'ad del Cane a sei zampe, Paolo Scaroni. Ritardati invece di «un paio di settimane» gli altri accordi dei quali si discute da tempo proprio per l'assenza del premier italiano. Tra questi l'ingresso di Gazprom nella società che gestirà il pozzo petrolifero libico Elephant; e l'intesa sull'ampliamento di capacità del gasdotto South Stream, che consentirà il trasporto di gas verso l'Europa, evitando il transito in alcuni Paesi critici come l'Ucraina. L'ampliamento del gasdotto prevede di aumentarne la capacità dai 31 miliardi di metri cubi di portata previsti inizialmente a 47 miliardi. «Visto che si tratta di accordi strategici», ha spiegato Paolo Scaroni, «bisogna aspettare quando ci sarà un incontro fra il premier russo Vladimir Putin e Berlusconi», un evento che, secondo il calendario diplomatico, è previsto a fine mese. Rinviata all'incontro tra i due governi anche l'intesa per l'ingresso di Gazprom in ArticRussia, la società in cui sono stati parcheggiati gli asset ex Yukos nel gas, che è controllata da Severenergia, joint venture costituita da Eni (60%) ed Enel (40%). Gazprom dovrebbe esercitare un'opzione call sul 51% per circa un miliardo di dollari (le due aziende italiane pagarono circa 2 miliardi per l'intero capitale al momento dell'acquisto degli asset ex Yukos), limitando così al 30% la quota Eni e al 20% quella di Enel. La missione moscovita per i vertici di Eni ha comunque portato anche novità: la società italiana ha siglato con Rosneft (petrolio) un protocollo di collaborazione nei settori upstream e della raffinazione in Russia e all'estero. Ed è stata firmata anche una serie di accordi di collaborazione con le principali società energetiche russe (Inter Rao Ues, Transneft e Stroytransgas) con le quali Eni avvierà un programma di cooperazione che riguarderà vari ambiti del settore energetico. (da "Milano Finanza")

martedì 7 aprile 2009

In Italia presto il boom fotovoltaico

Secondo le previsioni del Kyoto Club Italia nel 2010 il nostro paese sarà leader mondiale nello sfruttamento dell’energia solare.
La previsione è di quelle da prendere con le molle, ma se in tempi di crisi c’è bisogno di ottimismo e di fiducia, questa notizia non potrà che illuminare il buio in cui brancola l’economia italiana. E, com’è ovvio che sia, sarà il sole ad indicare la via per uscire fuori dal tunnel. Energia pulita, posti di lavoro, e primato mondiale: tutto questo sarà possibile in Italia grazie al balzo in avanti nel settore delle tecnologie fotovoltaiche, che nel 2010 vedranno il nostro Belpaese diventare leader mondiale dell’energia solare. A formulare questa previsione è il presidente del Kyoto Club Italia, Gianni Silvestrini il quale, nel corso del convegno Energymed di Napoli, ha dichiarato che ”nel 2010 l’Italia sarà il Paese leader del fotovoltraico. (Da Yeslife.it)

Raffaele Lombardo a Le Monde "Puntiamo sul solare"

«Con un investimento di cinque miliardi di euro, la Sicilia in cinque anni sarà in grado di diventare un modello di riferimento in materia di energie alternative, puntando principalmente su quella solare». Così il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, in un´intervista pubblicata dal quotidiano francese Le Monde, a proposito del piano energetico adottato nell´Isola. Il governatore promette «regole severe, trasparenza nei finanziamenti ai progetti, certificazioni a norma». Le Monde dedica ampio spazio anche al consulente per l´energia della commissione europea, Jeremy Rifkin che, recentemente a Palermo per una lectio magistralis, ha approvato le scelte di Lombardo, giudicandole una vera e propria rivoluzione, in grado di porre la Sicilia all´avanguardia. L´articolo ha approfondito anche i temi trattati nell´ambito del convegno internazionale organizzato a Palermo da Italia Nostra, "Il Paesaggio sotto attacco. La questione eolica". (Da Repubblica)


Che cosa fanno i grandi gruppi petroliferi per l’ambiente. Questo è quello che l’Eni, su iniziativa dell’amministratore delegato Paolo Scaroni, dichiara di fare ogni anno.

domenica 5 aprile 2009

Dalle veterane all´energia solare, l´evoluzione dell´automobile

Il Museo dell´Automobile scalda i motori e a un anno dalla riapertura della sede storica, torna in pista con un succulento antipasto: s´inaugura oggi nel padiglione Agnelli di Torino Esposizioni la mostra «L´evoluzione dell´automobile», una carrellata delle vetture più significative conservate dal museo. L´esposizione ripercorre la storia di uno degli oggetti-mito del contemporaneo: dall´auto come giocattolo delle élite all´inizio del secolo scorso fino alla sua diffusione di massa; dai gioiellini delle pionieristiche competizioni della Belle époque alle auto di stile e ai bolidi da Formula 1. In mostra anche gli scorci futuribili dell´automobile, con una sezione sull´ecologia, che ospita recenti prototipi ibridi, come la «tigre» Namir di Giugiaro e la Swarovski Crystal Aerospace, look lunare e alimentazione a pannelli solari. Un´altra sezione è dedicata alle scuole di design torinesi Iaad e Ied, con modelli realizzati dagli studenti. Fino al 27 settembre. Oggi e domani ingresso gratuito dalle 10 alle 18.30, visita guidata gratuita alle 16. (Da Repubblica)

“Con il sole riscalderò Novara"

Con un milione di presenze sono la comunità più popolosa d'Italia. Sono i romeni, sovente nell'occhio del ciclone dell'opinione pubblica. A volte, odiati. Altre ancora, derisi. Spesso, sfruttati. I recenti episodi di cronaca nera non hanno fatto altro che acuire il sentimento di ostilità. Ma la realtà disegna uno scenario ben diverso. Secondo gli ultimi dati elaborati dall'Osservatorio sull'Immigrazione della Regione Piemonte, negli 81 Comuni della provincia di Novara, i romeni censiti sono esattamente 2647. I dati rilevano una distribuzione sul territorio novarese eterogenea, ma con la massiccia presenza proprio nella città di San Gaudenzio, esattamente 729. Dai rilievi statistici forniti dalla Camera di Commercio di Novara emerge quanto sia crescente lo spirito imprenditoriale dei romeni: sono circa 258 quelli capaci di fondare dal nulla aziende, soprattutto medio-piccole. A farla da padrone è il settore dell'edilizia (167), a seguire quello manifatturiero (20) e poi quello relativo alle attività immobiliari e del noleggio (14). Florian, ad esempio, è un piccolo imprenditore romeno di 42 anni. Da 10 vive e lavora nella provincia di Novara. A Bucarest si laurea in ingegneria edile durante la feroce e sanguinaria dittatura di Ceausescu: la morte del dittatore comunista acuisce i già gravi problemi sociali ed economici del Paese. Florian è costretto ad arrangiarsi in un grosso magazzino di generi alimentari. Arriva nella città di San Gaudenzio perché, da qualche anno, ci sono alcuni suoi amici. Il suo inserimento nel tessuto connettivo, nonostante le difficoltà derivanti dalla lingua, è più che positivo. Non lamenta discriminazioni né per sé né per la moglie i due figli, uno dei quali nato proprio in Italia. I problemi sorgono, però, a livello burocratico e amministrativo. Florian afferma infatti che «la mancanza della figura di un rappresentante multi-lingue in Comune capace di comunicare causa, spesso e volentieri, intoppi».Il suo desiderio è quello di diventare un imprenditore edile. Le banche non gli concedono prestiti, ma lui non demorde. Appena giunto a Novara lavora, quindi, come manovale per conto di in un'impresa di costruzioni, poi decide di rischiare e mettersi in proprio. «Il mio intento - spiega Florian - è quello di allargare, se possibile, le dimensioni della mia azienda. Oggi, soprattutto nei periodi primaverili-estivi, l'impresa che dirigo conta 6 operai. In prospettiva, però, mi piacerebbe non solo avere un numero di dipendenti ancora maggiore, ma investire nell'energia solare perché, nell'occuparmi del consolidamento statico dei fabbricati antichi, ho scoperto che gran parte degli edifici hanno superfici sui tetti, capaci di ospitare pannelli fotovoltaici». (Da La Stampa)

Che cosa fanno i grandi gruppi petroliferi per l’ambiente. Questo è quello che l’Eni, su iniziativa dell’amministratore delegato Paolo Scaroni, dichiara di fare ogni anno.

venerdì 3 aprile 2009

Ma il carbone pulito è davvero pulito?

Il carbone è protagonista di un’operazione di Greenwash (le operazioni con cui si crea un’immagine verde) davvero intensa. Si sta cercando di “lavarlo” per trasformarlo in “carbone pulito” così da poter continuare ad utilizzarlo come combustibile rientrando nelle “fonti di energia rinnovabili e assimilate”. Un’operazione in corso sia in Italia che all’estero. Negli Usa la Americans for balanced energy choices ha cambiato nome in Coalition for clean coal electricity, pagando l’agenzia pubblicitaria R&R partners 35 milioni di dollari per promuovere il “carbone pulito”. Anche a Londra è avvenuto più o meno lo stesso: la Coal research centre è diventata Clean coal centre. Quello che onestamente bisognerebbe però dire è che il carbone pulito non esiste, o meglio che non è così pulito quanto si voglia far credere. Il carbone è il combustibile fossile più inquinante, responsabile del 41% delle emissioni di gas serra antropiche, e contribuisce a riscaldamento globale, deforestazione, distruzione di interi ecosistemi, malattie respiratorie, piogge acide, inaridimento dei terreni, inquinamento delle acque. I miglioramenti che la tecnologia darebbe trasformandolo in “carbone pulito” non sono certo clamorosi ma l’utilizzo sta crescendo anche in Italia. Non c’è dubbio che le emissioni di una centrale di nuovo tipo siano inferiori a quelle di un vecchio impianto (si riducono polveri, anidride solforosa e ossidi di azoto). Ma la CO2 viene abbattuta solo del 18% e le altre sostanze tossiche da cui viene lavato avranno un’altra destinazione, spostando il problema. Come viene spiegato anche in un Dossier di Legambiente, per ogni kWh di energia elettrica prodotto da una centrale a carbone, anche se dotata delle più moderne tecnologie, vengono prodotte non meno di 770 grammi di CO2, più di qualsiasi altra fonte. A parità di energia generata, una centrale a gas naturale a ciclo combinato emette circa la metà della CO2 (ancora meno da cogenerazione), e anche una centrale a olio combustibile di vecchia generazione fa meglio fermandosi a 700 grammi di CO2 per kWh. (Da Yeslife.it)

