martedì 31 marzo 2009

Napoli capitale dello sviluppo sostenibile

Napoli si candida a diventare sede permanente del Forum Mediterraneo dei Giovani. È l’auspicio emerso dal vicepresidente della Regione Campania, Antonio Valiante, a conclusione dell’iniziativa di cooperazione che ha consentito nei giorni scorsi ad oltre duecento studenti provenienti da trenta università del bacino euromediterraneo di discutere di progetti di cooperazione. Napoli capitale della cultura e dello sviluppo sostenibile, quindi, - come ha sottolineato anche l’assessore regionale alla Ricerca scientifica, Nicola Mazzocca - grazie al Forum a cui hanno preso parte studenti di Egitto, Francia, Grecia, Israele, Marocco, Malta, Portogallo, Spagna, Tunisia, Turchia e Italia che si sono confrontati su progetti di ricerca e innovazione, reti economiche e relazioni interculturali. (Dal Mattino)

L’energia responsabile vista da Paolo Scaroni, amministratore delegato dell’Eni

«Ambienta, obiettivo a 250 milioni»

Energie alternative. Parla il Ceo Nino Tronchetti Provera: il fondo chiuderà la raccolta il prossimo agosto
A un anno dalla partenza gli investitori hanno versato 160 milioni. Ambienta Sgr ha chiuso il primo esercizio a break even, ha completato il team e ha raggiunto una raccolta del fondo a 160 milioni di euro. A un anno dalla nascita del fondo di private equity, che investe nei settori delle energie rinnovabili, dell'efficienza energetica e dell'inquinamento, Nino Tronchetti Provera, amministratore delegato della Sgr, fa il punto della situazione. «La società ha concluso il suo primo anno a break even e consideriamo questo già un buon risultato. Inoltre in questo periodo abbiamo completato il team con due professionalità di qualità: Valeria Ceccarelli con 11 anni di esperienza nell'investment banking di Morgan Stanley e Claudio De Donato con esperienza di più di 12 anni nelle divisioni Oil&Gas e Chimica di Royal Dutch Shell Si è concluso il periodo di raccolta del fondo?Il fund raising si chiuderà il prossimo agosto. L'obiettivo è quello di raggiungere i 250 milioni. Attualmente siamo arrivati a 160 milioni e continuiamo a ricevere manifestazioni di interesse da parte di investitori italiani e stranieri. Fra i nostri investitori ha deciso di raddoppiare il proprio committment Inarcassa e probabilmente qualcun altro potrebbe seguire questo esempio.In controtendenza con l'atteggiamento degli investitori in questi ultimi mesi...Le aziende in cui investiamo hanno un andamento in controtendenza rispetto al contesto economico dell'ultimo anno. Abbiamo già investito in Italiana Pellets nel settore delle biomasse e in Icq Holding nel comparto delle energie rinnovabili. Le due aziende che controlliamo sonopassate da 53 a 87 dipendenti dal 2006 al 2008 ed è prevista un ulteriore crescita a 175 dipendenti in totale al 2010.Cosa la fa essere così ottimista sui comparti a cui guardate?L'ottimismo deriva dal fatto che è un settore in crescita. A questo aggiungiamo piani che vanno da quello di Obama, molto incentrato sugli incentivi al settore ambientale e ancor più in questa direzione vanno quello coreano e quello cinese. Questo ha inevitabilmente ricadute sul settore a livello internazionale. Sono quindi settori anche in grado di creare occupazione. Inoltre credo che possano esserci buone opportunità d'investimento a seguito della discesa dei prezzi. È un peccato però che l'Italia in questo ambito sia ancora ai blocchi di partenza anche se le aperture di lunedì ci fanno sentire ottimisti.Che dossier state esaminando?Abbiamo visto più di 500 dossier ad oggi e ne abbiamo analizzati 200. Stiamo guardando in particolare a società che operano nell'efficienza energetica, nei veicoli elettrici, nei rifiuti e nel reciclo e stiamo riaprendo il capitolo delle tecnologie per le rinnovabili.Non ci sono problemi con il mercato del debito per fare investimenti in questo momento?Il mercato del debito è più selettivo e più caro. Noi non basiamo le acquisizioni sul debito, ma sono piuttosto le nostre controllate che usano il project financing e in questo settore non manca la disponibilità delle banche a prendere in considerazione i progetti. (Dal Sole 24 Ore)

lunedì 30 marzo 2009

Sicilia, venti di crisi sulle pale eoliche

Soffiano venti di crisi sull'eolico in Sicilia. Dopo le denunce delle settimane scorse da parte del sindaco di Salemi, Vittorio Sgarbi, su presunti interessi mafiosi attorno al business delle pale eoliche, cresce nell'Isola il fronte dei contrari allo sviluppo della cosiddetta energia pulita. L'ultima voce di rigetto è arrivata ieri (venerdì 27) da Palermo, dove si è tenuto il convegno internazionale «Il paesaggio sotto attacco. La questione eolica», organizzato da Italia Nostra. A evidenziare alcune perplessità sull'eolico è stato innanzitutto il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, che ha ricordato, a questo proposito, le norme più restrittive introdotte dal Piano ambientale regionale, pubblicato proprio ieri sulla Gazzetta Ufficiale della Regione. «Non so se la nostra sarà una battaglia vincente perché siamo attaccati da tutte le parti», ha detto il governatore, «Con questo piano mi sono fatto qualche nemico, ma spero che servirà a diffondere la consapevolezza tra i siciliani della necessità di difendere i propri tesori, tra i quali c'è il paesaggio». Lombardo ha poi precisato di «non essere contro l'eolico, sono per l'eolico minimo». E ha assicurato che il nuovo piano energetico si è ispirato ai principi «della sicurezza e della convenienza» Assolutamente contrario, invece, Carlo Ripa di Meana, consigliere nazionale di Italia Nostra, secondo cui «finalmente è stata svelata la vocazione affaristica dell'eolico e pure la modestia del suo apporto energetico». Sulla stessa lunghezza d'onda anche Valery Giscard d'Estaing, ex presidente della Repubblica francese e presente ieri a Palermo: «Il paesaggio europeo e siciliano sono gravemente minacciati dalle pale eoliche», ha osservato Giscard d'Estaing. Che ha consigliato, invece, di «focalizzare l'attenzione sull'energia solare e, prima ancora, su quella nucleare». All'incontro hanno preso parte anche alcune associazioni ambientaliste che hanno ribadito la propria contrarietà al business dell'eolico. In particolare, fanno osservare le stesse associazioni, «colpisce l'innegabile sproporzione tra il grave danno ambientale causato dalle selve degli aerogeneratori e il loro contributo, del tutto marginale, alla soluzione del problema energetico». (Da Mf Sicilia)

Eni e Legambiente, progetto comune per promuovere le rinnovabili

«Il futuro del Pianeta, gli scenari dell'energia» è un progetto avviato da Eni e Legambiente per individuare una posizione comune e un approccio costruttivo alle problematiche ambientali ed energetiche globali. La prima tappa del progetto è in programma il 2 aprile nell’aula magna del Politecnico di Torino, in un workshop intitolato «Anche il sole fa la sua rivoluzione». A parlare agli studenti sono stati chiamati nomi illustri della comunità scientifica internazionale tra i quali James Barber docente di biochimica dell’Imperial College di Londra, esperto di fotosistemi, Stefan Glunz capo del Dipartimento Silicon Solar Cells del Fraunhofer Institut fur Energiesysteme di Friburgo, Martin Green responsabile della ricerca fotovoltaica della University of New South Wales di Sidney e Mauro Vignolini responsabile del progetto Solare Termodinamico a Concentrazione di Enea. La conferenza rappresenta, come detto, la prima tappa di un progetto con cui l'Eni di Paolo Scaroni e Legambiente, nel rispetto reciproco delle proprie identità e ruoli, intendono porre le basi per un confronto propositivo sul terreno delle energie rinnovabili. L’obiettivo comune è, da una parte, stimolare una discussione scientifica di alto respiro e far emergere le nuove opportunità anche occupazionali che questa nuova frontiera rappresenta, e, dall’altra, promuovere presso l’opinione pubblica la grande valenza del risparmio energetico. (Da Finanza & Mercati)

venerdì 27 marzo 2009

Geometri, l'ambiente prima di tutto

L'Assemblea dei Presidenti e Consiglieri dei Collegi dei Geometri e Geometri laureati si riunirà il 2 aprile nell'ambito della «Ecopolis 2009» presso la Fiera di Roma. La manifestazione è dedicata al tema della città sostenibile. In questo ambito si svolgerà la tavola rotonda che vedrà la partecipazione di George Wolfgang Reinberg, architetto esperto in bioarchitettura, Norbert Lantschner – Direttore Casaclima, on. Angelo Alessandri (Presidente VIII Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera dei Deputati), on. Ermete Realacci (Responsabile Ambiente del PD), Fausto Amadasi - Presidente Cassa Italiana Geometri, Fausto Savoldi - Presidente CNGeGL, Francesco Mazzoccoli – Direttore Geocentro/Magazine, Moderatore sarà Daniela Vergara - Giornalista del TG2.La tavola rotonda evidenzierà le attenzioni dei geometri all'ambiente ed al territorio con argomenti relativi alla natura urbana, al design urbano ed al rispetto dell'ambiente per quanto stabilito dalle nuove competenze del tecnico dell'edilizia, territorio ed ambiente, ed al risparmio energetico e certificazione su cui i geometri sono in prima linea fin dall'entrata in vigore della Legge n. 10/1991. George Wolfgang Reinberg, titolare dello studio di architettura in Vienna, ha progettato edifici sostenibili curando gli aspetti ecologici ed energetici. Il suo intervento alla tavola rotonda tratterà l'esigenza di porre estrema attenzione ai materiali, al sito e soprattutto alla necessità di tutelare l'ambiente e la salute delle persone che vivranno nell'edificio oggetto di intervento edilizio. Tali principi, alla base di ogni passo del progetto e della sua realizzazione, caratterizzano gli interventi dell'architetto pubblicati su numerose riviste di architettura in molti Paesi in Europa, in Messico ed in Giappone. Secondo Norbert Lantschner – Direttore di «Casaclima», gli edifici dissipano circa la metà dell'energia globale effettivamente consumata. Si continua ad agire in modo non programmato nonostante che le tecnologie per costruire abitazioni più parsimoniose dal punto di vista energetico siano già disponibili da molto tempo. Inoltre, grazie al risanamento energetico, negli edifici esistenti è possibile ridurre fino all'80% le emissioni di anidride carbonica prodotte dal riscaldamento e dai sistemi di produzione dell'acqua calda. Sarà approfondito il tema dello sviluppo attento al futuro ed illustrerà il progetto di soluzioni edilizie in grado di conciliare pienamente equità sociale, attenzione ecologica ed efficienza energetica mediante sistemi collaudati ed estremamente innovativi. Con l'obiettivo di «rottamare il petrolio» l'on. Ermete Realacci presenterà il disegno di legge di iniziativa di trenta deputati del Partito Democratico volto a disciplinare le urgenti misure per la minimizzazione della dipendenza energetica dal petrolio e la riduzione delle emissioni di Co2. Il DL prevede la delega al Governo per il coordinamento e la semplificazione delle disposizioni in materia di risparmio energetico e di uso delle fonti rinnovabili. L'iniziativa parlamentare vuole accelerare il passaggio verso un sistema energetico affrancato dalla dipendenza dagli onerosi ed inquinanti combustibili fossili.Sulla qualità della progettazione per gli edifici, la proposta di Legge che sarà illustrata dall'on. Angelo Alessandri, della Lega Nord, è finalizzata ad assicurare il risparmio energetico contestualmente alla tutela dell'ambiente interessato dagli interventi edilizi. La nuova normativa, di semplificazione e di maggiore rigore, costituisce un ulteriore passo avanti verso il benessere dei fruitori dei fabbricati in termini di maggiore economia sui consumi energetici e, soprattutto, di maggior benessere per chi li abita. Tanto da coniugare la certificazione energetica con la sostenibilità ambientale ed il benessere dei fruitori. Un nuovo marchio denominato «qualità casa» da applicare prioritariamente agli edifici residenziali anche un forte valore di orientamento del mercato immobiliare e delle locazioni.I lavori assembleari continueranno con gli interventi e l'ulteriore dibattito dei Presidenti e Consiglieri di Collegio. (Da Italia Oggi)

