venerdì 10 aprile 2009

Sviluppo e risparmio energetico in Iran

Da oggi il Museo Nazionale d’Arte Orientale (Roma) ospita la mostra «Architettura sostenibile. L’altopiano iranico fonte di civiltà e ispirazione», evento dedicato agli scambi culturali tra l’Italia e l’Iran che, con l’intenzione di ampliare e consolidare l’amicizia tra i due popoli, mira ad incentivare lo sviluppo sostenibile e il risparmio energetico, mediante lo studio e la reinterpretazione in chiave contemporanea degli efficienti espedienti architettonici e dei materiali naturali tipici delle costruzioni di questa particolare zona dell’Iran. L’esposizione, curata dall’architetto Stefano Russo, si propone di indagare l’architettura e l’urbanistica tradizionale persiana, alla scoperta degli accorgimenti che l’uomo nei secoli ha ideato per creare edifici confortevoli e infrastrutture funzionali in un territorio particolarmente difficile dal punto di vista climatico. Tra queste particolari tecniche costruttive è necessario ricordare l’uso degli iwan (ambienti coperti che si aprono verso l’esterno o su un cortile) e dei porticati per creare ambienti esterni ombreggiati e freschi; la costruzione di cortili interni con giardini, vasche e fontane per raffreddare e umidificare l’aria circostante; l’utilizzo delle torri a vento (badghir) come espediente per il raffrescamento naturale degli edifici e di speciali «ambienti frigorifero»; la creazione di cisterne idriche ventilate; la fabbricazione di mulini ad acqua e a vento; i geniali fabbricati per la produzione e la conservazione del ghiaccio; l’utilizzo di canali sotterranei (qanat) per l’approvvigionamento dell’acqua; infine la realizzazione di fabbricati costruiti in terra cruda, un ottimo isolante naturale. Attraverso foto, piante e disegni esplicativi viene illustrata un’architettura antica, ma oggi più che mai attuale dal punto di vista della sostenibilità e bioclimaticità. La manifestazionesi è aperta ieri mattina con un convegno sull’architettura sostenibile iraniana. Sono intervenuti l’architetto Amedeo Schiattarella, Presidente dell'Ordine degli Architetti di Roma e Provincia, il professor Ahmad Sebt Hosseini dell’Università di Tehran e il professor Mohammad Taghi Rezayee Hariri, esperto di bioarchitettura. (da IlGiornale.it)

Eni avanti con l’oleodotto dal Caspio «Studio completo entro il 2010»

(tratto da "Il Corriere della Sera") L’Eni si accolla l’intero finanziamento per lo studio ingegneristico dell’oleodotto da 555 chilometri per portare il petrolio del Caspio dalla città turca Samsun, sul Mar Nero, fino al porto di Ceyhan, nel Mediterraneo, tagliando in due l’Anatolia e aggirando in tal modo il sovraffollato stretto dei Dardanelli. Il gruppo guidato da Paolo Scaroni, socio al 50% del consorzio formato con la società privata turca Calik per la costruzione della Trans Anatolian Pipeline (Tap), prenderà però una decisione sull’investimento finale soltanto quando avrà completato il project engeneering, che dovrebbe essere concluso entro il 2010, ha precisato ieri un portavoce del gruppo guidato da Paolo Scaroni. Smentendo così una «fonte del consorzio» che parlava invece dell’intenzione da parte dell’Eni di finanziare il 100% della costruzione dell’oleodotto, garantire al paese la sicurezza delle forniture energetiche. Il nodo dei giacimenti di gas nel golfo di Venezia e le difficoltà legate all’estrazione per i timori di un abbassamento del livello della città lagunare erano al centro di un servizio del Wall Street Journal di ieri. La difficile congiuntura economica, che ha chiuso i rubinetti del credito in tutto il mondo, ma anche la forte riduzione del prezzo del petrolio, dopo le quotazioni record dell’estate scorsa (ieri il greggio a New York è tornato a sfiorare la soglia dei 52 dollari sulla scia del buon andamento di Wall Street)), probabilmente hanno tolto priorità a un progetto che avrebbe dovuto essere completato nell’arco di 3 anni dall’inizio dei lavori, secondo le previsioni di Eni e Calik, e trasportare inizialmente un milione di barili al giorno, con la possibilità di raggiungere poi 1,5 milioni giornalieri. Di sicuro l’Eni, quando partirà la produzione, avrà il problema di trovare una via per trasportare verso il Mediterraneo il greggio dai campi di Kashagan e Karakaghanak, in Kazakistan, tra i maggiori giacimenti scoperti negli ultimi 30 anni. Ma finora alla posa simbolica della prima pietra dell’opera, nell’aprile del 2007, alla presenza di Pierluigi Bersani, allora ministro dello Sviluppo economico e del ministro turco dell’Energia, Hilmi Guler, si sono susseguiti una serie di rinvii. Mentre si sono defilati uno dopo l’altro alcuni partner potenziali, da Shell a Indian Oil, che avrebbero dovuto partecipare al consorzio.