In arrivo la Nano, auto sostenibile per eccellenza

La scorsa settimana è stata immessa nel mercato automobilistico la Nano, un’auto da 1.700 euro, simbolo di sostenibilità sociale ed economica. Ma che dire della sostenibilità ambientale?
La scorsa settimana è stata immessa nel mercato automobilistico una nuova vettura che farà senza dubbio parlare di se nel futuro; l’auto in questione è la nuova Nano del gigante indiano Tata. Che cosa rende la presentazione di quest’auto un evento così speciale? Sicuramente il suo significato sociale ed economico. Il suo costo, infatti, ne fa l’automobile maggiormente accessibile – in termini economici – sull’importante mercato indiano (per ora) e mondiale (futuro): pensate che può essere acquistata a soli 1,700 euro, dimezzando i costi della precedente auto più economica venduta in India, ovvero la Maruti 800. Questo farà sì che l’automobile diventi un bene effettivamente acquisibile da molte classi di popolazione che prima erano escluse per fattori economici, così come è già accaduto per i televisori, cellulari e computer. Inizialmente la domanda sarà nettamente superiore all’offerta, anche a causa di alcune problematiche dovute ai ritardi riguardanti la costruzione della nuova fabbrica Tata di Sanand. Infatti le prime 100,000 unità saranno assegnate attraverso una lotteria. Chi vuole prenotare il modello ora base deve depositare 1,875 USD per ordinare un’auto che avrà un prezzo su strada di circa 2,500 USD tasse incluse. Versioni che abbiano confort maggiore come aria condizionata o alza cristalli elettrici costeranno circa il 50% in più. Per chi ha bisogno di finanziamenti per l’acquisto, la Tata ha individuato 15 tra banche e finanziarie che possano agevolare l’accendere di prestiti e finanziamenti. Inoltre ci sarà un aumento nella creazione di infrastrutture che collegheranno tutti i villaggi con una popolazione maggiore di 1,000 unità, aumentando l’accessibilità all’utilizzo dell’automezzo. (da yeslife.it)

Che cosa fanno i grandi gruppi petroliferi per l’ambiente. Questo è quello che l’Eni, su iniziativa dell’amministratore delegato Paolo Scaroni, dichiara di fare ogni anno.

giovedì 2 aprile 2009

Osservatore romano: «Uno sviluppo illusorio ed egoistico»

«Bisogna tornare a una crescita reale e sobria, una crescita non a debito», dopo che la crisi attuale ha smascherato «uno sviluppo puramente illusorio, fondato sul consumo egoistico». Lo scrive l'economista Ettore Gotti Tedeschi in un commento sul numero odierno dell'Osservatore romano, quotidiano della Santa Sede. Gotti Tedeschi, guarda con favore all'approccio al G-20 del presidente Usa Barack Obama. Il suo invito a «frenare la tendenza a vivere al di sopra dei propri mezzi» e quasi «un manifesto dello sviluppo sostenibile ed estensibile a tutti».

Confindustria ed Enea raccolgono la sfida solare

Un accordo che mira a fare del Lazio il punto di riferimento nel campo dell'energia solare termodinamica a concentrazione. Coinvolgerà Enea e Confindustria Lazio guidata da Maurizio Stirpe e potrebbe segnare l'inizio di una nuova era tecnologica per la nostra regione. Le intenzioni sono ambiziose e stanno prendendo forma in un progetto pilota che prevede la realizzazione di un impianto prototipo che farà da modello e da base di ricerca per lo sviluppo di una tecnologia firmata Enea. Da un punto di vista tecnico la forza del sistema a concentrazione proposto da Enea sta nel termovettore utilizzato per produrre energia: si tratta di sali fusi. Il vantaggio sta nella possibilità di produrre energia termica anche ad alte temperature e di poter accumulare l'energia stessa. «Le potenzialità sono enormi commenta Filippo Tortoriello, ingegnere responsabile per l'energia di Confindustria Lazio - ad esempio questa tecnologia potrebbe essere sfruttata molto proficuamente in zone come il Nord Africa, dove ci cono grandi superfici pianeggianti e il sole non manca. Il nostro obiettivo, quindi, è di perfezionare questa tecnologia per poi esportarla all'estero ». E dall'Enea confermano: «Questa tecnologia ha già suscitato l'interesse di molti paesi del Mediterraneo tra cui Egitto, Libia, Tunisia - dice Luigi Paganetto, presidente Enea naturalmente se nel Lazio avremo un impianto funzionante da usare a scopi dimostrativi, sarà più facile convincere i nostri interlocutori della validità del sistema ». La nostra regione diverrebbe insomma esportatrice d'innovazione sostenibile. «L'aspetto veramente rivoluzionario - riprende Filippo Tortoriello - sta nell'accordo stesso. Nel fatto, cioè, che il massimo ente di ricerca sull'energia e l'associazione di categoria degli industriali uniscano le proprie forze per affrontare con successo la sfida energetica globale». Un primo grande passo verso la concretezza di un progetto che entro tre anni dovrebbe vedere l'impianto realizzato e funzionante. Si stima che serviranno dai 120 ai 140 milioni per realizzare l'impianto che produrrà 20-30 MW. E ci sarà bisogno di molto spazio, visto che per ogni MW sono necessari circa 2 ettari di superficie. Il sito in cui, con ogni probabilità, sorgerà l'impianto è nell'area industriale di Latina. «L'intenzione è di utilizzare aree industriali dismesse e recuperarle. Siamo convinti che un impianto del genere creerebbe nuove opportunità occupazionali, dirette e indirette. Sfrutteremo anche i cascami per stimolare nuove attività imprenditoriali. L'obiettivo è rendere la nostra regione competitiva sul lungo periodo». Fondamentale quindi stimolare investimenti nel settore da parte delle imprese locali e creare nuove opportunità economiche. Ed è già partita la ricerca dei soggetti da coinvolgere in questa avventura. Aziende, sia pubbliche che private, disposte a investire in un progetto che non promette un'immediata redditività, ma che insegue un'idea: quella di una filiera dell'efficienza energetica a marchio italiano. (Dal Sole 24 Ore)

Che cosa fanno i grandi gruppi petroliferi per l’ambiente. Questo è quello che l’Eni, su iniziativa dell’amministratore delegato Paolo Scaroni, dichiara di fare ogni anno.

mercoledì 1 aprile 2009

“Dagli impianti a biomasse energia a chilometri zero

Al bando le maxi-centrali, sì a piccoli impianti - due o tre al massimo nell’Astigiano - da 500 a mille kilowatt. Biogas da stalle e allevamenti, biomasse dagli scarti delle attività. Tutto a chilometri zero, o quasi.Il concetto è semplice: produrre energia elettrica dall’agricoltura. O almeno, provarci. Questo il progetto della Provincia che, di recente al Lingotto di Torino - in occasione di «Campus, il salone della Nuova agricoltura» - ha presentato i primi esiti della ricerca sull’«agri-energia», commissionata dall’assessorato Agricoltura al Centro Studi e ricerche sulla Collina. «Lo studio - spiega l’assessore provinciale Fulvio Brusa - è nato dall’esigenza di evitare speculazioni, dopo che alcuni industriali si erano interessati a realizzare impianti a biomasse che avrebbero utilizzato come combustibile anche scarti di lavorazione, olii o addirittura rifiuti. Siamo corsi ai ripari, approntando linee guida che limitano le dimensioni degli impianti, e obbligano a utilizzare come combustibile reflui zootecnici provenienti dalla zona. L’agricoltura può contribuire allo sviluppo sostenibile del settore energetico. Ed è un modo per aumentare, seppur di poco, la redditività delle imprese locali». Di qui i progetti dei primi sistemi a biogas collegati ad allevamenti che sfrutteranno mais e sorgo di produzione agricola. «Fondamentale - riprende Brusa - è che dietro a queste imprese vi sia una o più aziende agricole con produzioni sul territorio. Le biomasse devono provenire da un raggio molto ridotto». Minimi, per ora, gli incentivi dal Piano di sviluppo rurale. Ma la Provincia vuole incentivare le imprese. Il primo pionieristico impianto, per il quale si riunirà la conferenza dei servizi prima di Pasqua, sarà nel Nord-Astigiano. Asti dovrebbe rientrare in un’altra domanda di installazione di una piccola centrale. «La ricerca - spiega ancora l’assessore all’Agricoltura della Provincia - ha confermato che l’Astigiano può sopportare pochi impianti di limitate potenzialità. Queste attività possono rappresentare una fonte di integrazione al reddito delle aziende agricole e uno strumento di qualificazione per il territorio». Come? «L’apporto del settore agricolo - prosegue Brusa - può avvenire attraverso lo sviluppo di filiere energetiche preferibilmente corte, totalmente gestite dalle aziende agricole singole o associate che, utilizzando i propri fattori produttivi, producono energia destinata anche alla vendita».E’ stato firmato un protocollo di intesa tra Provincia e il Centro studi per lo Sviluppo rurale dell’Università di Torino. «Gli esiti della ricerca - spiega l’assessore Brusa - concorreranno alla prima stesura di linee guida per lo sviluppo dell’agri-energia a livello locale. E aprono la via a successive analisi sugli aspetti normativi e amministrativi». (Da La Stampa)

L’energia responsabile secondo Paolo Scaroni, amministratore delegato dell’Eni

Lo sviluppo sostenibile di Jeremy Rifkin

Trasformare la recessione in un’opportunità di cambiamento verso uno sviluppo sostenibile, responsabilizzare la finanza alla promozione del benessere collettivo e la salvaguardia dell’ambiente. Sono i temi centrali dell’intervista pubblica di Lucio Caracciolo con Jeremy Rifkin che si terrà presso l’aula A di Scienze politiche de La Sapienza: dalle 17,30, piazzale Aldo Moro 5.

martedì 31 marzo 2009

Napoli capitale dello sviluppo sostenibile

Napoli si candida a diventare sede permanente del Forum Mediterraneo dei Giovani. È l’auspicio emerso dal vicepresidente della Regione Campania, Antonio Valiante, a conclusione dell’iniziativa di cooperazione che ha consentito nei giorni scorsi ad oltre duecento studenti provenienti da trenta università del bacino euromediterraneo di discutere di progetti di cooperazione. Napoli capitale della cultura e dello sviluppo sostenibile, quindi, - come ha sottolineato anche l’assessore regionale alla Ricerca scientifica, Nicola Mazzocca - grazie al Forum a cui hanno preso parte studenti di Egitto, Francia, Grecia, Israele, Marocco, Malta, Portogallo, Spagna, Tunisia, Turchia e Italia che si sono confrontati su progetti di ricerca e innovazione, reti economiche e relazioni interculturali. (Dal Mattino)

L’energia responsabile vista da Paolo Scaroni, amministratore delegato dell’Eni

«Ambienta, obiettivo a 250 milioni»