Sviluppo sostenibile, arriva l'impianto che taglia la bolletta

POZZO D'ADDA. ENERGIA PULITA a prezzi contenuti. Termica ed elettrica in un colpo solo, con un taglio consistente della bolletta. E' l'ambizioso obiettivo dell'impianto di cogenerazione che la giunta Quadri sta mettendo in cantiere in zona industriale, la più adatta ad ospitarlo. In un'area defilata, in grado di soddisfare la domanda privata e quella pubblica. Poco distante sorgerà il nuovo polo scolastico, la cosiddetta Cittadella Civica. Realizzato con formula flessibile, l'impianto potrà essere ampliato man mano che gli utenti si faranno avanti. Grazie ai moduli di cui è composto e sui quali è già all'opera Atos, la municipalizzata di Trezzo, allargata da meno di un anno ai vicini. Anche Pozzo e Vaprio ne fanno parte ormai e usufruiscono dell'abilità dei suoi cervelli. Sullo sviluppo sostenibile hanno sempre dato il meglio. Un progetto, quello della centrale, che darà spolvero alle politiche ambientali della giunta dopo la recente adesione al protocollo di Kyoto sulla riduzione delle emissioni in atmosfera. Dalle parole ai fatti, il passo è stato breve. IL NUOVO IMPIANTO per la produzione combinata di elettricità e calore (di cogenerazione appunto) è un tassello importante del processo di ammodernamento del paese avviato dal governo locale. La maxi-caldaia di Pozzo sarà realizzata con tutti i crismi del caso. Un motore a metano alimenterà un generatore producendo energia elettrica immessa nella rete generale. Non andrà perso neppure il calore residuo degli ingranaggi e dei gas di scarico condotti attraverso degli scambiatori alla rete di teleriscaldamento. «Il costo dell'energia è uno dei problemi che tarpa le ali allo sviluppo spiegano in Comune progettare impianti rispettosi dell'ambiente e del portafoglio, è una missione». (Dal Giorno)

L’energia responsabile secondo Paolo Scaroni, amministratore delegato di Eni

giovedì 26 marzo 2009

Napoli, forum sullo sviluppo sostenibile

Oltre 200 studenti, dottorandi e ricercatori in rappresentanza di 30 università di 11 paesi del Mediterraneo saranno i protagonisti della I edizione del Forum Mediterraneo dei Giovani, oggi e domani alla Stazione Marittima. I giovani si confronteranno sulla cooperazione europea per lo sviluppo sostenibile del bacino del Mediterraneo.

Ecco il “villaggio ecologico”

Il villaggio ecologico, quello che sorgerà al Ronzone nell’area ex Bargero, verrà presentato domani alle 21 al salone Tartara dal Comune, nell’ambito del più generale progetto che riguarda Ronzone - Eternot, che tratterà le principali tappe della trasformazione del quartiere da prettamente industriale a residenziale. I finanziamenti derivano da Stato e Regione e ammontano a circa 5 milioni e 827 mila euro. Sono stati suddivisi in progetti diversi, denominati «Ronzone.edu» che comprende la struttura della scuola materna e asilo nido che sta realizzando l’impresa Capra all’ex Piemontese oltre a quote di edilizia sperimentale; «Ribaltamento ecologico» che prevede opere di urbanizzazione con la riqualificazione di via XX Settembre e il villaggio ecologico appunto. Prevede 66 nuovi alloggi (42 dei quali finanziabili con fondi dei contratti di quartiere) divisi in 5 lotti, affidati ad Atc, imprese Geos e Capra che già hanno firmato l’atto definitivo di acquisto delle aree e le cooperative Ginestra e Unicapi, che devono ancora terminare l’iter d’acquisto. Queste ultime infatti avranno un incontro quanto prima con il Comune perchè hanno chiesto di fissare termini meno perentori per l’avvio e la fine del cantiere, vista la situazione di crisi economica attuale. Non vorrebbero che i maggiori costi ricadessero sui soci. Il villaggio ecologico rappresenta la vera novità che vedrà l’avvio nel 2009 e terminerà nel 2012: verranno realizzati 5 edifici residenziali plurifamiliari con edilizia sperimentale (coibentazioni in pannelli di fibra cellulosica, vetri riflettenti basso-emissivi, serre solari, impianti fotovoltaici, vasche recupero acque meteoriche, caldaie biocombustibili e materiali ecologici). Quelli realizzati da Atc, Unicapi e Geos sono finanziati con risorse di Stato e Regione, mentre il Comune darà un contributo alla realizzazione dei due edifici di cooperativa Ginestra e Capra, oltre al piano colore degli edifici privati di via XX Settembre. La cifra a disposizione per il villaggio è di 3 milioni e 496 mila euro (330 mila per il rifacimento di via XX Settembre e 2 milioni di euro per la scuola materna-asilo nido), con un totale di 5 milioni e 827 mila euro circa a fronte di un costo di 9 milioni e 490 mila.«E’ importante l’incontro di domani - commenta l’assessore all’Urbanistica, Riccardo Coppo - per arrivare a un recupero del quartiere condiviso, coinvolgendo i cittadini in un progetto che corrisponda alle esigenze degli abitanti e dell’intera città». (Da La Stampa)

L’energia responsabile secondo Paolo Scaroni, ad dell’Eni

mercoledì 25 marzo 2009

Climate camp, a maggio un campeggio ambientalista degli universitari

Sarà nel primo Climate Camp torinese che studenti di tutte le città italiane organizzeranno il «comitato di accoglienza» per i membri del G8 dell´Università, in città dal 17 al 19 di maggio. I ragazzi del Cantiere altro sviluppo, nato dalla fusione tra quel che è rimasto dell´assemblea No-Gelmini dell´Università e della No-Tremonti del Politecnico, lo annunceranno questa sera, nel cortile centrale del Politecnico, in una assemblea aperta a tutti gli studenti e le componenti dei lavoratori impegnate sul fronte della contestazione contro la legge 133. Un Climate Camp è un campeggio ambientalista autogestito nel quale si organizzeranno per tutta la durata del G8 dell´Università una moltitudine di eventi da seminari a concerti, tutti sul tema della sostenibilità e dello sviluppo. Un campeggio per centinaia di ragazzi in città. Dove farlo? Si stanno chiedendo gli studenti. Le possibilità non sono molte e comunque avranno l´effetto di una grande occupazione pacifica di una zona della città. L´idea prima sarebbe di restare vicini al luogo cruciale dell´evento, il castello del Valentino, favorita anche dal fatto che non esisterà una vera propria zona rossa come nel G8 dei capi di Stato e sarà perciò possibile manifestare nei pressi dei luoghi scelti per ospitare l´evento. Dal Politecnico di Torino partirà questa sera (ore 18) un appello agli studenti e ai lavoratori del mondo della conoscenza di tutta Italia che hanno a cuore i temi dell´ambiente affinché si mobilitino e partecipino a quella che nelle aspettative potrebbe rivelarsi la nuova grande manifestazione dell´Onda. Al G8 parteciperanno 50 atenei, due per ciascun paese membro, più altre università di alcuni paesi "in via di sviluppo". La Conferenza dei Rettori, il Politecnico di Torino e l´Università di Firenze hanno rappresentato l´Italia allo scorso G8 University Summit di Sapporo in Giappone nell´estate 2008, a pochi giorni dal G8 dei Capi di Stato. Durante quel primo appuntamento furono discussi il ruolo e il possibile contributo delle università alla crescita economica e alla sostenibilità ambientale globale. Al termine dei lavori fu scritta una dichiarazione, indirizzata agli stati membri che si sarebbero riuniti pochi giorni dopo: la Sapporo Sustainability Declaration (SSD) firmata dai 37 Rettori è una presa di posizione che enfatizza il ruolo dell´istituzione universitaria di fronte alle sfide ambientali in vista di un nuovo protocollo post-Kyoto. «Nella Dichiarazione di Sostenibilità di Sapporo alcuni spunti, annegati in tante contraddizioni e buoni propositi, sono sicuramente condivisibili - dicono i ragazzi dal Cantiere Altro sviluppo - ma, in generale, l´idea di sostenibilità proposta è puro e semplice "Greenwashing", imbellettare di verde le logiche alla base delle nostre economie per continuare a legittimarle». (da Repubblica)

Solare, Siemens rileva il 28% di Archimede

Il colosso tedesco Siemens guarda all'Italia per lo sviluppo dell'energia solare:ieri è stata ufficializzato l'ingresso nel capitale, con il 28%, nella società umbra Archimede Solar Energy del gruppo Angelantoni.La tecnologia che sarà sviluppata è quella dell'Enea: energia solare termodinamica a sali fusi. Un mercato che si prospetta molto promettente: entro il 2015, secondo le stime di Siemens, il mercato delle centrali solari termodinamiche avrà una crescita a due cifre anno su anno per un valore di 10 miliardi di euro. «L'ingresso nel capitaledi ASEè un passo importante nella nostra strategia di sviluppo», ha detto Renè Umlauft, ceo mondiale della divisione energie rinnovabili della società tedesca. L'azienda umbra, ha spiegato il presidente, Gianluigi Angelantoni, ha in programma la costruzione di uno stabilimento che entrerà in funzione nel 2010 per la produzione di tubi solari. Il gruppo Angelantoni Industrie oggi ha 8 unità produttive, tra Italia ed estero, con 750 dipendenti e un fatturato di 130 milioni di euro. Siemens è presente in 190 Paesi, ha un fatturato di 77,3 miliardi e 471mila dipendenti.L'intesa è stata presentata nella sede dell'Enea: «L'obiettivo è ridurre i costi di produzione di questa tecnologia, per renderla più competitiva rispetto agli idrocarburi», ha spiegato il presidente, Luigi Paganetto. L'Enea ha concesso a fine 2007 alla società Archimede Solar Energy, una licenza (non esclusiva ed onerosa) in Italia e all'estero, per utilizzare il know how della tecnologia sul solare termodinamico. C'è molto interesse, ha detto Paganetto, sia in Italia che all'estero, dalla Cina, all'India alla sponda nord del Mediterraneo. Confindustria Lazio sta lavorando per realizzare un impianto a Latina. (Il Sole 24 Ore)

Che cosa fanno i grandi gruppi petroliferi per l’ambiente. Questo è quello che l’Eni, su iniziativa dell’amministratore delegato Paolo Scaroni, dichiara di fare ogni anno.

martedì 24 marzo 2009

Ambiente nei conti

Nella relazione sulla gestione informazioni obbligatorie sulla sostenibilità ambientale: il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili (Cndcec) ha rilasciato il documento sull'informativa, da offrire nella relazione sulla gestione (ex secondo comma dell'art. 2428 cc), in merito all'ambiente ed al personale.Il dlgs 32/07, che ha dato attuazione alla cosiddetta Account modernisation directive, aveva disposto che la relazione degli amministratori, proprio per meglio rappresentare la situazione e la dinamica della società, contenesse anche «indicatori di risultato finanziari e, se del caso, quelli non finanziari (...) comprese le informazioni attinenti all'ambiente e al personale». Tale previsione normativa appariva, però, di complessa e indeterminata attuazione prima dell'interpretazione del Gruppo di studio «Bilancio ambientale e sostenibilità» del Cndcec. La guida scioglie un primo dubbio: le informazioni attinenti all'ambiente e al personale debbono essere fornite obbligatoriamente, ossia a prescindere dalla rilevanza dei loro effetti economici o dalle dimensioni dell'azienda rendicontata. A tale conclusione si giunge attraverso una interpretazione sistemica sia dell'ordinamento comunitario che di quello nazionale: le informazioni sulla sostenibilità ambientale e sulla salute, sicurezza e tutela dei lavoratori assumono una dignità che travalica gli stessi prospetti contabili e non può essere affidata alla mera discrezionalità degli amministratori della società. Secondo il Cndcec si debbono distinguere due categorie: da un lato quelle obbligatorie, appunto sottratte alla discrezionalità degli amministratori, e quindi le facoltative. Iniziamo dal primo insieme. Con riferimento all'ambiente: danni causati per cui la società è stata dichiarata colpevole in via definitiva; sanzioni o pene definitive inflitte all'impresa per reati o danni ambientali; emissioni gas ad effetto serra ex legge 316/2004. In tema di personale, invece, si tratta di: morti sul lavoro per le quali è stata accertata definitivamente una responsabilità aziendale; infortuni gravi sul lavoro che hanno comportato lesioni gravi o gravissime al personale; addebiti in ordine a malattie professionali su dipendenti o ex dipendenti e cause di mobbing, per cui la società è stata dichiarata definitivamente responsabile, descrivendone la natura e l'entità. Il documento indica poi quelle informazioni che, pur importanti, sono affidate alla scelta discrezionale dei redattori: iniziative volte a stabilizzare i precari; investimenti in sicurezza o che migliorano l'impatto ambientale (distinguendoli da quelli obbligatori); politiche di smaltimento e riciclaggio. La guida chiude esaminando la tematica dei rischi aziendali riferibili alle risorse umane ed ambientali e suggerisce, infine, i principali indicatori attinenti all'ambiente e al personale impiegabili nella relazione sulla gestione. (da Italia Oggi)