giovedì 9 aprile 2009

La crisi è un'opportunità?

Dall'intervista per Il Giornale.it a Bob Thurman, saggista di grande successo, considerato dalla rivista “Time” uno tra i dieci americani più influenti.

Secondo Thurman “è un bene che la coscienza collettiva degli americani si sia risvegliata. Urlano un poco? Se la gente smette di dare ascolto a certe élite e costringe chi ha provocato questo disastro a prendersi le proprie responsabilità questo può essere positivo», mentre prima la coscienza era assopita “perché prevaleva l’egoismo. Molti si rendevano conto degli abusi di un gruppo ristretto di persone, di lobbies molto potenti come quelle delle banche, ma finché riuscivano ad andare avanti si dicevano: cosa posso rimediare da solo? E siccome tutti pensavano così, nulla cambiava davvero. D’altronde bastava accendere la tele per distrarsi: chi parlava dei problemi reali? Nessuno, tutto era trasformato in uno spettacolo, anche l’informazione».
Questa crisi è un’opportunità “perché il sistema così non poteva funzionare: stavamo correndo verso il disastro. Tutto a credito, tutto esasperato, centinaia di milioni di persone strappate alla campagne. Il governo americano e le grandi istituzioni dicevano ai Paesi piccoli: non potete proteggere i piccoli coltivatori. Così tutta la produzione finiva nelle mani dei grandi gruppi. E gli agricoltori senza più lavoro che cosa fanno? Vanno nelle città dove vivono nelle baraccopoli. È progresso questo? Ora c’è la possibilità di creare sistema più equilibrato. Era un’economia guidata dall’avidità, che ignorava i limiti delle risorse naturali e il rispetto della natura. Ora c’è la possibilità di creare un sistema più saggio, basato sui valori positivi dell’uomo».
Thurman ricorda che “dopo ogni grande tragedia, la gente si scopre migliore. All’indomani dell’undici settembre i newyorkesi erano solidali, si cercavano, si aiutavano“, li interpeta come segnali di una trasformazione della coscienza e della sensibilità collettive.

Anche in Italia i grandi gruppi iniziano a muoversi. Questo è quello che l’Eni, ad esempio, su iniziativa dell’amministratore delegato Paolo Scaroni, dichiara di fare ogni anno a favore dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile.