Energie alternative. Parla il Ceo Nino Tronchetti Provera: il fondo chiuderà la raccolta il prossimo agosto
A un anno dalla partenza gli investitori hanno versato 160 milioni. Ambienta Sgr ha chiuso il primo esercizio a break even, ha completato il team e ha raggiunto una raccolta del fondo a 160 milioni di euro. A un anno dalla nascita del fondo di private equity, che investe nei settori delle energie rinnovabili, dell'efficienza energetica e dell'inquinamento, Nino Tronchetti Provera, amministratore delegato della Sgr, fa il punto della situazione. «La società ha concluso il suo primo anno a break even e consideriamo questo già un buon risultato. Inoltre in questo periodo abbiamo completato il team con due professionalità di qualità: Valeria Ceccarelli con 11 anni di esperienza nell'investment banking di Morgan Stanley e Claudio De Donato con esperienza di più di 12 anni nelle divisioni Oil&Gas e Chimica di Royal Dutch Shell Si è concluso il periodo di raccolta del fondo?Il fund raising si chiuderà il prossimo agosto. L'obiettivo è quello di raggiungere i 250 milioni. Attualmente siamo arrivati a 160 milioni e continuiamo a ricevere manifestazioni di interesse da parte di investitori italiani e stranieri. Fra i nostri investitori ha deciso di raddoppiare il proprio committment Inarcassa e probabilmente qualcun altro potrebbe seguire questo esempio.In controtendenza con l'atteggiamento degli investitori in questi ultimi mesi...Le aziende in cui investiamo hanno un andamento in controtendenza rispetto al contesto economico dell'ultimo anno. Abbiamo già investito in Italiana Pellets nel settore delle biomasse e in Icq Holding nel comparto delle energie rinnovabili. Le due aziende che controlliamo sonopassate da 53 a 87 dipendenti dal 2006 al 2008 ed è prevista un ulteriore crescita a 175 dipendenti in totale al 2010.Cosa la fa essere così ottimista sui comparti a cui guardate?L'ottimismo deriva dal fatto che è un settore in crescita. A questo aggiungiamo piani che vanno da quello di Obama, molto incentrato sugli incentivi al settore ambientale e ancor più in questa direzione vanno quello coreano e quello cinese. Questo ha inevitabilmente ricadute sul settore a livello internazionale. Sono quindi settori anche in grado di creare occupazione. Inoltre credo che possano esserci buone opportunità d'investimento a seguito della discesa dei prezzi. È un peccato però che l'Italia in questo ambito sia ancora ai blocchi di partenza anche se le aperture di lunedì ci fanno sentire ottimisti.Che dossier state esaminando?Abbiamo visto più di 500 dossier ad oggi e ne abbiamo analizzati 200. Stiamo guardando in particolare a società che operano nell'efficienza energetica, nei veicoli elettrici, nei rifiuti e nel reciclo e stiamo riaprendo il capitolo delle tecnologie per le rinnovabili.Non ci sono problemi con il mercato del debito per fare investimenti in questo momento?Il mercato del debito è più selettivo e più caro. Noi non basiamo le acquisizioni sul debito, ma sono piuttosto le nostre controllate che usano il project financing e in questo settore non manca la disponibilità delle banche a prendere in considerazione i progetti. (Dal Sole 24 Ore)

lunedì 30 marzo 2009

Sicilia, venti di crisi sulle pale eoliche

Soffiano venti di crisi sull'eolico in Sicilia. Dopo le denunce delle settimane scorse da parte del sindaco di Salemi, Vittorio Sgarbi, su presunti interessi mafiosi attorno al business delle pale eoliche, cresce nell'Isola il fronte dei contrari allo sviluppo della cosiddetta energia pulita. L'ultima voce di rigetto è arrivata ieri (venerdì 27) da Palermo, dove si è tenuto il convegno internazionale «Il paesaggio sotto attacco. La questione eolica», organizzato da Italia Nostra. A evidenziare alcune perplessità sull'eolico è stato innanzitutto il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, che ha ricordato, a questo proposito, le norme più restrittive introdotte dal Piano ambientale regionale, pubblicato proprio ieri sulla Gazzetta Ufficiale della Regione. «Non so se la nostra sarà una battaglia vincente perché siamo attaccati da tutte le parti», ha detto il governatore, «Con questo piano mi sono fatto qualche nemico, ma spero che servirà a diffondere la consapevolezza tra i siciliani della necessità di difendere i propri tesori, tra i quali c'è il paesaggio». Lombardo ha poi precisato di «non essere contro l'eolico, sono per l'eolico minimo». E ha assicurato che il nuovo piano energetico si è ispirato ai principi «della sicurezza e della convenienza» Assolutamente contrario, invece, Carlo Ripa di Meana, consigliere nazionale di Italia Nostra, secondo cui «finalmente è stata svelata la vocazione affaristica dell'eolico e pure la modestia del suo apporto energetico». Sulla stessa lunghezza d'onda anche Valery Giscard d'Estaing, ex presidente della Repubblica francese e presente ieri a Palermo: «Il paesaggio europeo e siciliano sono gravemente minacciati dalle pale eoliche», ha osservato Giscard d'Estaing. Che ha consigliato, invece, di «focalizzare l'attenzione sull'energia solare e, prima ancora, su quella nucleare». All'incontro hanno preso parte anche alcune associazioni ambientaliste che hanno ribadito la propria contrarietà al business dell'eolico. In particolare, fanno osservare le stesse associazioni, «colpisce l'innegabile sproporzione tra il grave danno ambientale causato dalle selve degli aerogeneratori e il loro contributo, del tutto marginale, alla soluzione del problema energetico». (Da Mf Sicilia)

Eni e Legambiente, progetto comune per promuovere le rinnovabili

«Il futuro del Pianeta, gli scenari dell'energia» è un progetto avviato da Eni e Legambiente per individuare una posizione comune e un approccio costruttivo alle problematiche ambientali ed energetiche globali. La prima tappa del progetto è in programma il 2 aprile nell’aula magna del Politecnico di Torino, in un workshop intitolato «Anche il sole fa la sua rivoluzione». A parlare agli studenti sono stati chiamati nomi illustri della comunità scientifica internazionale tra i quali James Barber docente di biochimica dell’Imperial College di Londra, esperto di fotosistemi, Stefan Glunz capo del Dipartimento Silicon Solar Cells del Fraunhofer Institut fur Energiesysteme di Friburgo, Martin Green responsabile della ricerca fotovoltaica della University of New South Wales di Sidney e Mauro Vignolini responsabile del progetto Solare Termodinamico a Concentrazione di Enea. La conferenza rappresenta, come detto, la prima tappa di un progetto con cui l'Eni di Paolo Scaroni e Legambiente, nel rispetto reciproco delle proprie identità e ruoli, intendono porre le basi per un confronto propositivo sul terreno delle energie rinnovabili. L’obiettivo comune è, da una parte, stimolare una discussione scientifica di alto respiro e far emergere le nuove opportunità anche occupazionali che questa nuova frontiera rappresenta, e, dall’altra, promuovere presso l’opinione pubblica la grande valenza del risparmio energetico. (Da Finanza & Mercati)

venerdì 27 marzo 2009

Geometri, l'ambiente prima di tutto

L'Assemblea dei Presidenti e Consiglieri dei Collegi dei Geometri e Geometri laureati si riunirà il 2 aprile nell'ambito della «Ecopolis 2009» presso la Fiera di Roma. La manifestazione è dedicata al tema della città sostenibile. In questo ambito si svolgerà la tavola rotonda che vedrà la partecipazione di George Wolfgang Reinberg, architetto esperto in bioarchitettura, Norbert Lantschner – Direttore Casaclima, on. Angelo Alessandri (Presidente VIII Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera dei Deputati), on. Ermete Realacci (Responsabile Ambiente del PD), Fausto Amadasi - Presidente Cassa Italiana Geometri, Fausto Savoldi - Presidente CNGeGL, Francesco Mazzoccoli – Direttore Geocentro/Magazine, Moderatore sarà Daniela Vergara - Giornalista del TG2.La tavola rotonda evidenzierà le attenzioni dei geometri all'ambiente ed al territorio con argomenti relativi alla natura urbana, al design urbano ed al rispetto dell'ambiente per quanto stabilito dalle nuove competenze del tecnico dell'edilizia, territorio ed ambiente, ed al risparmio energetico e certificazione su cui i geometri sono in prima linea fin dall'entrata in vigore della Legge n. 10/1991. George Wolfgang Reinberg, titolare dello studio di architettura in Vienna, ha progettato edifici sostenibili curando gli aspetti ecologici ed energetici. Il suo intervento alla tavola rotonda tratterà l'esigenza di porre estrema attenzione ai materiali, al sito e soprattutto alla necessità di tutelare l'ambiente e la salute delle persone che vivranno nell'edificio oggetto di intervento edilizio. Tali principi, alla base di ogni passo del progetto e della sua realizzazione, caratterizzano gli interventi dell'architetto pubblicati su numerose riviste di architettura in molti Paesi in Europa, in Messico ed in Giappone. Secondo Norbert Lantschner – Direttore di «Casaclima», gli edifici dissipano circa la metà dell'energia globale effettivamente consumata. Si continua ad agire in modo non programmato nonostante che le tecnologie per costruire abitazioni più parsimoniose dal punto di vista energetico siano già disponibili da molto tempo. Inoltre, grazie al risanamento energetico, negli edifici esistenti è possibile ridurre fino all'80% le emissioni di anidride carbonica prodotte dal riscaldamento e dai sistemi di produzione dell'acqua calda. Sarà approfondito il tema dello sviluppo attento al futuro ed illustrerà il progetto di soluzioni edilizie in grado di conciliare pienamente equità sociale, attenzione ecologica ed efficienza energetica mediante sistemi collaudati ed estremamente innovativi. Con l'obiettivo di «rottamare il petrolio» l'on. Ermete Realacci presenterà il disegno di legge di iniziativa di trenta deputati del Partito Democratico volto a disciplinare le urgenti misure per la minimizzazione della dipendenza energetica dal petrolio e la riduzione delle emissioni di Co2. Il DL prevede la delega al Governo per il coordinamento e la semplificazione delle disposizioni in materia di risparmio energetico e di uso delle fonti rinnovabili. L'iniziativa parlamentare vuole accelerare il passaggio verso un sistema energetico affrancato dalla dipendenza dagli onerosi ed inquinanti combustibili fossili.Sulla qualità della progettazione per gli edifici, la proposta di Legge che sarà illustrata dall'on. Angelo Alessandri, della Lega Nord, è finalizzata ad assicurare il risparmio energetico contestualmente alla tutela dell'ambiente interessato dagli interventi edilizi. La nuova normativa, di semplificazione e di maggiore rigore, costituisce un ulteriore passo avanti verso il benessere dei fruitori dei fabbricati in termini di maggiore economia sui consumi energetici e, soprattutto, di maggior benessere per chi li abita. Tanto da coniugare la certificazione energetica con la sostenibilità ambientale ed il benessere dei fruitori. Un nuovo marchio denominato «qualità casa» da applicare prioritariamente agli edifici residenziali anche un forte valore di orientamento del mercato immobiliare e delle locazioni.I lavori assembleari continueranno con gli interventi e l'ulteriore dibattito dei Presidenti e Consiglieri di Collegio. (Da Italia Oggi)

Sviluppo sostenibile, arriva l'impianto che taglia la bolletta

POZZO D'ADDA. ENERGIA PULITA a prezzi contenuti. Termica ed elettrica in un colpo solo, con un taglio consistente della bolletta. E' l'ambizioso obiettivo dell'impianto di cogenerazione che la giunta Quadri sta mettendo in cantiere in zona industriale, la più adatta ad ospitarlo. In un'area defilata, in grado di soddisfare la domanda privata e quella pubblica. Poco distante sorgerà il nuovo polo scolastico, la cosiddetta Cittadella Civica. Realizzato con formula flessibile, l'impianto potrà essere ampliato man mano che gli utenti si faranno avanti. Grazie ai moduli di cui è composto e sui quali è già all'opera Atos, la municipalizzata di Trezzo, allargata da meno di un anno ai vicini. Anche Pozzo e Vaprio ne fanno parte ormai e usufruiscono dell'abilità dei suoi cervelli. Sullo sviluppo sostenibile hanno sempre dato il meglio. Un progetto, quello della centrale, che darà spolvero alle politiche ambientali della giunta dopo la recente adesione al protocollo di Kyoto sulla riduzione delle emissioni in atmosfera. Dalle parole ai fatti, il passo è stato breve. IL NUOVO IMPIANTO per la produzione combinata di elettricità e calore (di cogenerazione appunto) è un tassello importante del processo di ammodernamento del paese avviato dal governo locale. La maxi-caldaia di Pozzo sarà realizzata con tutti i crismi del caso. Un motore a metano alimenterà un generatore producendo energia elettrica immessa nella rete generale. Non andrà perso neppure il calore residuo degli ingranaggi e dei gas di scarico condotti attraverso degli scambiatori alla rete di teleriscaldamento. «Il costo dell'energia è uno dei problemi che tarpa le ali allo sviluppo spiegano in Comune progettare impianti rispettosi dell'ambiente e del portafoglio, è una missione». (Dal Giorno)

L’energia responsabile secondo Paolo Scaroni, amministratore delegato di Eni

giovedì 26 marzo 2009

Napoli, forum sullo sviluppo sostenibile

Oltre 200 studenti, dottorandi e ricercatori in rappresentanza di 30 università di 11 paesi del Mediterraneo saranno i protagonisti della I edizione del Forum Mediterraneo dei Giovani, oggi e domani alla Stazione Marittima. I giovani si confronteranno sulla cooperazione europea per lo sviluppo sostenibile del bacino del Mediterraneo.