Roma, 20 mila posti di lavoro con la green economy

È questa la base per un nuovo slancio su cui punta la Provincia di Roma. Non a caso, infatti, il presidente Nicola Zingaretti ha destinato 318 milioni di euro alla riqualificazione delle reti idriche, fognarie e alla depurazione delle acque. Quarantatrè milioni saranno invece destinati agli impianti per la raccolta differenziata, mentre 45 sono per la mobilità sostenibile, 2.5 per l'agricoltura «bio» e 4,7 milioni per lo sviluppo delle energie alternative e l'efficienza energetica. A Palazzo Valentini sono convinti che un ritorno ci sarà anche in termini di risorse umane, con la creazione di ventimila posti di lavoro. Inoltre, Zingaretti presenterà in occasione di «Ecopolis» (che si terrà alla Fiera di Roma dal 1° al 3 aprile) un piano per la realizzazione di 28 ecocentri e 4 impianti di compostaggio per il trattamento del materiale raccolto porta a porta. (Dal Tempo)

Che cosa fanno i grandi gruppi petroliferi per l’ambiente. Questo è quello che l’Eni, su iniziativa dell’amministratore delegato Paolo Scaroni, dichiara di fare ogni anno.

lunedì 23 marzo 2009

Fimap punta sul Sustainable cleaning project

È «Sustainable cleaning project» il nome dietro il quale si nasconde l'innovativo e rivoluzionario progetto volto alla riduzione degli sprechi e alla creazione di valore in termini di etica, coerenza e sviluppo sostenibile varato da Fimap. L'iniziativa si propone di rivoluzionare il metodo di fare pulizia, ponendo l'innovazione alla base di tutte le attività e abbracciando una politica di risparmio e di sostenibilità. Le macchine progettate e realizzate da Fimap sono il frutto della capacità di soddisfare le esigenze del cliente rispettando i vincoli economici e riducendo al minimo gli sprechi, i consumi e i costi. Il primo obiettivo del Sustainable cleaning project di Fimap consiste proprio nella riduzione degli sprechi e nel rendere, di conseguenza, gli investimenti più profittevoli attraverso le fasi che coinvolgono il prodotto, dalla realizzazione all'utilizzo da parte degli utenti finali. Le aree d'azione sulle quali Fimap ha lavorato per sviluppare questa filosofia sono l'attivazione del percorso per l'ottenimento di certificazioni da parte di Enti esterni all'azienda, lo sviluppo di sistemi innovativi in grado di garantire un elevato risparmio nelle operazioni di pulizia, la cura e lo studio del design dei prodotti, e la razionalizzazione della gamma attraverso l'ottimizzazione dei processi di produzione. L'applicazione degli innovativi sistemi ha così permesso all'azienda di presentare al mercato macchine economicamente vantaggiose, ad alto valore aggiunto che consentono di abbattere drasticamente i costi per le pulizie e rappresentano la massima espressione del Sustainable cleaning project, innovazione e tecnologie a supporto della sostenibilità ambientale. A una richiesta sempre più frequente da parte del consumatore di prodotti che, oltre a garantire elevate prestazioni tecniche, siano sicuri e sinonimo di un impegno costante verso una sempre maggiore sostenibilità ambientale, Fimap risponde con importanti certificazioni che assicurano la qualità, il rispetto dell'ambiente e la massima sicurezza. La risposta concreta di Fimap alla riduzione dell'impatto ambientale è rappresentata quindi da rivoluzionari sistemi progettati, realizzati e adottatti per tutte le lavasciuga pavimenti che garantiscono un elevato risparmio sia in termini economici sia in termini ambientali per le operazioni di pulizia. (Da Finanza & Mercati)

Le proposte del forum sull'acqua

Siamo arrivati al Forum Mondiale dell'acqua sotto la pressione di un'offensiva pesante di multinazionali, istituzioni internazionali e governi, tesa ad annullare i passi avanti realizzati fino a questo punto dai movimenti. Le divisioni interne alla società civile turca e la convinzione di molti movimenti che dopo le posizioni acquisite in America Latina bastasse un buon lavoro di lobby dentro il forum ufficiale hanno messo in forse fino agli ultimi giorni la possibilità di svolgere il forum alternativo internazionale a Istanbul. In Turchia, come in Europa, la politica sta scegliendo di porre la priorità dell'uso dell'acqua per la produzione di energia, quindi come fonte di profitto. Una miscela micidiale è nata all'interno del Forum ufficiale: l'appropriazione dell'acqua attraverso la costruzione delle dighe e il suo uso per la produzione di agrocombustibili. Ciò è stato proposto dalla Turchia, con la richiesta di inserirlo nella dichiarazione finale ministeriale. Una risorsa vitale come l'acqua diventerebbe così una merce e la sua funzione sarebbe di conseguenza pericolosamente sganciata dalla produzione alimentare. In questa logica si devono leggere i progetti per la costruzione di grandi dighe nel paese e in particolare in Kurdistan, dove almeno una ventina di impianti sono già pianificati. La diga di Ilisu nell'antico sito archeologico di Hasankeyf è il simbolo della devastazione a cui porterebbe questa scelta: 78 mila persone sfollate, circa 400 kmq allagati in una delle culle della nostra civiltà. La realizzazione del Forum alternativo ci ha permesso quindi di raggiungere alcuni importanti risultati. Innanzi tutto ci siamo confrontati con coloro che all'interno del Forum ufficiale sono in sintonia con i principi del movimento. Nonostante l'attuazione all'interno del Forum ufficiale di azioni coordinate tra i diversi attori istituzionali: governi, amministratori locali, parlamentari, imprese pubbliche per influenzare le scelte del Consiglio mondiale dell'acqua, sappiamo che il riconoscimento del diritto all'acqua non sarà incluso nella dichiarazione finale. L'influenza e l'aggressività delle multinazionali è molto forte e nonostante esse dichiarino di essere uno strumento per concretizzare il diritto all'accesso all'acqua, ne temono il riconoscimento. Ultimo punto, ma non meno importante, il Forum alternativo ha portato per la prima volta dentro una importante assise internazionale, i movimenti e i parlamentari curdi. L'organizzazione del Forum Alternativo è stata resa più difficile anche dal contesto internazionale caratterizzato dal dispiegarsi dell'offensiva pesante di multinazionali, istituzioni internazionali, Ue, numerosi governi impegnati nello scatenare una durissima fase privatizzatrice. Con alle spalle il voto del parlamento italiano sulla legge 133 art 23bis che rende obbligatoria la privatizzazione di tutta l'acqua potabile italiana. Con alle spalle il recente voto del Parlamento europeo sull'acqua, assai arretrato rispetto alla risoluzione del 2006.Dai lavori del Forum Alternativo esce una dichiarazione nella quale riteniamo di sottolineare questi aspetti: rispondere alla strategia di appropriazione dell'acqua attraverso la privatizzazione, la costruzione delle dighe a fini energetici e per la coltivazione di agrocombustibili, con una forte alleanza, proposta già al recente Forum mondiale di Belem, tra i movimenti a difesa dell'acqua, della sovranità alimentare e delle energie alternative; creare in ogni paese reti di amministratori locali che lavorino con i movimenti e le imprese pubbliche che intendano rimanere tali; assumere la questione della diga di Hasankeyf da parte di tutto il movimento dell'acqua come simbolo della pace, in un luogo che ha dato le origini alla civiltà. (dal manifesto)

L’energia responsabile secondo Paolo Scaroni, l'amministratore delegato di Eni

venerdì 20 marzo 2009

Shell: basta con le energie rinnovabili

Royal Dutch Shell annuncia che taglierà drasticamente gli investimenti relativi alle energie rinnovabili, come eolico e fotovoltaico per concentrarsi prinicipalmente su petrolio, gas e biocombustibili. Un decisione che ha scatenato la protesta di ambientalilsti e organizzazioni umanitarie. E' stato lo stesso presidente di Shell, Jeroen van der Veer a dichiarare: «Non credo che avranno possibiltà di sviluppo presso la nostra compagnia». La ragione? In parole semplici: costano troppo. Duro il commento del capo di Greenpeace: «Dopo aver per anni proclamato il loro impegno per una energia pulita, si tirano fuori da quelle tecnologie che andrebbero accresciute se voglamo veramente dare un taglio alle emissioni». Per non dire della volontà di incrementare lo sviluppo del biocombustibile. Dall'ultimo rapporto Fao: «Deforestazione, dovuta ad un mutamento della destinazione d'uso dei terreni, ricaduta sulla situazione dell'acqua, diminuzione della biodiversità sono tutti fenomeni che incidono negativamente sull'ambiente e riconducibili allo slittamento produttivo verso i biocombustibili.Quanto l'incremento della domanda di materie prime come zucchero, mais ecc., necessarie alla produzione di biocarburanti liquidi, causando il rialzo dei prezzi dei generi alimentari rappresenta nel breve periodo una seria minaccia alla sicurezza alimentare per le fasce più bisognose della popolazione mondiale». (Da Il Riformista)

Cibo sintetico per superare l'effetto serra

Per il controverso biofisico James Lovelock, le fonti rinnovabili non bastano: solo il progresso tecnico sconfiggerà la fame e la siccità.
La domanda non è quella giusta. Per James Lovelock, il biofisico inglese padre della teoria di Gaia, la questione non è più come bloccare l'effetto serra, ma come attrezzarci per affrontare al meglio l'inevitabile processo di riscaldamento del Pianeta, che è già in atto.«Ormai è troppo tardi per fermare questo processo », spiega lo scienziato novantenne, che da mezzo secolo dispensa previsioni dal suo laboratorio, in un antico mulino in Cornovaglia, e ha appena pubblicato il suo ultimo libro, The Vanishing Face of Gaia (Penguin). Lovelock, fellow della Royal Society e del Green College di Oxford, è noto per aver messo a punto un metodo per lo studio dei clorofluorocarburi, che ha consentito di identificarli come principali responsabili del buco nell'ozono e ha portato al bando di questi gas dall'industria del freddo. Già negli anni 60, indagando per la Nasa sulle possibili forme di vita su Marte, Lovelock cominciò a rendersi conto del riscaldamento della Terra e a denunciarne le conseguenze. «Se ci fossimo mossi allora – smettendo di bruciare combustibili fossili, per bloccare subito le emissioni umane di anidride carbonica – forse avremmo potuto ottenere qualche risultato. Invece non è stato fatto nulla: malgrado Kyoto, la concentrazione di CO 2 nell'atmosfera ha continuato ad aumentare. Arrivati a questo punto, non ha più senso parlare di sviluppo sostenibile. C'è un sacco di gente che viene da me per chiedermi di non dire queste cose, perché ci toglierebbero la volontà di agire. È vero il contrario. Dire la verità sul riscaldamento del Pianeta ci impone un'enorme mole di lavoro. Ma non è lo stesso lavoro che vorrebbero fare loro».Lovelock conserva la verve polemica di sempre. Per decenni, la sua decisione di avallare l'energia nucleare pur di combattere l'effetto serra gli ha alienato le simpatie dei compagni ambientalisti. Ma questo non lo ha fatto recedere. Oggi, man mano che le sue previsioni sul riscaldamento del Pianeta si rivelano vicine alla realtà, questa posizione attrae maggiori consensi. Tranne che ormai lui stesso l'ha superata. Sembra quasi che le sue teorie nascano dalla passione per l'eresia a tutti i costi. «Neanche per idea –ribatte –.La mia principale aspirazione è vivere in pace con tutti, ma non posso impedirmi di vedere le cose che accadono ». Nella sua ultima provocazione, Lovelock sostiene che nulla potrà più impedire alla Terra di diventare inabitabile e quindi non si vede l'utilità di puntare tanto sulle fonti alternative: «È come passare il tempo a sistemare le sedie sdraio sul ponte, mentre il Titanic affonda». Le vere emergenze, invece, sono altre: il cibo e l'acqua. (Da Il sole 24 Ore)

Che cosa fanno i grandi gruppi petroliferi per l’ambiente. Questo è quello che l’Eni, su iniziativa dell’amministratore delegato Paolo Scaroni, dichiara di fare ogni anno.