Enel e nucleare

L'Enel conferma di voler iniziare i lavori della prima centrale nucleare nel 2011-2012, puntando sulla tecnologia Epr, ma senza abbandonare le collaborazioni che sta stringendo in questo settore, a partire da quella della Russia. Proprio con questo paese, infatti, il gruppo elettrico conferma un piano di investimenti da 2,1 miliardi di euro che porta a oltre 5 miliardi l'impegno complessivo tra acquisizioni effettuate e investimenti programmati nella Federazione russa.
Con il ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, che ha parlato di «porte aperte» a Mosca proprio sul fronte della collaborazione nucleare. Intanto il presidente e l'ad di Enel, Piero Gnudi e Fulvio Conti, hanno visitato con Scajola il cantiere della centrale Sredneuralskaya Gres, ad Ekaterinburg, per verificare i progressi nella costruzione del ciclo combinato da 410 MW. La visita è arrivata dopo un incontro con il vice primo ministro russo, Igor Sechin, con il quale sono state analizzate le prospettive di crescita dell'elettricità e del gas e dei progetti di efficienza energetica. «La Russia è un mercato di assoluta importanza per Enel» ha detto oggi l'ad del gruppo elettrico, ricordando che le attività di Enel in Russia vanno dall'upstream del gas alla produzione di elettricità, fino al trading ed alle vendite. Ma la Russia continuerà ad essere un riferimento anche per il nucleare: con i russi «abbiamo tecnologia già ampiamente utilizzata e in fase di espansione in Slovacchia», ha spiegato Conti ricordando che «da un anno e più è in piedi la collaborazione con Rosatom per sviluppare tecnologia sia in Russia sia in altri paesi europei» con una scelta «non di bandiera ma basata sulla convenienza e sulle opportunità».
da Il Messaggero.it

mercoledì 8 aprile 2009

Ecosostenibilità, moto a tutto gas

Vento in faccia, occhiali da sole e casco. L'auto resta in garage, serve solo per fare la spesa. È un pensiero comune fra gli appassionati delle due ruote, che a primavera rispolverano la propria moto. E come loro, quasi ogni anno c'è un produttore che riscopre un marchio del passato. Dalla Lambretta, oggi Lambretta Pato (Motom), al motorino francese Velosolex (Cible) in versione elettrica, passando per l'intramontabile Vespa Piaggio, i marchi storici delle due ruote hanno prima fatto i conti con la recente crisi del petrolio e poi con l'eco-sostenibilità, adattandosi ogni volta alla strada imposta da un mercato sempre più verde.
L'ultimo della serie è Aspes, storico brand legato al motard che dopo 27 anni la Menzaghi Motors di Gallarate ha acquistato per 300 mila euro con l'intenzione di restituirgli un posto nell'immaginario dei motociclisti. «Investiamo perché intravediamo la possibilità di business, ma nel progetto c'è una forte componente di passione», dice Umberto Petrosa, general manager della società, «abbiamo vissuto l'esperienza di Aspes nella nostra giovinezza; è un marchio che ha fatto storia e vogliamo conservare questa peculiarità, facendo rivivere la sua dimensione sportiva, unita oggi all'eco-compatibilità». La gamma di modelli, prodotti all'estero, per ora comprende una moto da motard a quattro tempi (Xts, 125 cc) e una serie di scooter da 50 a 150 cc, che sfrutteranno il marchio Aspes per distinguersi dai concorrenti.
Prezzi «da 1.300 a 3.000 euro, mantenendo però qualità e design, che per noi rappresentano il valore aggiunto del prodotto», aggiunge Petrosa. Ma a breve potrebbe concludersi anche un accordo per la produzione di scooter elettrici, rendendo ancora più verde il marchio Aspes, che punta già a un target ampio, non solo in Italia: «contiamo di uscire dai confini nazionali, nei mercati europei dove è presente la disciplina del motard come Austria e Germania, ma anche nell'Est europeo. E il discorso potrebbe estendersi anche agli scooter». (da Italia Oggi)