Ecco il “villaggio ecologico”

Il villaggio ecologico, quello che sorgerà al Ronzone nell’area ex Bargero, verrà presentato domani alle 21 al salone Tartara dal Comune, nell’ambito del più generale progetto che riguarda Ronzone - Eternot, che tratterà le principali tappe della trasformazione del quartiere da prettamente industriale a residenziale. I finanziamenti derivano da Stato e Regione e ammontano a circa 5 milioni e 827 mila euro. Sono stati suddivisi in progetti diversi, denominati «Ronzone.edu» che comprende la struttura della scuola materna e asilo nido che sta realizzando l’impresa Capra all’ex Piemontese oltre a quote di edilizia sperimentale; «Ribaltamento ecologico» che prevede opere di urbanizzazione con la riqualificazione di via XX Settembre e il villaggio ecologico appunto. Prevede 66 nuovi alloggi (42 dei quali finanziabili con fondi dei contratti di quartiere) divisi in 5 lotti, affidati ad Atc, imprese Geos e Capra che già hanno firmato l’atto definitivo di acquisto delle aree e le cooperative Ginestra e Unicapi, che devono ancora terminare l’iter d’acquisto. Queste ultime infatti avranno un incontro quanto prima con il Comune perchè hanno chiesto di fissare termini meno perentori per l’avvio e la fine del cantiere, vista la situazione di crisi economica attuale. Non vorrebbero che i maggiori costi ricadessero sui soci. Il villaggio ecologico rappresenta la vera novità che vedrà l’avvio nel 2009 e terminerà nel 2012: verranno realizzati 5 edifici residenziali plurifamiliari con edilizia sperimentale (coibentazioni in pannelli di fibra cellulosica, vetri riflettenti basso-emissivi, serre solari, impianti fotovoltaici, vasche recupero acque meteoriche, caldaie biocombustibili e materiali ecologici). Quelli realizzati da Atc, Unicapi e Geos sono finanziati con risorse di Stato e Regione, mentre il Comune darà un contributo alla realizzazione dei due edifici di cooperativa Ginestra e Capra, oltre al piano colore degli edifici privati di via XX Settembre. La cifra a disposizione per il villaggio è di 3 milioni e 496 mila euro (330 mila per il rifacimento di via XX Settembre e 2 milioni di euro per la scuola materna-asilo nido), con un totale di 5 milioni e 827 mila euro circa a fronte di un costo di 9 milioni e 490 mila.«E’ importante l’incontro di domani - commenta l’assessore all’Urbanistica, Riccardo Coppo - per arrivare a un recupero del quartiere condiviso, coinvolgendo i cittadini in un progetto che corrisponda alle esigenze degli abitanti e dell’intera città». (Da La Stampa)

L’energia responsabile secondo Paolo Scaroni, ad dell’Eni

mercoledì 25 marzo 2009

Climate camp, a maggio un campeggio ambientalista degli universitari

Sarà nel primo Climate Camp torinese che studenti di tutte le città italiane organizzeranno il «comitato di accoglienza» per i membri del G8 dell´Università, in città dal 17 al 19 di maggio. I ragazzi del Cantiere altro sviluppo, nato dalla fusione tra quel che è rimasto dell´assemblea No-Gelmini dell´Università e della No-Tremonti del Politecnico, lo annunceranno questa sera, nel cortile centrale del Politecnico, in una assemblea aperta a tutti gli studenti e le componenti dei lavoratori impegnate sul fronte della contestazione contro la legge 133. Un Climate Camp è un campeggio ambientalista autogestito nel quale si organizzeranno per tutta la durata del G8 dell´Università una moltitudine di eventi da seminari a concerti, tutti sul tema della sostenibilità e dello sviluppo. Un campeggio per centinaia di ragazzi in città. Dove farlo? Si stanno chiedendo gli studenti. Le possibilità non sono molte e comunque avranno l´effetto di una grande occupazione pacifica di una zona della città. L´idea prima sarebbe di restare vicini al luogo cruciale dell´evento, il castello del Valentino, favorita anche dal fatto che non esisterà una vera propria zona rossa come nel G8 dei capi di Stato e sarà perciò possibile manifestare nei pressi dei luoghi scelti per ospitare l´evento. Dal Politecnico di Torino partirà questa sera (ore 18) un appello agli studenti e ai lavoratori del mondo della conoscenza di tutta Italia che hanno a cuore i temi dell´ambiente affinché si mobilitino e partecipino a quella che nelle aspettative potrebbe rivelarsi la nuova grande manifestazione dell´Onda. Al G8 parteciperanno 50 atenei, due per ciascun paese membro, più altre università di alcuni paesi "in via di sviluppo". La Conferenza dei Rettori, il Politecnico di Torino e l´Università di Firenze hanno rappresentato l´Italia allo scorso G8 University Summit di Sapporo in Giappone nell´estate 2008, a pochi giorni dal G8 dei Capi di Stato. Durante quel primo appuntamento furono discussi il ruolo e il possibile contributo delle università alla crescita economica e alla sostenibilità ambientale globale. Al termine dei lavori fu scritta una dichiarazione, indirizzata agli stati membri che si sarebbero riuniti pochi giorni dopo: la Sapporo Sustainability Declaration (SSD) firmata dai 37 Rettori è una presa di posizione che enfatizza il ruolo dell´istituzione universitaria di fronte alle sfide ambientali in vista di un nuovo protocollo post-Kyoto. «Nella Dichiarazione di Sostenibilità di Sapporo alcuni spunti, annegati in tante contraddizioni e buoni propositi, sono sicuramente condivisibili - dicono i ragazzi dal Cantiere Altro sviluppo - ma, in generale, l´idea di sostenibilità proposta è puro e semplice "Greenwashing", imbellettare di verde le logiche alla base delle nostre economie per continuare a legittimarle». (da Repubblica)

Solare, Siemens rileva il 28% di Archimede

Il colosso tedesco Siemens guarda all'Italia per lo sviluppo dell'energia solare:ieri è stata ufficializzato l'ingresso nel capitale, con il 28%, nella società umbra Archimede Solar Energy del gruppo Angelantoni.La tecnologia che sarà sviluppata è quella dell'Enea: energia solare termodinamica a sali fusi. Un mercato che si prospetta molto promettente: entro il 2015, secondo le stime di Siemens, il mercato delle centrali solari termodinamiche avrà una crescita a due cifre anno su anno per un valore di 10 miliardi di euro. «L'ingresso nel capitaledi ASEè un passo importante nella nostra strategia di sviluppo», ha detto Renè Umlauft, ceo mondiale della divisione energie rinnovabili della società tedesca. L'azienda umbra, ha spiegato il presidente, Gianluigi Angelantoni, ha in programma la costruzione di uno stabilimento che entrerà in funzione nel 2010 per la produzione di tubi solari. Il gruppo Angelantoni Industrie oggi ha 8 unità produttive, tra Italia ed estero, con 750 dipendenti e un fatturato di 130 milioni di euro. Siemens è presente in 190 Paesi, ha un fatturato di 77,3 miliardi e 471mila dipendenti.L'intesa è stata presentata nella sede dell'Enea: «L'obiettivo è ridurre i costi di produzione di questa tecnologia, per renderla più competitiva rispetto agli idrocarburi», ha spiegato il presidente, Luigi Paganetto. L'Enea ha concesso a fine 2007 alla società Archimede Solar Energy, una licenza (non esclusiva ed onerosa) in Italia e all'estero, per utilizzare il know how della tecnologia sul solare termodinamico. C'è molto interesse, ha detto Paganetto, sia in Italia che all'estero, dalla Cina, all'India alla sponda nord del Mediterraneo. Confindustria Lazio sta lavorando per realizzare un impianto a Latina. (Il Sole 24 Ore)

Che cosa fanno i grandi gruppi petroliferi per l’ambiente. Questo è quello che l’Eni, su iniziativa dell’amministratore delegato Paolo Scaroni, dichiara di fare ogni anno.

martedì 24 marzo 2009

Ambiente nei conti

Nella relazione sulla gestione informazioni obbligatorie sulla sostenibilità ambientale: il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili (Cndcec) ha rilasciato il documento sull'informativa, da offrire nella relazione sulla gestione (ex secondo comma dell'art. 2428 cc), in merito all'ambiente ed al personale.Il dlgs 32/07, che ha dato attuazione alla cosiddetta Account modernisation directive, aveva disposto che la relazione degli amministratori, proprio per meglio rappresentare la situazione e la dinamica della società, contenesse anche «indicatori di risultato finanziari e, se del caso, quelli non finanziari (...) comprese le informazioni attinenti all'ambiente e al personale». Tale previsione normativa appariva, però, di complessa e indeterminata attuazione prima dell'interpretazione del Gruppo di studio «Bilancio ambientale e sostenibilità» del Cndcec. La guida scioglie un primo dubbio: le informazioni attinenti all'ambiente e al personale debbono essere fornite obbligatoriamente, ossia a prescindere dalla rilevanza dei loro effetti economici o dalle dimensioni dell'azienda rendicontata. A tale conclusione si giunge attraverso una interpretazione sistemica sia dell'ordinamento comunitario che di quello nazionale: le informazioni sulla sostenibilità ambientale e sulla salute, sicurezza e tutela dei lavoratori assumono una dignità che travalica gli stessi prospetti contabili e non può essere affidata alla mera discrezionalità degli amministratori della società. Secondo il Cndcec si debbono distinguere due categorie: da un lato quelle obbligatorie, appunto sottratte alla discrezionalità degli amministratori, e quindi le facoltative. Iniziamo dal primo insieme. Con riferimento all'ambiente: danni causati per cui la società è stata dichiarata colpevole in via definitiva; sanzioni o pene definitive inflitte all'impresa per reati o danni ambientali; emissioni gas ad effetto serra ex legge 316/2004. In tema di personale, invece, si tratta di: morti sul lavoro per le quali è stata accertata definitivamente una responsabilità aziendale; infortuni gravi sul lavoro che hanno comportato lesioni gravi o gravissime al personale; addebiti in ordine a malattie professionali su dipendenti o ex dipendenti e cause di mobbing, per cui la società è stata dichiarata definitivamente responsabile, descrivendone la natura e l'entità. Il documento indica poi quelle informazioni che, pur importanti, sono affidate alla scelta discrezionale dei redattori: iniziative volte a stabilizzare i precari; investimenti in sicurezza o che migliorano l'impatto ambientale (distinguendoli da quelli obbligatori); politiche di smaltimento e riciclaggio. La guida chiude esaminando la tematica dei rischi aziendali riferibili alle risorse umane ed ambientali e suggerisce, infine, i principali indicatori attinenti all'ambiente e al personale impiegabili nella relazione sulla gestione. (da Italia Oggi)