giovedì 19 marzo 2009

Un omaggio all’architettura sostenibile di Renzo Piano

Chi meglio di Renzo Piano, architetto italiano famoso in tutto il mondo, può indicare la retta via dell’architettura verde del futuro? E la direzione del maestro è quella di sviluppare tecnologie amiche da fonti rinnovabili, che rendono energeticamente indipendente, favorendo una cultura del risparmio energetico. La perfetta sintesi di tutto ciò è il Museo di Scienze Naturali di San Francisco, nel bel mezzo del Golden Gate Park, opera dell’architetto italiano. Un esempio di come anche durante l’America di Bush contraria al protocollo di Kyoto, c’era un’America che “cercava di mettere la natura al centro delle cose”, come dice Renzo Piano in una lettera inviata all’amico Beppe Grillo. Il progetto di Renzo Piano è diventato realtà il 27 settembre 2008: il nuovo edificio ecocompatibile che combina centro di ricerca, museo di storia naturale, acquario e planetario, con all’interno 20 milioni di specie animali e vegetali, è stato inaugurato con il volo di 30 mila farfalle, metafore viventi della leggerezza e della trasparenza. E l’America ha applaudito l’architetto che persegue l’utopia di una bellezza ecologica. Oltre all’elogio del Time il progetto ha ricevuto anche il Platinum Award, cioè il massimo livello nel sistema di valutazione americano della qualità energetico-ambientale degli edifici. E’ lo stesso Renzo Piano ad illustrare il fantastico edificio del Museo americano. “L’idea di un tetto vivo, animato, che respira e dialoga con la natura circostante, su cui sono piantate 1,7 milioni di pianticelle autoctone della California, scelte tra le più resistenti alla siccità, l’ho ripresa da consuetudini antiche delle nostre campagne, delle nostre montagne. La massa di terra e lo strato di vegetazione sopra i tetti di notte accumula umidità, e diventa un isolante termico quando arriva il sole e il calore del giorno”. Il principio della flora e della fauna autoctone è quello che permette al tetto vivente di assolvere non solo alla funzione isolante e salvaenergia che un manto verde può assicurare, ma anche quella di risparmiare sulla manutenzione, non necessitando né di irrigazione né di fertilizzazione, e di supporto al ripristino dell’habitat locale. (da Yeslife.it)

«Entro il 2050 azzerate le emissioni di Co2»

L'Unione europea «deve supportare l'industria elettrica europea nel suo sforzo per ridurre le emissioni inquinanti: noi siamo pronti a fare la nostra parte». È l'appello lanciato dall'amministratore delegato dell'Enel Fulvio Conti a Bruxelles ai margini dell'incontro con i top manager delle più importanti aziende elettriche europee, alla vigilia del vertice europeo che si aprirà oggi a Bruxelles. L'impegno preso dalle aziende europee del settore, associate in Eurolectric, e sottoscritto da 61 amministratori delegati (tra i quali anche Giovanni Milani per Eni Power), è di non emettere più CO2 entro il 2050 con l'energia da loro prodotta,ricorrendo alle rinnovabili, al nucleare e al cosiddetto "carbone pulito". La dichiarazione sottolinea che, «per sostituire i vecchi impianti, sviluppare la rete elettrica, soddisfare la domanda del mercato in crescita e rispettare gli obiettivi ambientali, il settore dovrà investire 1.800 miliardi di euro entro il 2030». Per raggiungere l'obiettivo le imprese comunitarie dell'elettricità chiedono però a Bruxelles e ai Governi Ue di fissare regole non distorsive del mercato e di sostenere in par-ticolare, la ricerca e lo sviluppo di impianti per la cattura e il sequestro del CO2. Proprio il progetto sperimentale di questo tipo a Porto Tolle dell'Enel figura, con fondi attribuiti per 100 milioni, nella lista dei progetti finanziabili con un pacchetto di 5 miliardi per il rilancio dell'economia, oggi all'esame dei capi di Stato e di Governo europei.Conti ha sottolineato l'importanza del contributo europeo per il progetto in provincia di Rovigo, che ha già ottenuto in via libera dalla regione Veneto e ora attende il visto governativo. «Si tratta di uno degli impianti prototipo di cui tutti beneficeranno – ha spiegato Conti –. I costi sono molto elevati e per questo credo sia corretto che ci siano finanziamenti da parte dell'Ue. Renderebbero tutto più rapido e ci incentiverebbero ad andare avanti ». Per quanto riguarda la funzione delle tariffe elettriche nello stimolare la ripresa economica l'a.d.di Enel ha indicato che l'opinione pubblica esagera nel valutare l'incidenza delle bollette dell'elettricità sul bilancio familiare: «Si tratta di una quota modesta, ogni giorno una famiglia media italiana spende un euro al giorno». Conti ha infine ribattuto alle dichiarazione dell'ad di Ansaldo Energia, Giuseppe Zampini, in merito a un possibile rischio di " colonizzazione"a seguito dell'accordo tra l'Enel e la francese Edf sul nucleare in Italia. «Nel nucleare c'è spazio per tutti. – ha replicato Conti – Mi sembra esagerato sostenere questa posizione». (Da Il sole 24 Ore)

L’energia responsabile secondo Paolo Scaroni, l'amministratore delegato dell’Eni

mercoledì 18 marzo 2009

Svezia libera dal petrolio nel 2030

Si potrà anche pensare che annunci di lungo termine come questo sono prettamente propagandistici, che servono a influenzare l’informazione globale, oppure che fare previsioni per qualcosa che accadrà tra vent’anni sia impossibile, o ancora che fino al 2030 che ne passerà di petrolio sotto ai ponti. Ma se a fare un annuncio del genere è un paese scandinavo come la Svezia, il quale ha oltretutto chiaramente spiegato le linee guida che porteranno a questo cambiamento epocale, c’è da fidarsi. La Svezia, il primo paese dell’Unione Europea per innovazione, ha recentemente annunciato che la vera indipendenza dal petrolio sarà raggiunta a partire dal 2030, e questo grazie a politiche energetiche e di trasporto ben precise: la nazione scandinava ha infatti fortemente investito negli ultimi anni sul bioetanolo, tanto che già oggi l’85% delle Volvo e delle Saab vendute entro i confini nazionali montano motori di tipo flexfuel. Bisogna precisare che la Svezia ha dovuto rivedere le stime di questa indipendenza dall’oro nero, precedentemente fissate a partire dal 2020, per varie cause: su tutte ha pesato la crisi economica, oltre alle difficoltà oggettive nella produzione dei biocarburanti e alle realistiche prospettive di chiusura delle due case automobilistiche svedesi, Saab e Volvo. Il governo svedese ha quindi optato per una soluzione intermedia che prevede il taglio delle emissioni di CO2 del 40% entro il 2020 e, a partire da questa data, metà dell’energia del Paese verrà prodotta sfruttando risorse rinnovabili, la maggior parte delle automobili circoleranno grazie al bioetanolo di II generazione, prodotto dagli scarti organici e concime animale. Già oggi la maggior parte dell’energia svedese proviene da fonti rinnovabili (anche dal nucleare), e i riscaldamenti domestici sono forniti dal calore geotermico o da energia dispersa generata da processi industriali. L’ultimo settore ancora dipendente da risorse non rinnovabili era proprio quello dei trasporti, fino ad oggi. E pensare che è passato solamente un anno da quando l’annuncio del Ministro dei Trasporti, Maud Olofsson, di eliminare completamente la dipendenza dal petrolio per tutte le auto, scatenò una reazione rabbiosa da parte dei due colossi automobilistici svedesi. (Da yeslife.it)

In Gran Bretagna è guerra tra nucleare ed eolico

Il gruppo energetico francese Edf e quello tedesco E.On hanno avvertito il governo inglese che potrebbero ritirare i piani per la costruzione dei nuovi impianti nucleari a meno che l'esecutivo non riduca i propri obiettivi rispetto all'energia da fonte eolica. Le richieste, presentate in occasione della consultazione indetta dal governo sull'energia rinnovabile hanno rinnovato le preoccupazioni dei produttori del settore eolico sul fatto che i due settori, quello del nucleare e quello legato alla fonte del vento, non possano crescere contemporaneamente. Edf ed E.On, due delle maggiori utilities al mondo, hanno fatto sapere che i tentativi di raggiungere la quota del 35% di elettricità prodotta da fonti rinnovabili non solo risultano poco realistici, ma danneggiano anche i piani di sviluppo alternativi, come quelli per la costruzione di centrali nucleari.«Lo sviluppo intensivo di energia intermittente, com'è quella da fonte rinnovabile, richiederà, nelle fasi in cui le rinnovabili non saranno tanto abbondanti da rispondere ai bisogni energetici, la realizzazione di impianti che comportano emissioni di biossido di carbonio», ha spiegato Edf. «Queste saranno, probabilmente, in gran parte a gas e rischiano di compromettere, perciò, gli sforzi di ridurre la dipendenza dagli approvvigionamenti esteri. L'obiettivo del 25% prodotto da fonti rinnovabili, invece, provvederebbe a migliorare la piattaforma condivisa, in modo da decarbonizzare la produzione di energia dopo il 2020, attraverso una combinazione di rinnovabili, nucleare, carbone e gas con il metodo della cattura e sequestro del carbonio».Ma il tentativo di diminuire il contributo delle rinnovabili al mix energetico ha mandato su tutte le furie i gruppi ambientalisti. «Abbiamo sempre detto che il nucleare avrebbe messo a repentaglio le fonti rinnovabili e danneggiato gli sforzi britannici di combattere il cambiamento climatico; ora Edf ci dà ragione», ha argomentato Nathan Argent, alla guida della divisione energia di Greenpeace.«Il National grid», che è la società che gestisce la rete britannica di distribuzione del gas e dell'elettricità, «mostra come esistano nel paese le risorse per superare la quota del 30% di rinnovabili, sul totale dell'energia prodotta. Edf sta cercando di arrestare gli sforzi per affidare alla Gran Bretagna la più importante tecnologia in grado di combattere il cambiamento climatico per avere la possibilità di tutelare i suoi interessi sull'atomo».Il gruppo ambientalista Amici della Terra concorda: «Il Regno Unito è il paese europeo con più risorse idriche», ha protestato il direttore esecutivo, Andy Atkins, «noi dovremmo sviluppare al massimo le rinnovabili e sfruttare quanto più è possibile queste fonti di energia pulita e sicura e non sostenere gli interessi industriali francesi». (da Italia Oggi)

L’energia responsabile secondo Paolo Scaroni, amministratore delegato dell’Eni

martedì 17 marzo 2009

Maldive, zero emissioni entro 2020

Quanto contribuiscono le industrie maldivane al riscaldamento globale? Molto poco. L'annuncio del presidente Mohamed Nasheed ha però fatto scalpore: entro il 2020 renderà l'arcipelago a emissione zero. Una mossa significativa perché i meravigliosi atolli dell'oceano indiano sarebbero i primi a soccombere con l'innalzamento degli oceani. Basta un metro in più e i 385mila abitanti dovranno trovarsi un'altra dimora. Secondo The Observer il piano include la costruzione di 155 turbine a vento, l'installazione di mezzo chilometro quadrato di pannelli solari sui tetti delle abitazioni, e la realizzazione di una centrale a biomassa alimentata da gusci di noci di cocco. L'energia rinnovabile servirà ad alimentare non soltanto le case e le industrie ma anche le automobili e le imbarcazioni, che verranno gradualmente sostituite con versioni elettriche. «I cambiamenti climatici sono un'emergenza globale. Il progetto costerà circa 110 milioni di dollari all'anno. Da solo non salverà certamente il pianeta. "Rendere le Maldive a impatto zero è una sfida realistica - ha detto Chris Goodall, esperto di cambiamenti climatici inglese coinvolto nel progetto -. Riuscendoci potremmo dimostrare alle apatiche nazioni sviluppate che agire è possibile e anche con costi ragionevoli". (da ilsole24ore.com)

Damanhur modello di scuola ambientale

Per il quarto anno consecutivo la scuola familiare di Damanhur riceve la Bandiera Verde per il progetto Ecoschools. La cerimonia si svolgerà domani sera, alle 20.45, nella sala Adriano Olivetti presso DamanhurCrea a Vidraccp. Sarà premiato il lavoro svolto durante l’anno scolastico 2007-2008, per un progetto svolto in collaborazione con «La Polveriera» laboratorio territoriale di educazione ambientale di Ivrea, il Museo «A come Ambiente» di Torino, la Cooperativa Solerà - impianti di energia rinnovabile, MBM ed il e il Comune di Vidracco. EcoSchools è un programma internazionale dedicato alle scuole finalizzato alla gestione, certificazione ambientale e per l’educazione allo sviluppo sostenibile.La Bandiera Verde, ottenuta dalla scuola che ha meritato la certificazione «Ecoschool», è un simbolo riconosciuto in ambito internazionale. (Da La Stampa)