Scaroni cementa l'asse Italia-Russia

La tragedia del terremoto in Abruzzo si è fatta sentire anche nell'ambito del summit italo-russo di Mosca, nel senso che l'assenza forzata di Silvio Berlusconi (rimasto in Italia per occuparsi dell'emergenza) ha fatto slittare la firma di tutti gli accordi commerciali sul tavolo. Tuttavia la missione imprenditoriale organizzata da Confindustria, Abi e Ice a Mosca ha confermato il clima di cooperazione tra le aziende dei due Paesi, che riveste rilevanza strategica soprattutto in campo energetico. L'Eni, come nelle previsioni della vigilia, ha ceduto il 20% di GazpromNeft che deteneva dal 2007 a Gazprom (che si è avvalsa di Cleary Gottlieb come advisor legale). Il colosso russo del gas ha quindi esercitato l'opzione call di cui disponeva, versando nelle casse dell'Eni 4,2 miliardi di dollari, «quanto abbiamo pagato noi (3,7 miliardi di dollari, ndr) più gli interessi del 9,5%», ha spiegato l'ad del Cane a sei zampe, Paolo Scaroni. Ritardati invece di «un paio di settimane» gli altri accordi dei quali si discute da tempo proprio per l'assenza del premier italiano. Tra questi l'ingresso di Gazprom nella società che gestirà il pozzo petrolifero libico Elephant; e l'intesa sull'ampliamento di capacità del gasdotto South Stream, che consentirà il trasporto di gas verso l'Europa, evitando il transito in alcuni Paesi critici come l'Ucraina. L'ampliamento del gasdotto prevede di aumentarne la capacità dai 31 miliardi di metri cubi di portata previsti inizialmente a 47 miliardi. «Visto che si tratta di accordi strategici», ha spiegato Paolo Scaroni, «bisogna aspettare quando ci sarà un incontro fra il premier russo Vladimir Putin e Berlusconi», un evento che, secondo il calendario diplomatico, è previsto a fine mese. Rinviata all'incontro tra i due governi anche l'intesa per l'ingresso di Gazprom in ArticRussia, la società in cui sono stati parcheggiati gli asset ex Yukos nel gas, che è controllata da Severenergia, joint venture costituita da Eni (60%) ed Enel (40%). Gazprom dovrebbe esercitare un'opzione call sul 51% per circa un miliardo di dollari (le due aziende italiane pagarono circa 2 miliardi per l'intero capitale al momento dell'acquisto degli asset ex Yukos), limitando così al 30% la quota Eni e al 20% quella di Enel. La missione moscovita per i vertici di Eni ha comunque portato anche novità: la società italiana ha siglato con Rosneft (petrolio) un protocollo di collaborazione nei settori upstream e della raffinazione in Russia e all'estero. Ed è stata firmata anche una serie di accordi di collaborazione con le principali società energetiche russe (Inter Rao Ues, Transneft e Stroytransgas) con le quali Eni avvierà un programma di cooperazione che riguarderà vari ambiti del settore energetico. (da "Milano Finanza")

martedì 7 aprile 2009

In Italia presto il boom fotovoltaico

Secondo le previsioni del Kyoto Club Italia nel 2010 il nostro paese sarà leader mondiale nello sfruttamento dell’energia solare.
La previsione è di quelle da prendere con le molle, ma se in tempi di crisi c’è bisogno di ottimismo e di fiducia, questa notizia non potrà che illuminare il buio in cui brancola l’economia italiana. E, com’è ovvio che sia, sarà il sole ad indicare la via per uscire fuori dal tunnel. Energia pulita, posti di lavoro, e primato mondiale: tutto questo sarà possibile in Italia grazie al balzo in avanti nel settore delle tecnologie fotovoltaiche, che nel 2010 vedranno il nostro Belpaese diventare leader mondiale dell’energia solare. A formulare questa previsione è il presidente del Kyoto Club Italia, Gianni Silvestrini il quale, nel corso del convegno Energymed di Napoli, ha dichiarato che ”nel 2010 l’Italia sarà il Paese leader del fotovoltraico. (Da Yeslife.it)

Raffaele Lombardo a Le Monde "Puntiamo sul solare"