Roma, 20 mila posti di lavoro con la green economy

È questa la base per un nuovo slancio su cui punta la Provincia di Roma. Non a caso, infatti, il presidente Nicola Zingaretti ha destinato 318 milioni di euro alla riqualificazione delle reti idriche, fognarie e alla depurazione delle acque. Quarantatrè milioni saranno invece destinati agli impianti per la raccolta differenziata, mentre 45 sono per la mobilità sostenibile, 2.5 per l'agricoltura «bio» e 4,7 milioni per lo sviluppo delle energie alternative e l'efficienza energetica. A Palazzo Valentini sono convinti che un ritorno ci sarà anche in termini di risorse umane, con la creazione di ventimila posti di lavoro. Inoltre, Zingaretti presenterà in occasione di «Ecopolis» (che si terrà alla Fiera di Roma dal 1° al 3 aprile) un piano per la realizzazione di 28 ecocentri e 4 impianti di compostaggio per il trattamento del materiale raccolto porta a porta. (Dal Tempo)

Che cosa fanno i grandi gruppi petroliferi per l’ambiente. Questo è quello che l’Eni, su iniziativa dell’amministratore delegato Paolo Scaroni, dichiara di fare ogni anno.

lunedì 23 marzo 2009

Fimap punta sul Sustainable cleaning project

È «Sustainable cleaning project» il nome dietro il quale si nasconde l'innovativo e rivoluzionario progetto volto alla riduzione degli sprechi e alla creazione di valore in termini di etica, coerenza e sviluppo sostenibile varato da Fimap. L'iniziativa si propone di rivoluzionare il metodo di fare pulizia, ponendo l'innovazione alla base di tutte le attività e abbracciando una politica di risparmio e di sostenibilità. Le macchine progettate e realizzate da Fimap sono il frutto della capacità di soddisfare le esigenze del cliente rispettando i vincoli economici e riducendo al minimo gli sprechi, i consumi e i costi. Il primo obiettivo del Sustainable cleaning project di Fimap consiste proprio nella riduzione degli sprechi e nel rendere, di conseguenza, gli investimenti più profittevoli attraverso le fasi che coinvolgono il prodotto, dalla realizzazione all'utilizzo da parte degli utenti finali. Le aree d'azione sulle quali Fimap ha lavorato per sviluppare questa filosofia sono l'attivazione del percorso per l'ottenimento di certificazioni da parte di Enti esterni all'azienda, lo sviluppo di sistemi innovativi in grado di garantire un elevato risparmio nelle operazioni di pulizia, la cura e lo studio del design dei prodotti, e la razionalizzazione della gamma attraverso l'ottimizzazione dei processi di produzione. L'applicazione degli innovativi sistemi ha così permesso all'azienda di presentare al mercato macchine economicamente vantaggiose, ad alto valore aggiunto che consentono di abbattere drasticamente i costi per le pulizie e rappresentano la massima espressione del Sustainable cleaning project, innovazione e tecnologie a supporto della sostenibilità ambientale. A una richiesta sempre più frequente da parte del consumatore di prodotti che, oltre a garantire elevate prestazioni tecniche, siano sicuri e sinonimo di un impegno costante verso una sempre maggiore sostenibilità ambientale, Fimap risponde con importanti certificazioni che assicurano la qualità, il rispetto dell'ambiente e la massima sicurezza. La risposta concreta di Fimap alla riduzione dell'impatto ambientale è rappresentata quindi da rivoluzionari sistemi progettati, realizzati e adottatti per tutte le lavasciuga pavimenti che garantiscono un elevato risparmio sia in termini economici sia in termini ambientali per le operazioni di pulizia. (Da Finanza & Mercati)

Le proposte del forum sull'acqua

Siamo arrivati al Forum Mondiale dell'acqua sotto la pressione di un'offensiva pesante di multinazionali, istituzioni internazionali e governi, tesa ad annullare i passi avanti realizzati fino a questo punto dai movimenti. Le divisioni interne alla società civile turca e la convinzione di molti movimenti che dopo le posizioni acquisite in America Latina bastasse un buon lavoro di lobby dentro il forum ufficiale hanno messo in forse fino agli ultimi giorni la possibilità di svolgere il forum alternativo internazionale a Istanbul. In Turchia, come in Europa, la politica sta scegliendo di porre la priorità dell'uso dell'acqua per la produzione di energia, quindi come fonte di profitto. Una miscela micidiale è nata all'interno del Forum ufficiale: l'appropriazione dell'acqua attraverso la costruzione delle dighe e il suo uso per la produzione di agrocombustibili. Ciò è stato proposto dalla Turchia, con la richiesta di inserirlo nella dichiarazione finale ministeriale. Una risorsa vitale come l'acqua diventerebbe così una merce e la sua funzione sarebbe di conseguenza pericolosamente sganciata dalla produzione alimentare. In questa logica si devono leggere i progetti per la costruzione di grandi dighe nel paese e in particolare in Kurdistan, dove almeno una ventina di impianti sono già pianificati. La diga di Ilisu nell'antico sito archeologico di Hasankeyf è il simbolo della devastazione a cui porterebbe questa scelta: 78 mila persone sfollate, circa 400 kmq allagati in una delle culle della nostra civiltà. La realizzazione del Forum alternativo ci ha permesso quindi di raggiungere alcuni importanti risultati. Innanzi tutto ci siamo confrontati con coloro che all'interno del Forum ufficiale sono in sintonia con i principi del movimento. Nonostante l'attuazione all'interno del Forum ufficiale di azioni coordinate tra i diversi attori istituzionali: governi, amministratori locali, parlamentari, imprese pubbliche per influenzare le scelte del Consiglio mondiale dell'acqua, sappiamo che il riconoscimento del diritto all'acqua non sarà incluso nella dichiarazione finale. L'influenza e l'aggressività delle multinazionali è molto forte e nonostante esse dichiarino di essere uno strumento per concretizzare il diritto all'accesso all'acqua, ne temono il riconoscimento. Ultimo punto, ma non meno importante, il Forum alternativo ha portato per la prima volta dentro una importante assise internazionale, i movimenti e i parlamentari curdi. L'organizzazione del Forum Alternativo è stata resa più difficile anche dal contesto internazionale caratterizzato dal dispiegarsi dell'offensiva pesante di multinazionali, istituzioni internazionali, Ue, numerosi governi impegnati nello scatenare una durissima fase privatizzatrice. Con alle spalle il voto del parlamento italiano sulla legge 133 art 23bis che rende obbligatoria la privatizzazione di tutta l'acqua potabile italiana. Con alle spalle il recente voto del Parlamento europeo sull'acqua, assai arretrato rispetto alla risoluzione del 2006.Dai lavori del Forum Alternativo esce una dichiarazione nella quale riteniamo di sottolineare questi aspetti: rispondere alla strategia di appropriazione dell'acqua attraverso la privatizzazione, la costruzione delle dighe a fini energetici e per la coltivazione di agrocombustibili, con una forte alleanza, proposta già al recente Forum mondiale di Belem, tra i movimenti a difesa dell'acqua, della sovranità alimentare e delle energie alternative; creare in ogni paese reti di amministratori locali che lavorino con i movimenti e le imprese pubbliche che intendano rimanere tali; assumere la questione della diga di Hasankeyf da parte di tutto il movimento dell'acqua come simbolo della pace, in un luogo che ha dato le origini alla civiltà. (dal manifesto)

L’energia responsabile secondo Paolo Scaroni, l'amministratore delegato di Eni

venerdì 20 marzo 2009

Shell: basta con le energie rinnovabili

Royal Dutch Shell annuncia che taglierà drasticamente gli investimenti relativi alle energie rinnovabili, come eolico e fotovoltaico per concentrarsi prinicipalmente su petrolio, gas e biocombustibili. Un decisione che ha scatenato la protesta di ambientalilsti e organizzazioni umanitarie. E' stato lo stesso presidente di Shell, Jeroen van der Veer a dichiarare: «Non credo che avranno possibiltà di sviluppo presso la nostra compagnia». La ragione? In parole semplici: costano troppo. Duro il commento del capo di Greenpeace: «Dopo aver per anni proclamato il loro impegno per una energia pulita, si tirano fuori da quelle tecnologie che andrebbero accresciute se voglamo veramente dare un taglio alle emissioni». Per non dire della volontà di incrementare lo sviluppo del biocombustibile. Dall'ultimo rapporto Fao: «Deforestazione, dovuta ad un mutamento della destinazione d'uso dei terreni, ricaduta sulla situazione dell'acqua, diminuzione della biodiversità sono tutti fenomeni che incidono negativamente sull'ambiente e riconducibili allo slittamento produttivo verso i biocombustibili.Quanto l'incremento della domanda di materie prime come zucchero, mais ecc., necessarie alla produzione di biocarburanti liquidi, causando il rialzo dei prezzi dei generi alimentari rappresenta nel breve periodo una seria minaccia alla sicurezza alimentare per le fasce più bisognose della popolazione mondiale». (Da Il Riformista)