Che cosa fanno i grandi gruppi petroliferi per l’ambiente. Questo è quello che l’Eni, ad esempio, su iniziativa dell’amministratore delegato Paolo Scaroni, dichiara di fare ogni anno.

lunedì 16 marzo 2009

Lula alla Casa Bianca: energia in primo piano

È stato il primo leader dell'America Latina ricevuto da Barack Obama e ha parlato anche a nome dell'intero continente:il presidente del Brasile,Luis Ignacio Lula da Silva ( nella foto,in primo piano,con Obama) ha chiesto agli Stati Uniti di allentare l'embargo a Cuba e di ammorbidire i rapporti con il Venezuela.Ha chiesto,per il Brasile,l'eliminazione dei dazi sull'import di etanolo di cui è un grande produttore.«I biocombustibili-ha detto Lula sono un'alternativa straordinaria per il mondo intero ». (Il Sole 24 Ore)

Il Fotovoltaico approda a Latina

Con l'intento di divulgare le numerose possibilità che offre l'energia solare, l'associazione «Fare Verde» in collaborazione con la Tees Impianti ha deciso di organizzare un convegno dal titolo: «Il sole nonemette fattura». Il convegno si terrà: venerdì 20 Marzo, alle ore 17.30, presso il Park Hotel di Latina. Durante il convegno verranno illustrate le numerose possibilità offerte dal fotovoltaico. Il solare fotovoltaico è la tecnologia che consente, attraverso speciali pannelli, di produrre energia elettrica ed è incentivato dallo Stato con il Conto Energia. Si tratta di una realtà in forte crescita nazionale, ma in provincia di Latina, forse, la scarsa informazione ne ha ostacolato lo sviluppo. Con questo convegno l'associazione 'Fare Verde' intende informare la popolazione anche delle vantaggiose possibilità economiche grazie al «Conto Energia», infatti, è possibile non pagare l'energia elettrica che si consuma fino al limite della capacità dell'impianto ed inoltre per le nuove installazioni, utilizzando adeguati prodotti bancari per realizzare gli impianti senza alcun esborso monetario. Per ulteriori informazioni è possibile con telefono 0773/664093. (Da Il Tempo)

L’energia responsabile secondo Paolo Scaroni, amministratore delegato dell’Eni

venerdì 13 marzo 2009

Mobilità sostenibile, strade intelligenti e motori elettrici così l´Italia riparte

L´innovazione resta sempre il grande elemento strategico per l´industria di ogni paese. Nei momenti di crisi come in quelli di crescita e sviluppo. E così investire su imprese che puntano all´eccellenza e alla qualità vuol dire credere nel futuro dell´imprenditoria. Quali sono allora i progetti con cui l´industria proverà a ripartire nel campo dell´ambiente e della mobilità? Quali le prossime sfide del made in Italy? I 22 progetti più interessanti (selezionati su 439 presentati) sono stati premiati e finanziati nell´ambito del programma "Industria 2015" e verranno realizzati nei prossimi anni da diversi consorzi, composti in tutto da 250 imprese e 100 centri di ricerca. Di questi progetti si parlerà a "ManiFutura Festival" che riunirà a Pisa dal 17 al 21 marzo il mondo dell´impresa, dell´università e delle politica per discutere il futuro dell´industria in tempo di crisi. La mobilità sostenibile è il tema fondamentale di questi progetti che vanno dal vaporetto ecologico ai treni flessibili, dal car sharing alla carrozza ferroviaria a due piani, dagli autobus urbani ibridi all´elettronica che gestisce il traffico. Proprio di questo si occupa il progetto "Easy Rider", primo classificato della lista e che coinvolge diversi centri di ricerca italiani di cui è capofila la Magneti Marelli (di cui fanno parte tra le altre il centro ricerche Fiat, Anas, ST Microelectronics e Art). Si tratta della realizzazione di un sistema per l´integrazione di infrastrutture stradali, veicoli e servizi per il miglioramento dell´infomobilità e della sicurezza stradale. La parte più interessante riguarda i segnali stradali intelligenti, in grado di trasmettere informazioni all´automobilista insieme al monitoraggio del profilo stradale da comunicare in tempo reale ai veicoli in transito.Ancora la mobilità urbana è al centro del progetto Piaggio con un veicolo a due ruote di nuova generazione, ecocompatibile e sicuro, basato comunque sul netto vantaggio che danno proprio le due ruote sulle quattro. Considerazioni rafforzate scientificamente da una serie di ricerche - la più recente delle quali effettuata a Parigi dalla ADEME-Agence de l´Environnement et de la Maîtrise de l´Energie su un percorso di 30 km tra la banlieue e il Musée d´Orsay in differenti condizioni di traffico. Risultato: con scooter e moto il tempo di viaggio si riduce del 50 per cento, fino al 65 per cento il risparmio di carburante, e fino al 75 per cento l´abbattimento delle emissioni di CO2. Ancora meglio si potrà fare con l´alimentazione ibrida (ovvero due motori, uno a benzina e l´altro elettrico) che il gruppo Piaggio sta già sperimentando sull´MP3.E tanto per rimanere nel campo dell´ibrido ecco l´altro progetto chiamato "Vision", il più curioso e affascinante. È firmato Fincantieri e prevede la realizzazione di un vaporetto ibrido per Venezia. Obiettivo? Naturalmente il rispetto dell´ambiente e il comfort dei passeggeri. Perché anche i vaporetti, come le automobili, in futuro dovranno essere costruiti per abbattere, fino ad eliminarle, le varie forme di inquinamento. E quindi anche in questo caso via con le motorizzazioni ibride, poi con l´energia solare e infine con l´idrogeno. Il tutto aspettando il 2015. (da Repubblica)

Sfida ecologica, l’evento "produrrà" un bosco

E’ una sfida anche questa. Decisamente inedita: un evento automobilistico in chiave «ecologica» che contribuirà al rimboschimento di oltre 50 mila metri di bosco.Sembra un controsenso coniugare, nella stessa direzione, auto - quasi sempre sul banco degli imputati quando si parla di inquinamento - e difesa dell’ambiente. Ma è la sfida che affronta, quest’anno, la Mac Events di Genova, società organizzatrice della rievocazione della Milano-Sanremo. «E’ una mission che vogliamo applicare anche ai nostri prossimi impegni motoristici - dicono alla Mac Events - La Milano-Sanremo sarà “certificata” a impatto zero da Lifegate, società che diffonde e sostiene progetti, valori ecocompatibili e rispetto dell’uomo e dell’ambiente». Come? «Convertendo - dicono gli organizzatori - in chiave ecosostenibile e di risparmio energetico tutti i nostri interventi». In base al protocollo di Kyoto è stato calcolato che la Milano-Sanremo comporterà un emissione di CO2 (anidride carbonica) per 263816 kg. Cui corrispondono 51700 metri quadrati di foresta. Ecco allora che Mac Events, con i risparmi energetici che riuscirà a fare, ripianterà 51700 metri quadrati di bosco in Costarica. Come avverranno i risparmi? In tanti modi: riducendo l’utilizzo di materiali cartacei con l’uso della posta elettronica; stampando i materiali promozionali sui carta riciclata; utilizzando tessuti ecosostenibili; rinunciando, ove possibile, a materiale plastico per scopi promozionali; scelta di fornitori che limitano il consumo di CO2; promuovendo il car-pooling (utilizzo in comune di auto) per lo spostamento dei partecipanti; impiego di vetture a basso impatto ambientale per lo staff; catering con prodotti di origine locale acquistati nel raggio di 100 km; utilizzo di detersivi a basso impatto ambientale; smaltimento differenziato dei rifiuti. (Da La Stampa)

Ecco come le grandi aziende dichiarano di volere sensibilizzare le giovani generazioni sui comportamenti eco sostenibili. Il caso dell’Eni, guidato dall’ad Paolo Scaroni

giovedì 12 marzo 2009

Piano casa, bonus risparmio energetico per chi ristruttura?

Il piano casa che sarà approvato venerdì dal Cdm, sarà contenuto in una legge quadro. Gli obiettivi: un milione di nuovi proprietari e 5-6mila nuove case popolari. Nel piano è prevista una semplificazione delle procedure per ristrutturare la casa che sono sostituite da perizie giurate
Roma - Un milione di nuovi proprietari e cinquemila nuove case popolari. Questi sono alcuni degli obiettivi, a quanto apprende l’Adnkronos, che l’esecutivo intende realizzare attraverso il piano casa da 550 milioni che avrà il via libera domani dalla Conferenza Unificata.
Gli alloggi popolari Gli alloggi popolari interessati dal piano casa dovrebbero essere 5mila, ma potrebbero salire a 6mila le abitazioni interesta dal piano considerando anche interventi di ricostruzione. A riscattare l’immobile in cui vive potrebbe essere un milione di persone che oggi vive nelle case popolari. Per quanto riguarda invece il piano casa che sarà approvato venerdì dal Consiglio dei ministri, dovrebbe essere contenuto in una legge quadro di circa 30 cartelle.
Le procedure di ristrutturazione Nel piano sarebbe prevista una semplificazione delle procedure per ristrutturare la casa che saranno sostituite da perizie giurate. Inoltre, gli edifici esistenti potranno ampliare fino al 20% le cubature, mentre per gli edifici di oltre 20 anni l’aumento potrà arrivare al 30%, per chi adotterà criteri di edilizia ecologica e risparmio energetico. Infine il capitolo imposte: il contributo da versare subirà una sforbiciata del 20% che dovrebbe salire al 60% per le case destinate ad abitazione principale del proprietario o dei parenti, fino al terzo grado. (da il Giornale)

Diecimila kit per i bimbi delle elementari. Alla scoperta del risparmio energetico

Sviluppare un piano formativo articolato sul tema del energia e i suoi utilizzi, rivolto ai ragazzi e ai docenti delle scuole elementari di tutta la Regione Lombardia. È questo lo scopo dell’iniziativa presentata ieri presso la Casa dell’Energia e promossa da A2a in collaborazione con Walt Disney Studios Home Entertainment. A partire dal 12 marzo vengono distribuiti 10 mila guide per i giovani studenti che desiderano conoscere il mondo dell’energia e altrettanti kit didattici per gli insegnanti. Testimonial d’eccezione la fatina Trilli, che accompagnerà i ragazzi nel percorso di scoperta delle risorse e del risparmio energetico attraverso disegni e semplici esperimenti. «Viaggio nel magico mondo dell’energia» è composto di 51 pagine per raccontare l’energia, le sue fonti, le sue forme e i suoi utilizzi attraverso splendidi disegni dei Walt Disney animation studios e testi di facile lettura e comprensione. Chiudono il manuale i consigli per essere amico dell’ambiente e le regole magiche per utilizzare l’elettricità e il gas in tutta sicurezza. Nel kit, inoltre, dieci schede per realizzare veri esperimenti con i giovani studenti. Uno strumento utile per far conoscere e meglio le diverse forme di energia e studiarle nelle loro applicazioni ed effetti. Completano il materiale, le schede di verifica e comprensione. Trilli e le sue amiche fate abitano nella Radura Incantata, in un meraviglioso mondo ricco di fiori e piante. Proprio grazie alla loro magica e luminosa energia vitale riescono ad aiutare la natura a vivere il ritmo naturale della stagioni. «Il personaggio di Trilli insieme a Wall-E - ha spiegato Anna Maria Deriu di Walt Disney - dimostrano l’impegno concreto di Disney nei confronti dell’ambiente e l’interesse dell’azienda alla sensibilizzazione delle giovani generazioni». (Da il Giornale)

Un progetto di risparmio ed efficienza energetica è stato lanciato dall’Eni di Paolo Scaroni più di un anno fa con l’obiettivo di permettere un risparmio del 30% sull’attuale bolletta energetica di ogni famiglia

mercoledì 11 marzo 2009

La Puglia andrà a idrogeno

La Puglia e’ pronta per realizzare la prima rete in Italia di distributori di idrogeno per i veicoli. Dopo l’esperienza toscana, con l’idrogenodotto urbano di Arezzo e il distributore di idrogeno Agip, la regione pugliese si appresta a seguirne l’esempio ecologico facendo le cose in grande. La notizia è trapelata dalla presentazione di Energethica 2009, il salone dell’energia rinnovabile e sostenibile in programma dal 5 al 7 marzo alla Fiera di Genova. Dopo l’accordo di programma, siglato il 10 aprile dello scorso anno, tra la Regione Puglia ed il Ministero dell’ambiente, che prevedeva uno stanziamento di 5 milioni di euro per sei distributori nelle sei province pugliesi, il progetto aveva avuto una battuta di arresto. Ora invece ci sarebbero le condizioni per ripartire creando la più grande rete di distributori di idrogeno d’Italia, derivante da energie rinnovabili e non da metano. Il momento per una svolta in direzione rinnovabile è molto favorevole, per due motivi: - in primo luogo la profonda crisi dell’auto che impone una riconversione ecologica, con l’utilizzo di energie rinnovabili, diminuendo gradualmente la dipendenza dal petrolio; - in secondo luogo il regolamento dell’Unione Europea approvato il 4 febbraio, che prevede l’omologazione delle auto a idrogeno su tutto il territorio europeo entro due anni. Secondo il fisico Nicola Conenna, padre del progetto pugliese nonché presidente dell’Università dell’Idrogeno H2U, “l’energia radiante proveniente dal sole e’ la fonte energetica alla quale facciamo riferimento per la produzione di idrogeno – sottolinea Conenna - non inquina ed e’ garantita per 3-4 miliardi di anni’’. L’industria automobilistica è in grado di produrre motori elettrici senza alcun problema ma, probabilmente, si passerà attraverso una fase transitoria, che garantirà una minore efficienza, con l’utilizzo dell’idrometano: una miscela di metano e idrogeno che consentirebbe di alimentare l’attuale parco circolante di auto a metano (circa 500 mila veicoli). Ma le prospettive per l’uso dell’idrogeno non si limitano al settore auto. Il progetto di Conenna prevede anche l’utilizzo di motori ad idrogeno sulle imbarcazioni da diporto. Questa sarebbe anche una grande opportunità di risparmio per i pescherecci, in un settore come quello della pesca che, nell’estate del 2008, era stato messo in ginocchio dal caro petrolio. La scelta intrapresa dalla Puglia ha anche un forte significato nazionale perché equivale, indirettamente, ad un chiaro niet agli investimenti destinati all’energia nucleare che, in base all’accordo tra il governo e il presidente francese Sarkozy, vedranno la luce non prima del 2020. Il governatore della Puglia, Nichi Vendola, ha infatti dichiarato la sua regione off-limits per qualsiasi ipotesi nucleare, sottolineando come il piano energetico ambientale sia incompatibile con qualsiasi fonte nucleare. Il no alle centrali ed ai siti di stoccaggio delle scorie nucleari va ricordato che non è una posizione limitata alla sola Puglia, dato che tutte le Regioni hanno formalizzato, con atto ufficiale nella Commissione Ambiente, la propria contrarietà all’opzione nucleare. Probabilmente accompagnare il proprio no al nucleare con scelte di politiche energetiche sostenibili per le comunità, seguendo l’esempio della Puglia, potrebbe contribuire a far ragionare su come possano esistere delle alternative. Valide. (da Yeslife.it)

Il polo ceramico gioca la carta dei prodotti «verdi»

Sono più che altro segnali di speranza in un contesto squassato dalle vertenza Iris (per ora risolta) ed Emilceramica (lunedì si riunisce un tavolo istituzionale) e dall'evidenza dei numeri della cassa integrazione che a livello nazionale si è aperta nel comparto per 5.500 lavoratori, fra aziende di piastrelle e sanitari. In un momento critico come questo, ci sono aziende del distretto ceramico tra Modena e Reggio Emilia (oltre il 90% della produzione italiana che vale 5,7 miliardi) che cercano di rilanciare, mettendo sul piatto tutto il know how del distretto sul fronte dell'innovazione di prodotto e, soprattutto, l'attenzione alla sostenibilità ambientale.«Siamo all'inizio di un processo », spiega Mario Roncaglia, vicepresidente di Novabell, azienda storica del distretto che sta molto puntando su un suo marchio "ecologico" per prodotti che contengono minimo il 40% di materiali riciclati. Prodotti che sono conformi al sistema di certificazione Leed che si sta affermando soprattutto negli Stati Uniti – ma anche inaltri 40 Paesi del mondo – come uno dei sistemi maggiormente diffusi per la certificazione degli edifici e che valuta la sostenibilità ambientale, sociale ed economica degli edifici, dalla fase di progettazione fino alla gestione quotidiana. Per ora, ad avere prodotti "Leed compliant" «siamo una decina di imprese; mi piacerebbe se al prossimo Cersaie fossimo almeno il doppio », dice il vicepresidente dell'azienda reggiana – 48 milioni di ricavi nel 2008, uno stabilimento a Castellarano – che ha presentato una nuova linea "ecologica" in grès porcellanato e, nel contempo, nei giorni scorsi ha deciso di chiudere con tre settimane di anticipo la procedura di Cig ordinaria, la cui conclusione era prevista per la metà di questo mese.«Certo –aggiunge Roncaglia – i prodotti a maggiore sostenibilità aziendale hanno avuto un peso, ma non determinante. Allo stesso modo, però, ci aspettiamo un'accelerazione nella produzione e nelle richieste di prodotti ecologici».Non è semplice una valutazione di quanto i prodotti "verdi" pesino sulle produzioni del distretto. Di certo l'attenzione dei produttori è però sempre maggiore come dimostra il fatto che nel distretto si contano 28 aziende con certificazioni Ecolabel o Emas oppure secondo le norme Iso serie 14000.«L'utilizzo di materiali ecocompatibili è un plus per il prodotto», dice Dante Giacobazzi, amministratore unico di Impronta Ceramiche, azienda modenese da 105 milioni di euro nel 2008 – per il 70% realizzati oltreconfine – e 450 dipendenti. Proprio lunedì per l'azienda terminerà il periodo di cassa integrazione ordinaria. «È un momento difficile per il compartoe proprio il distinguerci rispetto ai Paesi emergenti può essere la nostra forza per il futuro. Ora presenteremo una nuova linea di prodotto conforme alla certificazione Leed al Covering di Chicago, in aprile, che si unirà a un'altra linea messa sul mercato a inizio anno con piastrelle composte da materie prime naturali e riciclate per il 45 per cento». (Dal sole 24 Ore)

L’energia responsabile secondo Paolo Scaroni, amministratore delegato dell’Eni

martedì 10 marzo 2009

Emilia Romagna, 15 milioni per ampliare il parco solare

Pannelli fotovoltaici nelle discariche per produrre energia pulita. È una delle novità inserite in un bando di prossima pubblicazione voluto dalla Regione per ampliare il proprio "parco solare", che già oggi con oltre 30 megawatt di potenza pone l´Emilia-Romagna al terzo posto in Italia, con una quota di fotovoltaico che in poco più di un anno ha visto triplicare il numero degli impianti installati.L´idea è contenuta in un pacchetto di iniziative più ampio che può contare su un finanziamento di 15 milioni di euro cui potranno accedere ospedali, scuole, Comuni e Province per interventi di riqualificazione energetica degli edifici pubblici. «Particolare attenzione verrà riservata ai pannelli solari e al fotovoltaico - spiega l´assessore alle attività produttive Duccio Campagnoli - per installazioni di pannelli sia sui tetti che su superfici più ampie come le discariche. La logica è che anche in questo caso l´intervento verrà messo in atto da società o enti pubblici che potranno così utilizzare terreni già impegnati per produrre energia pulita». È quel piano straordinario per l´energia solare ricordato recentemente dal presidente Errani cui si aggiungono altri interventi, per investimenti totali di 300 milioni in tre anni, tra cui «finanziamenti per aree ecologiche attrezzate all´interno di aree industriali già esistenti o ancora da realizzare - spiega ancora Campagnoli - e altri 15 milioni per il sostegno all´innovazione energetica nelle imprese, per cui sono stati presentati circa 150 progetti attualmente allo studio della Regione». Ma se il pubblico si muove il privato non è da meno. Gli impianti fotovoltaici realizzati grazie al "Conto energia" sono passati dai 934 di fine 2007 per una potenza di 7,2 MW ai 2.903 attualmente in esercizio, per la metà di piccole dimensioni, con una potenza complessiva di oltre 30 MW. Altro segnale il raddoppio delle richieste di detrazioni fiscali del 55%. (da Repubblica)

L’energia responsabile secondo Paolo Scaroni, amministratore delegato dell’Eni

Rivoluzione verde anche per la Cina

Tra i 150 e i 200 miliardi di euro ogni anno per i prossimi vent'anni.È il prezzo della rivoluzione verde in Cina, sostengono gli analisti di McKinsey. Un cambiamento radicale che passa attraverso le energie alternative, le auto elettriche, gli impianti per la depurazione industriale o la trasformazione in senso ecologico delle abitazioni. Tutti tasselli, questi, che possono aiutare l'ex Celeste Impero a togliersi la maglia di Paese tra i più inquinati e inquinanti del mondo: nel 2007 le sue emissioni di CO2 sono state superiori a quelle degli Stati Uniti.Intervento per intervento, MCKinsey elenca le iniziative che la Cina dovrebbe prendere nei prossimi vent'anni: alcuni sono consigli, altre sono invece decisioni già nell'agenda di Pechino. Uno studio- disponibile gratuitamente online - molto tecnico, interessante per chi vuole fare affari verdi con la Cina.China's Green Revolution. (da Il Sole 24 Ore)

lunedì 9 marzo 2009

Umbria, ecco lo sviluppo sostenibile

L'Umbria mira all'integrazione tra le aree produtivve e al recupero delle aree industriali dismesse, attraverso la costituzione di nuovi consorzi.Il "Disegno strategico territoriale per lo sviluppo sostenibile" della Regione Umbria evidenzia come il territorio regionale sia caratterizzato da un «elevato numero di aree urbanizzate per insediamenti produttivi (oltre 1.400 per una superficie di circa 7.400 ettari), con dimensioni medie contenutein termini di superficie e sature nella quasi totalità dei casi (84%)». Una parcellizzazione e dispersione che ha portato «ad una disottimizzazione complessiva del territorio consentendo l'insediamento di unità produttive medio- piccole» In Umbria ci sono un consorzio appena costituito per la gestione dell'area ex Ferro di Cannara e quattro soggetti già esistenti, il consorzio Narni-TerniSpoleto, il consorzio Crescendo nell'orvietano, la società Valnestore sviluppo per Piegaro e Panicale e il Flaminia Vetus per l'area martana.Nel documento, si evidenzia come un'alternativa all'attivazione di nuove aree industriali in Umbria, possa essere rappresentata dai siti dismessi o sottoutilizzati su cui la Regione sta conducendo un censimento, in un strategia di gestione razionale del territorio e riduzione dei costi. «Un esempio virtuoso - secondo Paolo Gentili, presidente del consorzio Terni-Narni-Spoleto - è rappresentato dall'insediamento ternano di Santa Maria Magale, ex Polimer, attualmente occupato dall'azienda chimica Novamont. Spazi della vecchia chimica per la nuova chimica». Il consorzio ternano è interessato anche all'area ex Terni chimica di Nera Montoro per il quale «non siamo stati ancora coinvolti, ma siamo a disposizione delle istituzioni» puntualizza Gentili. «Mentre per la grande area industriale Terni-Narni – prosegue - stiamo lavorando con le istituzioni pubbliche a un progetto Siam, modello di area industriale sostenibile destinata a imprese a basso impatto ambientale, che potrebbe godere di finanziamenti europei».Altro progetto di acquisizione ( 5 milioni di euro), bonifica e riqualificazione è quello gestito dalla Valnestore Sviluppo nella ex miniera di Pietrafitta, un'area di sei ettari.«Oggetto di un accordo quinquennale – spiega il presidente della società, Enzo Patalocco –, sottoscritto l'anno scorso con Confindustria, gruppo Angelantoni e università di Perugia, è la costituzione nei vecchi opifici di un polo di eccellenza per le energie rinnovabili». Accordo che si sta perfezionando in questi giorni.Sebbene l'84% degli spazi sia già occupato, la crisi si fa sentire anche qui. «È un momento difficile per il territorio - spiega il presidente del consorzio Terni- Narni-Spoleto - e manifestazioni di interesse da parte di aziende medio piccole provengono dai settori della meccanica fine e dai settori delle nuove energie». (da Il Sole 24 Ore)