Cibo sintetico per superare l'effetto serra

Per il controverso biofisico James Lovelock, le fonti rinnovabili non bastano: solo il progresso tecnico sconfiggerà la fame e la siccità.
La domanda non è quella giusta. Per James Lovelock, il biofisico inglese padre della teoria di Gaia, la questione non è più come bloccare l'effetto serra, ma come attrezzarci per affrontare al meglio l'inevitabile processo di riscaldamento del Pianeta, che è già in atto.«Ormai è troppo tardi per fermare questo processo », spiega lo scienziato novantenne, che da mezzo secolo dispensa previsioni dal suo laboratorio, in un antico mulino in Cornovaglia, e ha appena pubblicato il suo ultimo libro, The Vanishing Face of Gaia (Penguin). Lovelock, fellow della Royal Society e del Green College di Oxford, è noto per aver messo a punto un metodo per lo studio dei clorofluorocarburi, che ha consentito di identificarli come principali responsabili del buco nell'ozono e ha portato al bando di questi gas dall'industria del freddo. Già negli anni 60, indagando per la Nasa sulle possibili forme di vita su Marte, Lovelock cominciò a rendersi conto del riscaldamento della Terra e a denunciarne le conseguenze. «Se ci fossimo mossi allora – smettendo di bruciare combustibili fossili, per bloccare subito le emissioni umane di anidride carbonica – forse avremmo potuto ottenere qualche risultato. Invece non è stato fatto nulla: malgrado Kyoto, la concentrazione di CO 2 nell'atmosfera ha continuato ad aumentare. Arrivati a questo punto, non ha più senso parlare di sviluppo sostenibile. C'è un sacco di gente che viene da me per chiedermi di non dire queste cose, perché ci toglierebbero la volontà di agire. È vero il contrario. Dire la verità sul riscaldamento del Pianeta ci impone un'enorme mole di lavoro. Ma non è lo stesso lavoro che vorrebbero fare loro».Lovelock conserva la verve polemica di sempre. Per decenni, la sua decisione di avallare l'energia nucleare pur di combattere l'effetto serra gli ha alienato le simpatie dei compagni ambientalisti. Ma questo non lo ha fatto recedere. Oggi, man mano che le sue previsioni sul riscaldamento del Pianeta si rivelano vicine alla realtà, questa posizione attrae maggiori consensi. Tranne che ormai lui stesso l'ha superata. Sembra quasi che le sue teorie nascano dalla passione per l'eresia a tutti i costi. «Neanche per idea –ribatte –.La mia principale aspirazione è vivere in pace con tutti, ma non posso impedirmi di vedere le cose che accadono ». Nella sua ultima provocazione, Lovelock sostiene che nulla potrà più impedire alla Terra di diventare inabitabile e quindi non si vede l'utilità di puntare tanto sulle fonti alternative: «È come passare il tempo a sistemare le sedie sdraio sul ponte, mentre il Titanic affonda». Le vere emergenze, invece, sono altre: il cibo e l'acqua. (Da Il sole 24 Ore)

Che cosa fanno i grandi gruppi petroliferi per l’ambiente. Questo è quello che l’Eni, su iniziativa dell’amministratore delegato Paolo Scaroni, dichiara di fare ogni anno.

giovedì 19 marzo 2009

Un omaggio all’architettura sostenibile di Renzo Piano

Chi meglio di Renzo Piano, architetto italiano famoso in tutto il mondo, può indicare la retta via dell’architettura verde del futuro? E la direzione del maestro è quella di sviluppare tecnologie amiche da fonti rinnovabili, che rendono energeticamente indipendente, favorendo una cultura del risparmio energetico. La perfetta sintesi di tutto ciò è il Museo di Scienze Naturali di San Francisco, nel bel mezzo del Golden Gate Park, opera dell’architetto italiano. Un esempio di come anche durante l’America di Bush contraria al protocollo di Kyoto, c’era un’America che “cercava di mettere la natura al centro delle cose”, come dice Renzo Piano in una lettera inviata all’amico Beppe Grillo. Il progetto di Renzo Piano è diventato realtà il 27 settembre 2008: il nuovo edificio ecocompatibile che combina centro di ricerca, museo di storia naturale, acquario e planetario, con all’interno 20 milioni di specie animali e vegetali, è stato inaugurato con il volo di 30 mila farfalle, metafore viventi della leggerezza e della trasparenza. E l’America ha applaudito l’architetto che persegue l’utopia di una bellezza ecologica. Oltre all’elogio del Time il progetto ha ricevuto anche il Platinum Award, cioè il massimo livello nel sistema di valutazione americano della qualità energetico-ambientale degli edifici. E’ lo stesso Renzo Piano ad illustrare il fantastico edificio del Museo americano. “L’idea di un tetto vivo, animato, che respira e dialoga con la natura circostante, su cui sono piantate 1,7 milioni di pianticelle autoctone della California, scelte tra le più resistenti alla siccità, l’ho ripresa da consuetudini antiche delle nostre campagne, delle nostre montagne. La massa di terra e lo strato di vegetazione sopra i tetti di notte accumula umidità, e diventa un isolante termico quando arriva il sole e il calore del giorno”. Il principio della flora e della fauna autoctone è quello che permette al tetto vivente di assolvere non solo alla funzione isolante e salvaenergia che un manto verde può assicurare, ma anche quella di risparmiare sulla manutenzione, non necessitando né di irrigazione né di fertilizzazione, e di supporto al ripristino dell’habitat locale. (da Yeslife.it)

«Entro il 2050 azzerate le emissioni di Co2»

L'Unione europea «deve supportare l'industria elettrica europea nel suo sforzo per ridurre le emissioni inquinanti: noi siamo pronti a fare la nostra parte». È l'appello lanciato dall'amministratore delegato dell'Enel Fulvio Conti a Bruxelles ai margini dell'incontro con i top manager delle più importanti aziende elettriche europee, alla vigilia del vertice europeo che si aprirà oggi a Bruxelles. L'impegno preso dalle aziende europee del settore, associate in Eurolectric, e sottoscritto da 61 amministratori delegati (tra i quali anche Giovanni Milani per Eni Power), è di non emettere più CO2 entro il 2050 con l'energia da loro prodotta,ricorrendo alle rinnovabili, al nucleare e al cosiddetto "carbone pulito". La dichiarazione sottolinea che, «per sostituire i vecchi impianti, sviluppare la rete elettrica, soddisfare la domanda del mercato in crescita e rispettare gli obiettivi ambientali, il settore dovrà investire 1.800 miliardi di euro entro il 2030». Per raggiungere l'obiettivo le imprese comunitarie dell'elettricità chiedono però a Bruxelles e ai Governi Ue di fissare regole non distorsive del mercato e di sostenere in par-ticolare, la ricerca e lo sviluppo di impianti per la cattura e il sequestro del CO2. Proprio il progetto sperimentale di questo tipo a Porto Tolle dell'Enel figura, con fondi attribuiti per 100 milioni, nella lista dei progetti finanziabili con un pacchetto di 5 miliardi per il rilancio dell'economia, oggi all'esame dei capi di Stato e di Governo europei.Conti ha sottolineato l'importanza del contributo europeo per il progetto in provincia di Rovigo, che ha già ottenuto in via libera dalla regione Veneto e ora attende il visto governativo. «Si tratta di uno degli impianti prototipo di cui tutti beneficeranno – ha spiegato Conti –. I costi sono molto elevati e per questo credo sia corretto che ci siano finanziamenti da parte dell'Ue. Renderebbero tutto più rapido e ci incentiverebbero ad andare avanti ». Per quanto riguarda la funzione delle tariffe elettriche nello stimolare la ripresa economica l'a.d.di Enel ha indicato che l'opinione pubblica esagera nel valutare l'incidenza delle bollette dell'elettricità sul bilancio familiare: «Si tratta di una quota modesta, ogni giorno una famiglia media italiana spende un euro al giorno». Conti ha infine ribattuto alle dichiarazione dell'ad di Ansaldo Energia, Giuseppe Zampini, in merito a un possibile rischio di " colonizzazione"a seguito dell'accordo tra l'Enel e la francese Edf sul nucleare in Italia. «Nel nucleare c'è spazio per tutti. – ha replicato Conti – Mi sembra esagerato sostenere questa posizione». (Da Il sole 24 Ore)

L’energia responsabile secondo Paolo Scaroni, l'amministratore delegato dell’Eni

mercoledì 18 marzo 2009

Svezia libera dal petrolio nel 2030

Si potrà anche pensare che annunci di lungo termine come questo sono prettamente propagandistici, che servono a influenzare l’informazione globale, oppure che fare previsioni per qualcosa che accadrà tra vent’anni sia impossibile, o ancora che fino al 2030 che ne passerà di petrolio sotto ai ponti. Ma se a fare un annuncio del genere è un paese scandinavo come la Svezia, il quale ha oltretutto chiaramente spiegato le linee guida che porteranno a questo cambiamento epocale, c’è da fidarsi. La Svezia, il primo paese dell’Unione Europea per innovazione, ha recentemente annunciato che la vera indipendenza dal petrolio sarà raggiunta a partire dal 2030, e questo grazie a politiche energetiche e di trasporto ben precise: la nazione scandinava ha infatti fortemente investito negli ultimi anni sul bioetanolo, tanto che già oggi l’85% delle Volvo e delle Saab vendute entro i confini nazionali montano motori di tipo flexfuel. Bisogna precisare che la Svezia ha dovuto rivedere le stime di questa indipendenza dall’oro nero, precedentemente fissate a partire dal 2020, per varie cause: su tutte ha pesato la crisi economica, oltre alle difficoltà oggettive nella produzione dei biocarburanti e alle realistiche prospettive di chiusura delle due case automobilistiche svedesi, Saab e Volvo. Il governo svedese ha quindi optato per una soluzione intermedia che prevede il taglio delle emissioni di CO2 del 40% entro il 2020 e, a partire da questa data, metà dell’energia del Paese verrà prodotta sfruttando risorse rinnovabili, la maggior parte delle automobili circoleranno grazie al bioetanolo di II generazione, prodotto dagli scarti organici e concime animale. Già oggi la maggior parte dell’energia svedese proviene da fonti rinnovabili (anche dal nucleare), e i riscaldamenti domestici sono forniti dal calore geotermico o da energia dispersa generata da processi industriali. L’ultimo settore ancora dipendente da risorse non rinnovabili era proprio quello dei trasporti, fino ad oggi. E pensare che è passato solamente un anno da quando l’annuncio del Ministro dei Trasporti, Maud Olofsson, di eliminare completamente la dipendenza dal petrolio per tutte le auto, scatenò una reazione rabbiosa da parte dei due colossi automobilistici svedesi. (Da yeslife.it)

In Gran Bretagna è guerra tra nucleare ed eolico

Il gruppo energetico francese Edf e quello tedesco E.On hanno avvertito il governo inglese che potrebbero ritirare i piani per la costruzione dei nuovi impianti nucleari a meno che l'esecutivo non riduca i propri obiettivi rispetto all'energia da fonte eolica. Le richieste, presentate in occasione della consultazione indetta dal governo sull'energia rinnovabile hanno rinnovato le preoccupazioni dei produttori del settore eolico sul fatto che i due settori, quello del nucleare e quello legato alla fonte del vento, non possano crescere contemporaneamente. Edf ed E.On, due delle maggiori utilities al mondo, hanno fatto sapere che i tentativi di raggiungere la quota del 35% di elettricità prodotta da fonti rinnovabili non solo risultano poco realistici, ma danneggiano anche i piani di sviluppo alternativi, come quelli per la costruzione di centrali nucleari.«Lo sviluppo intensivo di energia intermittente, com'è quella da fonte rinnovabile, richiederà, nelle fasi in cui le rinnovabili non saranno tanto abbondanti da rispondere ai bisogni energetici, la realizzazione di impianti che comportano emissioni di biossido di carbonio», ha spiegato Edf. «Queste saranno, probabilmente, in gran parte a gas e rischiano di compromettere, perciò, gli sforzi di ridurre la dipendenza dagli approvvigionamenti esteri. L'obiettivo del 25% prodotto da fonti rinnovabili, invece, provvederebbe a migliorare la piattaforma condivisa, in modo da decarbonizzare la produzione di energia dopo il 2020, attraverso una combinazione di rinnovabili, nucleare, carbone e gas con il metodo della cattura e sequestro del carbonio».Ma il tentativo di diminuire il contributo delle rinnovabili al mix energetico ha mandato su tutte le furie i gruppi ambientalisti. «Abbiamo sempre detto che il nucleare avrebbe messo a repentaglio le fonti rinnovabili e danneggiato gli sforzi britannici di combattere il cambiamento climatico; ora Edf ci dà ragione», ha argomentato Nathan Argent, alla guida della divisione energia di Greenpeace.«Il National grid», che è la società che gestisce la rete britannica di distribuzione del gas e dell'elettricità, «mostra come esistano nel paese le risorse per superare la quota del 30% di rinnovabili, sul totale dell'energia prodotta. Edf sta cercando di arrestare gli sforzi per affidare alla Gran Bretagna la più importante tecnologia in grado di combattere il cambiamento climatico per avere la possibilità di tutelare i suoi interessi sull'atomo».Il gruppo ambientalista Amici della Terra concorda: «Il Regno Unito è il paese europeo con più risorse idriche», ha protestato il direttore esecutivo, Andy Atkins, «noi dovremmo sviluppare al massimo le rinnovabili e sfruttare quanto più è possibile queste fonti di energia pulita e sicura e non sostenere gli interessi industriali francesi». (da Italia Oggi)