Meno CO2, l'auto rilancia

La ricerca ci salverà. Questo è uno dei leit-motiv che attraversano il management dell'industria mondiale colpita dalla crisi. Tra gli altri, il settore automobilistico si contraddistingue per gli sforzi profusi in quell'innovazione tecnologica che potrà consentire una più rapida e concreta ripresa. I dati di oggi parlano chiaro e sembrano un bollettino di guerra tale da far rabbrividire. Su tutte le borse europee i listini del settore auto hanno fatto segnare consistenti perdite nelle ultime settimane, nonostante qualche boccata d'ossigeno ricevuta grazie alle iniziative dei governi. Perdite per Renault, Fiat, Volkswagen e Daimler. Quest'ultima, che ha fatto segnare un preventivo di bilancio 2008 in rosso, ha anticipato che la domanda globale di automobili scenderà di un ulteriore 10% nel 2009. Secondo lo studio della commissione europea, da ottobre 2008 a gennaio 2009, si sono persi 130 mila posti di lavoro nell'industria. La Toyota prevede una perdita di 350 miliardi di yen alla chiusura dell'esercizio fiscale, a marzo, mentre solo 2 mesi fa pronosticava utili per 50 miliardi, e di conseguenza l'agenzia Moody's ha abbassato il suo rating da Aaa a Aa1. A gennaio Volkswagen ha denunciato un calo del 20% nelle consegne e si appresta a licenziare i suoi 16.500 precari. Dal canto suo Opel chiuderà il 20% delle unità produttive. Secondo una ricerca condotta da Interactive market research il 56,5% degli italiani ha ridotto l'uso dell'auto e il 75% afferma che non intende cambiarla a breve. La Ford sta tagliando i posti di lavoro in Inghilterra e rinvia il lancio del nuovo Transit. La Fiat sta ponendo in cassa integrazione 5 mila impiegati nelle prime 2 settimane di marzo e per una settimana i dipendenti di Termoli ma il rischio, secondo i sindacati, è che poi si passi ai licenziamenti. La Mitsubishi ha perso 4,7 miliardi di yen tra aprile e dicembre 2008 chiudendo l'anno con un buco di 60 miliardi. La Mazda ha chiuso l'anno con perdite per 13 miliardi di yen e la Tata ha perso il 33% del mercato. Ma quali sono le nuove linee guida per il rilancio? L'obiettivo è quello di produrre auto meno inquinanti, più leggere, ad alimentazione alternativa al petrolio, con accessori più rispondenti ai criteri di sicurezza e armonici con l'ecosistema. Già alla fine degli anni '90 l'Acea (European automobile manufacturers association), la giapponese Jama e, successivamente, la coreana Kama, avevano preso l'impegno di ridurre le emissioni tenendo conto che anche il peso delle automobili aveva la sua importanza. I risultati conseguiti negli ultimi anni sono stati modesti, ma oggi è giunto il momento in cui il «fare di più» è improcrastinabile. Sul fronte della produzione di etanolo uno studio di Sandia National Laboratories della General Motors ci fa sapere che i rifiuti vegetali e forestali consentirebbero di sostituire un terzo della benzina utilizzata entro il 2030. L'obiettivo è il raggiungimento di 90 miliardi di galloni di etanolo nel rispetto della sostenibilità ambientale e dei parametri economici mondiali. Grazie all'etanolo i ricercatori del Brookhaven National Laboratory hanno messo a punto la possibilità di creare accumulatori di energia più efficienti, meno tossici e più pratici da produrre e utilizzare sulle automobili elettriche. Grazie a un nuovo catalizzatore è possibile produrre una quantità di energia 100 volte maggiore rispetto a quella ottenibile con i catalizzatori sinora utilizzati. Le nuove «fuel cell» produrranno corrente nell'ordine di migliaia di milliampere per centimetro quadrato immagazzinando più energia facilmente producibile da fonti rinnovabili. (da Italia Oggi 7)

L’energia responsabile secondo Paolo Scaroni, amministratore delegato dell’Eni

venerdì 6 marzo 2009

Dalla fornace un sito a impatto zero

Sull'area di un vecchio sito industriale dismesso a Massa Martana (Pg) sta per avviarsi una fase sperimentale di un sito industriale dismesso ad impatto ambientale zero, vocato all'insediamento di Pmi nel campo delle fonti rinnovabili.Al posto, infatti, di una vecchia fornace per laterizi si produrrà energia alternativa grazie alla creazione di un campo solare, una centrale solare sperimentale, in grado di sviluppare 0,5 Mw di energia da immettere nella rete elettrica nazionale.Questo sarà solo uno degli interventi che verranno realizzati nell'area grazie alle sinergie di più attori (Consorzio solare XXI, gruppo Angelantoni, Acea spa, Umbrias Faber srl) partecipanti al progetto del Consorzio Flamina Vetus (Sviluppumbria, Comuni di Massa Martana e Giano dell'Umbria). Importante, per di più, perché l'intervento di bonifica e di recupero avviene in un'area prossima a quelle in cui vi è un'importante presenza storica (è a pochi passi dal Ponte Fonnaia, manufatto del 220 a.C. sulla consolare Flaminia) e ambientale (fonti acqua S. Faustino). Laddove, infatti, sorgeva una vecchia fornace fin dalla seconda guerra mondiale, ampliata nel 1963 e liquidata nel 1997, si erigerà un complesso sperimentale per la produzione di energia ad emissione nulla di anidride carbonica, in grado di alimentare l'intero comune di Massa Martana.«Grazie a specchi parabolici - dichiara Giuseppe Federici, della Iag progetti - i raggi solari vengono convogliati sul punto focale dove è posto un tubo speciale in grado di accoglierli a 290 gradi e di restituirli a 550 gradi dopo un particolare percorso. Il calore trasformato in vapore costituisce la forza di una turbina in grado di sviluppare energia pulita. Si tratta di una micro centrale nata per ragioni di studio e ricerca. La sua forza sta nell'essere una centrale didattico- dimostrativa, nello studio di come impatta con l'ambiente e di come funziona, in previsione anche di inserimenti più consistenti in altre aree del Paese».Ma perché Massa Martana? «Il merito principale – continua il progettista Federici- va allo scomparso sindaco Giampiero Gubbiotti e alla sua intuizione di come trasformare, potenziandola, la zona in questione, alla Regione che ci ha creduto e alla presenza del gruppo Angelantoni. L'idea principale di trasformare il vecchio sito della fornace in uno spazio dedicato a nuove iniziative industriali ha via via ceduto il passo alla costituzione di un polo energetico per la produzione d'energia da fonti rinnovabili».Accanto alla centrale solare sperimentale verranno insediati uno stabilimento per la produzione delle componentistiche necessarie alla centrale stessa (il tubo assorbitore di energia solare dell'Archimede Solar Energy di Angelantoni), una centrale cogenerativa a biomasse di origine agroforestale in grado di sviluppare 5 Mw (a cura Acea), un impianto per la produzione di biocombustibile e un centro congressi ricerche. L'intervento comporterà un impegno di spesa, tra pubblico e privato, per circa 70 milioni occupando 244 unità. (Dal Sole 24 Ore)

Quanto è «verde» il lavoro

La parola d'ordine è creare «green jobs», o «posti di lavoro verdi». Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama lo va dicendo fin da prima di entrare nella Casa Bianca: per portare l'America fuori dalla crisi vuole investire in energie rinnovabili e creare milioni di posti di lavoro «verdi», ad esempio in attività come migliorare l'efficienza energetica di tutti gli edifici pubblici della nazione o modernizzare le linee di trasmissione dell'elettricità. Giorni fa il vicepresidente Joe Biden ha presieduto un meeting della «task force for middle class families» dicendo che investire in green jobs servirà a offrire nuove opportunità alla classe media (termine che negli Usa indica i lavoratori). Né Obama è solo: il governo britannico ha promesso migliaia di green jobs e l'altro giorno il governo tedesco ha parlato di triplicare i posti di lavoro nella protezione ambientale, incluse le energie alternative, nel prossimo decennio: «Investire in protezione dal cambiamento del clima ci aiuterà a uscire dalla crisi», ha dichiarato un viceministro dell'ambiente. (Dal manifesto)

Che cosa fanno i grandi gruppi petroliferi per l’ambiente. Questo è quello che l’Eni, ad esempio, su iniziativa dell’amministratore delegato Paolo Scaroni, dichiara di fare ogni anno.

giovedì 5 marzo 2009

Dialogo tra Latouche e Petrini: "La decrescita unica speranza"

Il francese è il teorico della decrescita serena. L´italiano è il guru di Slow Food, celebrato da Time come uno dei cinquanta uomini che hanno cambiato il mondo. Serge Latouche e Carlo Petrini erano ieri sera a Pinerolo, ospiti del primo incontro della rassegna "Pensieri in piazza". Il loro è stato un dialogo stimolante, seguito con partecipazione. Con un sorriso ammettono di andare d´accordo su tutto. Per "Repubblica" hanno accettato di dialogare su alcuni temi legati alla crisi e al Piemonte.Le vostre prese di posizione hanno anticipato molti dei temi dell´attuale crisi mondiale.Latouche: «Erano anni che mi chiedevo come mai la crisi non fosse ancora esplosa. Non bisogna essere dei profeti per capire che questo sistema sarebbe andato a fracassare da qualche parte. Non si poteva andare avanti a produrre sempre di più, non era più sostenibile. Il nostro merito è di aver indicato una strada alternativa a quello che chiamo con una brutta definizione il totalitarismo del produttivismo».Petrini: «Anche le nostre riflessioni partono da lontano, basta pensare a cosa diceva Pierpaolo Pasolini, che era un poeta ma sapeva denunciare i mali dell´attuale società. L´Italia ha messo da parte l´economia della sussistenza, un giusto rapporto con la natura e il territorio».Latouche: «Carlo mette bene a fuoco il problema ed io aggiungo che è ora di smetterla di ingrassare, di consumare. Mi capita di citare spesso il mito della torta che ci ha fatto diventare obesi. Ma questa torta non c´è più e bisogna anche cambiare la ricetta. Ed anche in questa difficile fase tutti i governi continuano a sbagliare perché parlano di rilanciare l´economia, quando invece l´unica cosa saggia da fare è fermarsi».Tra i temi che tornano in discussione c´è quello dei dazi sui prodotti agricoli. Petrini l´ha recentemente rilanciata sollevando non poco scandalo.Petrini: «La sovranità alimentare, e Slow Food l´ha capito da tempo, è un bene che va preservato perché non difende solo i contadini ma anche la biodiversità di un territorio. Se guardiamo ai prodotti piemontesi avvertiamo bene gli sprechi giganteschi a cui ci condanna l´attuale economia globalizzata, un´economia canaglia. C´è una follia totale nei soldi che buttiamo via».Latouche: «Anni fa ricordo di aver parlato ad un convegno di protezionismo e le mie affermazioni fecero scandalo. In Italia sembrava quasi di passare per fascisti. Invece un po´ di protezionismo serve a fermare questi giochi al massacro che vengono giustificati con il libero mercato. Decrescere non vuol poi dire cancellare posti di lavoro ma migliorare la qualità della vita».Petrini: «Sempre guardando al Piemonte e ai suoi prodotti come il riso, va detto che mettere dei dazi potrebbe servire a bloccare le politiche dei sussidi che servono solo a fare dumping, cioè vendere a prezzi truccati».Per chiudere, una riflessione sul deficit ecologico, cioè sulla situazione di stress del nostro pianeta.Petrini: «L´unica soluzione possibile è quella di decelerare e di puntare sull´economia locale. Non è una riflessione scontata almeno per l´Italia. Nel nostro paese manca una reale democrazia partecipativa che si realizzi a livello locale».Latouche: «Se non invertiamo la rotta, ci attende una catastrofe ecologica e umana. In giro sento però tante idee interessanti. Una è quella di lasciare da parte il protocollo di Kyoto che guarda solo alla domanda. Bisogna intervenire sull´offerta. Un impegno concreto sarebbe quello di ridurre la produzione di petrolio del 10 per cento ogni anno. È un circolo virtuoso perché interviene sulle società di tutto il mondo e rende sostenibili molte economie. Ridurre i consumi di petrolio cancellerebbe gli 8mila camion che ogni giorno portano tra Italia e Francia solo carichi di "merde", cioè inutile acqua minerale, pomodori e milioni di rotoli di carta igienica». (da Repubblica)