L’energia responsabile secondo Paolo Scaroni, amministratore delegato dell’Eni

martedì 17 marzo 2009

Maldive, zero emissioni entro 2020

Quanto contribuiscono le industrie maldivane al riscaldamento globale? Molto poco. L'annuncio del presidente Mohamed Nasheed ha però fatto scalpore: entro il 2020 renderà l'arcipelago a emissione zero. Una mossa significativa perché i meravigliosi atolli dell'oceano indiano sarebbero i primi a soccombere con l'innalzamento degli oceani. Basta un metro in più e i 385mila abitanti dovranno trovarsi un'altra dimora. Secondo The Observer il piano include la costruzione di 155 turbine a vento, l'installazione di mezzo chilometro quadrato di pannelli solari sui tetti delle abitazioni, e la realizzazione di una centrale a biomassa alimentata da gusci di noci di cocco. L'energia rinnovabile servirà ad alimentare non soltanto le case e le industrie ma anche le automobili e le imbarcazioni, che verranno gradualmente sostituite con versioni elettriche. «I cambiamenti climatici sono un'emergenza globale. Il progetto costerà circa 110 milioni di dollari all'anno. Da solo non salverà certamente il pianeta. "Rendere le Maldive a impatto zero è una sfida realistica - ha detto Chris Goodall, esperto di cambiamenti climatici inglese coinvolto nel progetto -. Riuscendoci potremmo dimostrare alle apatiche nazioni sviluppate che agire è possibile e anche con costi ragionevoli". (da ilsole24ore.com)

Damanhur modello di scuola ambientale

Per il quarto anno consecutivo la scuola familiare di Damanhur riceve la Bandiera Verde per il progetto Ecoschools. La cerimonia si svolgerà domani sera, alle 20.45, nella sala Adriano Olivetti presso DamanhurCrea a Vidraccp. Sarà premiato il lavoro svolto durante l’anno scolastico 2007-2008, per un progetto svolto in collaborazione con «La Polveriera» laboratorio territoriale di educazione ambientale di Ivrea, il Museo «A come Ambiente» di Torino, la Cooperativa Solerà - impianti di energia rinnovabile, MBM ed il e il Comune di Vidracco. EcoSchools è un programma internazionale dedicato alle scuole finalizzato alla gestione, certificazione ambientale e per l’educazione allo sviluppo sostenibile.La Bandiera Verde, ottenuta dalla scuola che ha meritato la certificazione «Ecoschool», è un simbolo riconosciuto in ambito internazionale. (Da La Stampa)

Che cosa fanno i grandi gruppi petroliferi per l’ambiente. Questo è quello che l’Eni, ad esempio, su iniziativa dell’amministratore delegato Paolo Scaroni, dichiara di fare ogni anno.

lunedì 16 marzo 2009

Lula alla Casa Bianca: energia in primo piano

È stato il primo leader dell'America Latina ricevuto da Barack Obama e ha parlato anche a nome dell'intero continente:il presidente del Brasile,Luis Ignacio Lula da Silva ( nella foto,in primo piano,con Obama) ha chiesto agli Stati Uniti di allentare l'embargo a Cuba e di ammorbidire i rapporti con il Venezuela.Ha chiesto,per il Brasile,l'eliminazione dei dazi sull'import di etanolo di cui è un grande produttore.«I biocombustibili-ha detto Lula sono un'alternativa straordinaria per il mondo intero ». (Il Sole 24 Ore)

Il Fotovoltaico approda a Latina

Con l'intento di divulgare le numerose possibilità che offre l'energia solare, l'associazione «Fare Verde» in collaborazione con la Tees Impianti ha deciso di organizzare un convegno dal titolo: «Il sole nonemette fattura». Il convegno si terrà: venerdì 20 Marzo, alle ore 17.30, presso il Park Hotel di Latina. Durante il convegno verranno illustrate le numerose possibilità offerte dal fotovoltaico. Il solare fotovoltaico è la tecnologia che consente, attraverso speciali pannelli, di produrre energia elettrica ed è incentivato dallo Stato con il Conto Energia. Si tratta di una realtà in forte crescita nazionale, ma in provincia di Latina, forse, la scarsa informazione ne ha ostacolato lo sviluppo. Con questo convegno l'associazione 'Fare Verde' intende informare la popolazione anche delle vantaggiose possibilità economiche grazie al «Conto Energia», infatti, è possibile non pagare l'energia elettrica che si consuma fino al limite della capacità dell'impianto ed inoltre per le nuove installazioni, utilizzando adeguati prodotti bancari per realizzare gli impianti senza alcun esborso monetario. Per ulteriori informazioni è possibile con telefono 0773/664093. (Da Il Tempo)

L’energia responsabile secondo Paolo Scaroni, amministratore delegato dell’Eni

venerdì 13 marzo 2009

Mobilità sostenibile, strade intelligenti e motori elettrici così l´Italia riparte

L´innovazione resta sempre il grande elemento strategico per l´industria di ogni paese. Nei momenti di crisi come in quelli di crescita e sviluppo. E così investire su imprese che puntano all´eccellenza e alla qualità vuol dire credere nel futuro dell´imprenditoria. Quali sono allora i progetti con cui l´industria proverà a ripartire nel campo dell´ambiente e della mobilità? Quali le prossime sfide del made in Italy? I 22 progetti più interessanti (selezionati su 439 presentati) sono stati premiati e finanziati nell´ambito del programma "Industria 2015" e verranno realizzati nei prossimi anni da diversi consorzi, composti in tutto da 250 imprese e 100 centri di ricerca. Di questi progetti si parlerà a "ManiFutura Festival" che riunirà a Pisa dal 17 al 21 marzo il mondo dell´impresa, dell´università e delle politica per discutere il futuro dell´industria in tempo di crisi. La mobilità sostenibile è il tema fondamentale di questi progetti che vanno dal vaporetto ecologico ai treni flessibili, dal car sharing alla carrozza ferroviaria a due piani, dagli autobus urbani ibridi all´elettronica che gestisce il traffico. Proprio di questo si occupa il progetto "Easy Rider", primo classificato della lista e che coinvolge diversi centri di ricerca italiani di cui è capofila la Magneti Marelli (di cui fanno parte tra le altre il centro ricerche Fiat, Anas, ST Microelectronics e Art). Si tratta della realizzazione di un sistema per l´integrazione di infrastrutture stradali, veicoli e servizi per il miglioramento dell´infomobilità e della sicurezza stradale. La parte più interessante riguarda i segnali stradali intelligenti, in grado di trasmettere informazioni all´automobilista insieme al monitoraggio del profilo stradale da comunicare in tempo reale ai veicoli in transito.Ancora la mobilità urbana è al centro del progetto Piaggio con un veicolo a due ruote di nuova generazione, ecocompatibile e sicuro, basato comunque sul netto vantaggio che danno proprio le due ruote sulle quattro. Considerazioni rafforzate scientificamente da una serie di ricerche - la più recente delle quali effettuata a Parigi dalla ADEME-Agence de l´Environnement et de la Maîtrise de l´Energie su un percorso di 30 km tra la banlieue e il Musée d´Orsay in differenti condizioni di traffico. Risultato: con scooter e moto il tempo di viaggio si riduce del 50 per cento, fino al 65 per cento il risparmio di carburante, e fino al 75 per cento l´abbattimento delle emissioni di CO2. Ancora meglio si potrà fare con l´alimentazione ibrida (ovvero due motori, uno a benzina e l´altro elettrico) che il gruppo Piaggio sta già sperimentando sull´MP3.E tanto per rimanere nel campo dell´ibrido ecco l´altro progetto chiamato "Vision", il più curioso e affascinante. È firmato Fincantieri e prevede la realizzazione di un vaporetto ibrido per Venezia. Obiettivo? Naturalmente il rispetto dell´ambiente e il comfort dei passeggeri. Perché anche i vaporetti, come le automobili, in futuro dovranno essere costruiti per abbattere, fino ad eliminarle, le varie forme di inquinamento. E quindi anche in questo caso via con le motorizzazioni ibride, poi con l´energia solare e infine con l´idrogeno. Il tutto aspettando il 2015. (da Repubblica)

Sfida ecologica, l’evento "produrrà" un bosco

E’ una sfida anche questa. Decisamente inedita: un evento automobilistico in chiave «ecologica» che contribuirà al rimboschimento di oltre 50 mila metri di bosco.Sembra un controsenso coniugare, nella stessa direzione, auto - quasi sempre sul banco degli imputati quando si parla di inquinamento - e difesa dell’ambiente. Ma è la sfida che affronta, quest’anno, la Mac Events di Genova, società organizzatrice della rievocazione della Milano-Sanremo. «E’ una mission che vogliamo applicare anche ai nostri prossimi impegni motoristici - dicono alla Mac Events - La Milano-Sanremo sarà “certificata” a impatto zero da Lifegate, società che diffonde e sostiene progetti, valori ecocompatibili e rispetto dell’uomo e dell’ambiente». Come? «Convertendo - dicono gli organizzatori - in chiave ecosostenibile e di risparmio energetico tutti i nostri interventi». In base al protocollo di Kyoto è stato calcolato che la Milano-Sanremo comporterà un emissione di CO2 (anidride carbonica) per 263816 kg. Cui corrispondono 51700 metri quadrati di foresta. Ecco allora che Mac Events, con i risparmi energetici che riuscirà a fare, ripianterà 51700 metri quadrati di bosco in Costarica. Come avverranno i risparmi? In tanti modi: riducendo l’utilizzo di materiali cartacei con l’uso della posta elettronica; stampando i materiali promozionali sui carta riciclata; utilizzando tessuti ecosostenibili; rinunciando, ove possibile, a materiale plastico per scopi promozionali; scelta di fornitori che limitano il consumo di CO2; promuovendo il car-pooling (utilizzo in comune di auto) per lo spostamento dei partecipanti; impiego di vetture a basso impatto ambientale per lo staff; catering con prodotti di origine locale acquistati nel raggio di 100 km; utilizzo di detersivi a basso impatto ambientale; smaltimento differenziato dei rifiuti. (Da La Stampa)

Ecco come le grandi aziende dichiarano di volere sensibilizzare le giovani generazioni sui comportamenti eco sostenibili. Il caso dell’Eni, guidato dall’ad Paolo Scaroni

giovedì 12 marzo 2009

Piano casa, bonus risparmio energetico per chi ristruttura?

Il piano casa che sarà approvato venerdì dal Cdm, sarà contenuto in una legge quadro. Gli obiettivi: un milione di nuovi proprietari e 5-6mila nuove case popolari. Nel piano è prevista una semplificazione delle procedure per ristrutturare la casa che sono sostituite da perizie giurate
Roma - Un milione di nuovi proprietari e cinquemila nuove case popolari. Questi sono alcuni degli obiettivi, a quanto apprende l’Adnkronos, che l’esecutivo intende realizzare attraverso il piano casa da 550 milioni che avrà il via libera domani dalla Conferenza Unificata.
Gli alloggi popolari Gli alloggi popolari interessati dal piano casa dovrebbero essere 5mila, ma potrebbero salire a 6mila le abitazioni interesta dal piano considerando anche interventi di ricostruzione. A riscattare l’immobile in cui vive potrebbe essere un milione di persone che oggi vive nelle case popolari. Per quanto riguarda invece il piano casa che sarà approvato venerdì dal Consiglio dei ministri, dovrebbe essere contenuto in una legge quadro di circa 30 cartelle.
Le procedure di ristrutturazione Nel piano sarebbe prevista una semplificazione delle procedure per ristrutturare la casa che saranno sostituite da perizie giurate. Inoltre, gli edifici esistenti potranno ampliare fino al 20% le cubature, mentre per gli edifici di oltre 20 anni l’aumento potrà arrivare al 30%, per chi adotterà criteri di edilizia ecologica e risparmio energetico. Infine il capitolo imposte: il contributo da versare subirà una sforbiciata del 20% che dovrebbe salire al 60% per le case destinate ad abitazione principale del proprietario o dei parenti, fino al terzo grado. (da il Giornale)

Diecimila kit per i bimbi delle elementari. Alla scoperta del risparmio energetico

Sviluppare un piano formativo articolato sul tema del energia e i suoi utilizzi, rivolto ai ragazzi e ai docenti delle scuole elementari di tutta la Regione Lombardia. È questo lo scopo dell’iniziativa presentata ieri presso la Casa dell’Energia e promossa da A2a in collaborazione con Walt Disney Studios Home Entertainment. A partire dal 12 marzo vengono distribuiti 10 mila guide per i giovani studenti che desiderano conoscere il mondo dell’energia e altrettanti kit didattici per gli insegnanti. Testimonial d’eccezione la fatina Trilli, che accompagnerà i ragazzi nel percorso di scoperta delle risorse e del risparmio energetico attraverso disegni e semplici esperimenti. «Viaggio nel magico mondo dell’energia» è composto di 51 pagine per raccontare l’energia, le sue fonti, le sue forme e i suoi utilizzi attraverso splendidi disegni dei Walt Disney animation studios e testi di facile lettura e comprensione. Chiudono il manuale i consigli per essere amico dell’ambiente e le regole magiche per utilizzare l’elettricità e il gas in tutta sicurezza. Nel kit, inoltre, dieci schede per realizzare veri esperimenti con i giovani studenti. Uno strumento utile per far conoscere e meglio le diverse forme di energia e studiarle nelle loro applicazioni ed effetti. Completano il materiale, le schede di verifica e comprensione. Trilli e le sue amiche fate abitano nella Radura Incantata, in un meraviglioso mondo ricco di fiori e piante. Proprio grazie alla loro magica e luminosa energia vitale riescono ad aiutare la natura a vivere il ritmo naturale della stagioni. «Il personaggio di Trilli insieme a Wall-E - ha spiegato Anna Maria Deriu di Walt Disney - dimostrano l’impegno concreto di Disney nei confronti dell’ambiente e l’interesse dell’azienda alla sensibilizzazione delle giovani generazioni». (Da il Giornale)

Un progetto di risparmio ed efficienza energetica è stato lanciato dall’Eni di Paolo Scaroni più di un anno fa con l’obiettivo di permettere un risparmio del 30% sull’attuale bolletta energetica di ogni famiglia

mercoledì 11 marzo 2009

La Puglia andrà a idrogeno

La Puglia e’ pronta per realizzare la prima rete in Italia di distributori di idrogeno per i veicoli. Dopo l’esperienza toscana, con l’idrogenodotto urbano di Arezzo e il distributore di idrogeno Agip, la regione pugliese si appresta a seguirne l’esempio ecologico facendo le cose in grande. La notizia è trapelata dalla presentazione di Energethica 2009, il salone dell’energia rinnovabile e sostenibile in programma dal 5 al 7 marzo alla Fiera di Genova. Dopo l’accordo di programma, siglato il 10 aprile dello scorso anno, tra la Regione Puglia ed il Ministero dell’ambiente, che prevedeva uno stanziamento di 5 milioni di euro per sei distributori nelle sei province pugliesi, il progetto aveva avuto una battuta di arresto. Ora invece ci sarebbero le condizioni per ripartire creando la più grande rete di distributori di idrogeno d’Italia, derivante da energie rinnovabili e non da metano. Il momento per una svolta in direzione rinnovabile è molto favorevole, per due motivi: - in primo luogo la profonda crisi dell’auto che impone una riconversione ecologica, con l’utilizzo di energie rinnovabili, diminuendo gradualmente la dipendenza dal petrolio; - in secondo luogo il regolamento dell’Unione Europea approvato il 4 febbraio, che prevede l’omologazione delle auto a idrogeno su tutto il territorio europeo entro due anni. Secondo il fisico Nicola Conenna, padre del progetto pugliese nonché presidente dell’Università dell’Idrogeno H2U, “l’energia radiante proveniente dal sole e’ la fonte energetica alla quale facciamo riferimento per la produzione di idrogeno – sottolinea Conenna - non inquina ed e’ garantita per 3-4 miliardi di anni’’. L’industria automobilistica è in grado di produrre motori elettrici senza alcun problema ma, probabilmente, si passerà attraverso una fase transitoria, che garantirà una minore efficienza, con l’utilizzo dell’idrometano: una miscela di metano e idrogeno che consentirebbe di alimentare l’attuale parco circolante di auto a metano (circa 500 mila veicoli). Ma le prospettive per l’uso dell’idrogeno non si limitano al settore auto. Il progetto di Conenna prevede anche l’utilizzo di motori ad idrogeno sulle imbarcazioni da diporto. Questa sarebbe anche una grande opportunità di risparmio per i pescherecci, in un settore come quello della pesca che, nell’estate del 2008, era stato messo in ginocchio dal caro petrolio. La scelta intrapresa dalla Puglia ha anche un forte significato nazionale perché equivale, indirettamente, ad un chiaro niet agli investimenti destinati all’energia nucleare che, in base all’accordo tra il governo e il presidente francese Sarkozy, vedranno la luce non prima del 2020. Il governatore della Puglia, Nichi Vendola, ha infatti dichiarato la sua regione off-limits per qualsiasi ipotesi nucleare, sottolineando come il piano energetico ambientale sia incompatibile con qualsiasi fonte nucleare. Il no alle centrali ed ai siti di stoccaggio delle scorie nucleari va ricordato che non è una posizione limitata alla sola Puglia, dato che tutte le Regioni hanno formalizzato, con atto ufficiale nella Commissione Ambiente, la propria contrarietà all’opzione nucleare. Probabilmente accompagnare il proprio no al nucleare con scelte di politiche energetiche sostenibili per le comunità, seguendo l’esempio della Puglia, potrebbe contribuire a far ragionare su come possano esistere delle alternative. Valide. (da Yeslife.it)

Il polo ceramico gioca la carta dei prodotti «verdi»

Sono più che altro segnali di speranza in un contesto squassato dalle vertenza Iris (per ora risolta) ed Emilceramica (lunedì si riunisce un tavolo istituzionale) e dall'evidenza dei numeri della cassa integrazione che a livello nazionale si è aperta nel comparto per 5.500 lavoratori, fra aziende di piastrelle e sanitari. In un momento critico come questo, ci sono aziende del distretto ceramico tra Modena e Reggio Emilia (oltre il 90% della produzione italiana che vale 5,7 miliardi) che cercano di rilanciare, mettendo sul piatto tutto il know how del distretto sul fronte dell'innovazione di prodotto e, soprattutto, l'attenzione alla sostenibilità ambientale.«Siamo all'inizio di un processo », spiega Mario Roncaglia, vicepresidente di Novabell, azienda storica del distretto che sta molto puntando su un suo marchio "ecologico" per prodotti che contengono minimo il 40% di materiali riciclati. Prodotti che sono conformi al sistema di certificazione Leed che si sta affermando soprattutto negli Stati Uniti – ma anche inaltri 40 Paesi del mondo – come uno dei sistemi maggiormente diffusi per la certificazione degli edifici e che valuta la sostenibilità ambientale, sociale ed economica degli edifici, dalla fase di progettazione fino alla gestione quotidiana. Per ora, ad avere prodotti "Leed compliant" «siamo una decina di imprese; mi piacerebbe se al prossimo Cersaie fossimo almeno il doppio », dice il vicepresidente dell'azienda reggiana – 48 milioni di ricavi nel 2008, uno stabilimento a Castellarano – che ha presentato una nuova linea "ecologica" in grès porcellanato e, nel contempo, nei giorni scorsi ha deciso di chiudere con tre settimane di anticipo la procedura di Cig ordinaria, la cui conclusione era prevista per la metà di questo mese.«Certo –aggiunge Roncaglia – i prodotti a maggiore sostenibilità aziendale hanno avuto un peso, ma non determinante. Allo stesso modo, però, ci aspettiamo un'accelerazione nella produzione e nelle richieste di prodotti ecologici».Non è semplice una valutazione di quanto i prodotti "verdi" pesino sulle produzioni del distretto. Di certo l'attenzione dei produttori è però sempre maggiore come dimostra il fatto che nel distretto si contano 28 aziende con certificazioni Ecolabel o Emas oppure secondo le norme Iso serie 14000.«L'utilizzo di materiali ecocompatibili è un plus per il prodotto», dice Dante Giacobazzi, amministratore unico di Impronta Ceramiche, azienda modenese da 105 milioni di euro nel 2008 – per il 70% realizzati oltreconfine – e 450 dipendenti. Proprio lunedì per l'azienda terminerà il periodo di cassa integrazione ordinaria. «È un momento difficile per il compartoe proprio il distinguerci rispetto ai Paesi emergenti può essere la nostra forza per il futuro. Ora presenteremo una nuova linea di prodotto conforme alla certificazione Leed al Covering di Chicago, in aprile, che si unirà a un'altra linea messa sul mercato a inizio anno con piastrelle composte da materie prime naturali e riciclate per il 45 per cento». (Dal sole 24 Ore)

L’energia responsabile secondo Paolo Scaroni, amministratore delegato dell’Eni