Bio-etanolo made in Alessandria

Potrebbe essere la prima vera "raffineria" di benzina vegetale in Europa. Il gruppo chimico alessandrino M&G Mossi e Ghisolfi (tra i primi al mondo nella produzione di plastica pet per bottiglie) costruirà in Italia il primo impianto semindustriale di " seconda generazione" per la produzione di alcol. Etanolo, lo stesso alcol delle bevande. La materia prima però non sarà di origine alimentare. La materia prima da cui ricavare la "benzina pulita" sarà la canna comune, quella che si affolla spontanea sul bordo dei fossi italiani. La costruzione della fabbrica di energia pulita comincerà a Rivalta Scrivia (Alessandria) tra meno di un anno e sarà in produzione dopo un anno e mezzo di lavoro. L'investimento complessivo è di 120 milioni.Una conferma del valore del progetto viene da Mario Monti, presidente della Bocconi: «Bisogna puntare all'innovazione tecnologica che diminuisca l'intensità di emissione di carbonio per unità di energia usata, e questa è proprio la sfida dei biocarburanti», affermava ieri a Milano l'economista durante un convegno sul bioetanolo promosso dal gruppo Mossi e Ghisolfi e dalla Gbep (la (Global Bio Energy Partnership, l'organismo del G8 presieduto dall'italiano Corrado Clini) in collaborazione con Il Sole 24 Ore. Secondo il pacchetto europeo clima energia «almeno il 10% dei consumi nei trasporti dovrà essere coperto dai biocarburanti», ricorda Monti, ma per conseguire questo risultato con l'alcol «sono necessari 17,5 milioni di ettari di terreno coltivabili». Questo se si usassero le tecnologie convenzionali, quelle del bioetanolo "di prima generazione".Ecco perciò Guido Ghisolfi e la tecnologia che – sulla base del capitale immenso di studi e di sperimentazioni condotti dall'Enea nel centro ricerche materano della Trisaia – sta mettendo a punto con la sua squadra di ricercatori di tutto il mondo guidati da Dario Giordano. «Per sostituire un quarto della benzina italiana basterebbe coltivare a canna appena 10mila ettari», dice Ghisolfi.Difatti non bisogna partire dal granturco, come si fa per esempio in America del Nord, o da altre produzioni agricole che chiedono acqua a fiumi, concimi a camionate e diserbanti come piovesse. E che sono contestate perché la produzione di alcol da granturco o da altre varietà alimentari fa sempre sospettare problemi con le derrate alimentari. Non a caso i nemici delle bioenergie (a cominciare dalle lobby petrolifere) hanno additato per anni i produttori di alcol come affamatori del mondo povero.Ed ecco l'esperienza alternativa italiana, quella che non affama e non inquina. In una tenuta nell'Alessandrino l'agronomo Alessandro Arioli dell'Università del Piemonte Orientale è riuscito a ottenere – a dispetto del terreno perfido, sassoso e inadatto – una produzione incredibile di canna da trasformare in alcol. Comparabile per rendimenti con quella canna da zucchero con il cui alcol i brasiliani fanno marciare le loro automobili. «Se il bioetanolo ottenuto da mais è competitivo con il prodotti petroliferi quando il greggio supera l'ottantina di dollarial barile –osserva Corrado Clini – l'alcol prodotto in Brasile dai surplus di canna da zucchero fa concorrenza alla benzina anche quando il petrolio costa appena 25 dollari».I costi della tecnologia italiana sono simili. La materia prima è una pianta comunissima in Italia, ma la tecnologia può essere esportata per venire adattata alle colture povere (ed ecologiche) di altri Paesi. Non a caso il programma della Mossi e Ghisolfi è stato selezionato dal settimo Programma Quadro della Comunità Europea. Il progetto sta creando nel Tortonese una filiera delle bioenergie, come confermano le iniziative promosse in questi giorni da Agroenergia a Tortona. E le compagnie petrolifere italiane che cosa faranno? Diverse si stanno impegnando in prima persona sullo stesso tema (un caso per tutti: gli accordi stretti dall'Eni di Paolo Scaroni in Brasile sui bicarburanti). E anche le compagnie più svogliate devono per legge mescolare l'alcol alla benzina, il biodiesel al gasolio.

mercoledì 4 marzo 2009

Novara punta sullo sviluppo ecosostenibile

«La notte è ancora lunga, ma non dobbiamo perdere la fiducia e la speranza». Ferruccio Dardanello, dalla tolda di Unioncamere, tasta il polso dell’economia piemontese. Gli ultimi dati congiunturali sono pesanti: la produzione manifatturiera nel quarto trimestre 2008 è crollata del 12,4%, portando la variazione complessiva annuale al -3,6%. E l’avvio del 2009 non ha modificato la tendenza. A patire di più sono il settore dell’automotive, il tessile, cala anche se meno degli altri l’agroalimentare. Un indicatore significativo è quello della trasportistica: -30% in un anno, cioè un terzo delle merci prodotte che non ha viaggiato. E per contro tiene, anzi cresce la logistica, segno che le produzioni non vendute vengono immagazzinate.«Non possiamo fermarci, non sappiamo quando finirà questa crisi, ma dobbiamo muoverci» ripete Dardanello. Serve dare un’iniezione di fiducia, terapia che tradotta in pratica vuol dire sostenere le aziende negli investimenti in un momento in cui crisi significa anche stretta creditizia. E le Camere di commercio piemontesi un primo passo lo hanno fatto: 10 milioni di euro in progetti e misure a supporto delle piccole e medie imprese.«Non basta a risolvere i problemi, ma speriamo sia sufficiente a generare una spinta, un po’ di nuovo entusiasmo - chiosa il presidente di Unioncamere che fa due conti - 10 milioni di euro a rafforzare i Consorzi fidi possono generare una disponibilità di 200-250 milioni a disposizione delle imprese e del territorio».Ma come verranno spesi questi soldi? In gran parte le Camere di commercio hanno puntato al rafforzamento del sistema dei confidi. Ma non solo. La Camera di commercio di Cuneo ha destinato 2 milioni di euro di contributi in conto interesse alle piccole e medie imprese del cuneese e altri 2 milioni in conto capitale alle imprese che finanziano i propri investimenti con mutui assicurati dalle cooperative di garanzia. Punta invece sugli investimenti per l’innovazione Novara: l’ente ha stanziato 670 mila euro a fondo perduto per sostenere investimenti di sviluppo eco-sostenibile; ci sono poi altri 150 mila euro per facilitare l’accesso al credito. Sulla stessa strada si sono mosse Vercelli (300 mila euro, in collaborazione con gli enti locali), Biella ed Alessandria. Biella inoltre è da tempo impegnata nella battaglia a difesa del made in Italy in particolare del settore tessile. (Da La Stampa)

L’energia responsabile secondo Paolo Scaroni, amministratore delegato dell’Eni

M&G stringe i tempi sul bioetanolo del futuro

Nel mese di maggio a Tortona, nella sede del gruppo Mossi & Ghisolfi, entrerà in funzione il primo impianto pilota in Italia di bioetanolo di seconda generazione, in grado di produrne una tonnellata al giorno. Poco, ma quanto basta a dimostrare che l'ultima frontiera del carburante verde è ormai realtà, e che il ritorno del petrolio su quotazioni abbordabili non ha spento l'interesse degli operatori privati.Anzi: «Gli ultimi mesi ci hanno dato risultati estremamente soddisfacenti, anche più del previsto », annunciano Guido Ghisolfi e Dario Giordano, vicepresidente e responsabile ricerca del gruppo. Entrambi saranno tra i protagonisti della seconda edizione della conferenza nazionale sul Bioetanolo, ospitata oggi nella sede milanese del Sole 24 Ore, «un'occasione per illustrare i progressi tecnologici degli ultimi mesi – aggiunge Giordano – sul versante dell'ottimizzazione delle colture, su quello della produzione del bioetanolo e infine sull'industrializzazione del processo». Sì perché nell'Alessandrino è ormai da anni che va avanti uno dei programmi di ricerca applicata più imponenti tra quelli condotti in Piemonte, un progetto da 120 milioni di investimenti che vede protagonista – accanto al gruppo Mossi & Ghisolfi – il mondo accademico, la Regione e un pool di Pmi locali. Al centro delle attività di ricerca, il bioetanolo di seconda generazione, che grazie alla sua origine (semplice cellulosa, anziché zuccheri) non pone l'alternativa food-fuel per colture solitamente destinate all'uso alimentare (come il mais) ma si accontenta di piante diffuse e dal basso fabbisogno idrico, come la canna palustre.Sempre nella giornata di oggi sono attese anche novità significative riguardo agli impianti che il gruppo intende realizzare per la produzione del bioetanolo, per i quali si prevede un'entrata a regime nel 2012. Giusto in tempo per venire incontro alla disciplina comunitaria, che dal 2010 prevede per i produttori di carburanti l'obbligo di miscelarli con il 5,75% di composti verdi. «Quello di Tortona è il più grosso programma di ricerca sul bioetanolo di seconda generazione condotto a livello mondiale », assicura intanto Alessandro Arioli, docente all'Università del Piemonte orientale: «Accanto ai laboratori tecnici, infatti, il gruppo ha messo a disposizione una tenuta da 100 ettari per le prove in campo, consentendo all'attività di ricerca di procedere in parallelo e in modo multidisciplinare». Premesse che hanno consentito di ampliare oltre misura le potenzialità stesse del bioetanolo del futuro: «Oggi con quello di prima generazione – prosegue Arioli – il raccolto di un ettaro è appena sufficiente a coprire il fabbisogno annuale di tre auto. Con quello di seconda generazione, invece, potremo tranquillamente arrivare a 10-12», per di più senza ricorrere a colture pregiate.Dopo una prima intesa firmata in aprile tra il gruppo M&G, Regione, Politecnico di Torino e ministero dell'Ambiente, nelle prossime settimane ne verrà firmata un'altra,che di fatto libererà i 15 milioni messi sul piatto dall'assessore alla Ricerca, Andrea Bairati; una cifra alla quale si aggiungono i 10 attesi dal Ministero e i 95 investiti direttamente dal partner privato. Fondi grazie ai quali sono al lavoro 45 ricercatori nei laboratori della Chemtex (controllata del gruppo M&G, dal 2008 è entrata nel Parco scientifico di Rivalta Scrivia), altri 50 ingegneri dipendenti di M&G. (Da Il Sole 24 Ore)

martedì 3 marzo 2009

Arriva l'Eco-hitech: un lettore Mp3 a energia solare

È un gioiello ipertecnologico, discreto, elegante e allo stesso tempo all'avanguardia. Dopo anni di studi e ricerche nasce il SunBeat, il primo lettore mp3 ecologico e di design, reperibile nelle migliori gioiellerie italiane Più di 16 mila specie di animali sono in pericolo di estinzione. Ogni giorno, ogni ora, scompaiono per sempre 3 specie. Per milioni di anni il tasso d'estinzione è stato di 1-10 specie l'anno, oggi ne perdiamo 30.000. Circa il 24% delle specie viventi (ben oltre 1 milione) potrebbe sparire dalla faccia della terra entro il 2050 a causa del cambiamento del clima. I dati parlano chiaro: oggi più che mai è necessario diffondere una chiara e corretta coscienza ambientale e chi meglio del comparto tecnologico, sempre più all'avanguardia, può dare man forte nel sostenere la causa? Ecco infatti che, grazie all'intuizione di una giovane imprenditrice italiana, sbarca nel Belpaese il SunBeat di Kiwie Jewels, il primo eco-lettore Mp3, glamour ed elegante proprio come un gioiello, ma che si ricarica semplicemente con l'energia solare. E' diventato già un must nelle gioiellerie più esclusive delle mecche internazionali dallo shopping e delle nuove capitali del lusso, da Dubai a Hong Kong, da New York a Mosca. Naturalmente, un'idea del genere non poteva che nascere da un azienda tutta Italiana, Kiwie Jewels, che ha avuto l'intuizione di unire due mondi fino a ieri considerati agli antipodi: da un lato quello della tecnologia, fino a ieri di pertinenza prettamente maschile, e dell'altro quello femminile per eccellenza, ovvero l'alta gioielleria. Il tutto condito da una giusta dose di ecologismo, per rendere questi "techno-gioielli" davvero unici. Non a caso, il SunBeat è un gioiello ipertecnologico, discreto, elegante e allo stesso tempo all'avanguardia. Si tratta infatti di un lettore Mp3 da 2 Gb che, oltre all'ottima qualità audio, può vantare una caratteristica unica nel suo genere: è possibile ricaricare la batteria anche mentre lo si utilizza, semplicemente rivolgendo il pannello solare ad alto rendimento verso la luce. Il funzionamento è molto semplice, connettendo gli auricolari si accende e sfiorando le due estremità si cambiano i brani mentre tenendole premute si alza o abbassa il volume. Una novità assoluta che lega il trend del "luxury tech" con quello dell'eco hi tech. Ovvero gioielli super tecnologici che strizzano l'occhio al rispetto e alla tutela dell'ambiente. E dopo essere diventato un oggetto del desiderio tra i personaggi del jet set internazionale e aver conquistato le nuove capitali del lusso, il SunBeat lanciato dall'italiana Kiwie Jewels, arriva anche nel Belpaese, esclusivamente nelle più prestigiose gioiellerie. (da Il Giornale)

Che cosa fanno i grandi gruppi petroliferi per l’ambiente. Questo è quello che l’Eni, ad esempio, su iniziativa dell’amministratore delegato Paolo Scaroni, dichiara di fare ogni anno.