«Con un investimento di cinque miliardi di euro, la Sicilia in cinque anni sarà in grado di diventare un modello di riferimento in materia di energie alternative, puntando principalmente su quella solare». Così il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, in un´intervista pubblicata dal quotidiano francese Le Monde, a proposito del piano energetico adottato nell´Isola. Il governatore promette «regole severe, trasparenza nei finanziamenti ai progetti, certificazioni a norma». Le Monde dedica ampio spazio anche al consulente per l´energia della commissione europea, Jeremy Rifkin che, recentemente a Palermo per una lectio magistralis, ha approvato le scelte di Lombardo, giudicandole una vera e propria rivoluzione, in grado di porre la Sicilia all´avanguardia. L´articolo ha approfondito anche i temi trattati nell´ambito del convegno internazionale organizzato a Palermo da Italia Nostra, "Il Paesaggio sotto attacco. La questione eolica". (Da Repubblica)


Che cosa fanno i grandi gruppi petroliferi per l’ambiente. Questo è quello che l’Eni, su iniziativa dell’amministratore delegato Paolo Scaroni, dichiara di fare ogni anno.

domenica 5 aprile 2009

Dalle veterane all´energia solare, l´evoluzione dell´automobile

Il Museo dell´Automobile scalda i motori e a un anno dalla riapertura della sede storica, torna in pista con un succulento antipasto: s´inaugura oggi nel padiglione Agnelli di Torino Esposizioni la mostra «L´evoluzione dell´automobile», una carrellata delle vetture più significative conservate dal museo. L´esposizione ripercorre la storia di uno degli oggetti-mito del contemporaneo: dall´auto come giocattolo delle élite all´inizio del secolo scorso fino alla sua diffusione di massa; dai gioiellini delle pionieristiche competizioni della Belle époque alle auto di stile e ai bolidi da Formula 1. In mostra anche gli scorci futuribili dell´automobile, con una sezione sull´ecologia, che ospita recenti prototipi ibridi, come la «tigre» Namir di Giugiaro e la Swarovski Crystal Aerospace, look lunare e alimentazione a pannelli solari. Un´altra sezione è dedicata alle scuole di design torinesi Iaad e Ied, con modelli realizzati dagli studenti. Fino al 27 settembre. Oggi e domani ingresso gratuito dalle 10 alle 18.30, visita guidata gratuita alle 16. (Da Repubblica)

“Con il sole riscalderò Novara"

Con un milione di presenze sono la comunità più popolosa d'Italia. Sono i romeni, sovente nell'occhio del ciclone dell'opinione pubblica. A volte, odiati. Altre ancora, derisi. Spesso, sfruttati. I recenti episodi di cronaca nera non hanno fatto altro che acuire il sentimento di ostilità. Ma la realtà disegna uno scenario ben diverso. Secondo gli ultimi dati elaborati dall'Osservatorio sull'Immigrazione della Regione Piemonte, negli 81 Comuni della provincia di Novara, i romeni censiti sono esattamente 2647. I dati rilevano una distribuzione sul territorio novarese eterogenea, ma con la massiccia presenza proprio nella città di San Gaudenzio, esattamente 729. Dai rilievi statistici forniti dalla Camera di Commercio di Novara emerge quanto sia crescente lo spirito imprenditoriale dei romeni: sono circa 258 quelli capaci di fondare dal nulla aziende, soprattutto medio-piccole. A farla da padrone è il settore dell'edilizia (167), a seguire quello manifatturiero (20) e poi quello relativo alle attività immobiliari e del noleggio (14). Florian, ad esempio, è un piccolo imprenditore romeno di 42 anni. Da 10 vive e lavora nella provincia di Novara. A Bucarest si laurea in ingegneria edile durante la feroce e sanguinaria dittatura di Ceausescu: la morte del dittatore comunista acuisce i già gravi problemi sociali ed economici del Paese. Florian è costretto ad arrangiarsi in un grosso magazzino di generi alimentari. Arriva nella città di San Gaudenzio perché, da qualche anno, ci sono alcuni suoi amici. Il suo inserimento nel tessuto connettivo, nonostante le difficoltà derivanti dalla lingua, è più che positivo. Non lamenta discriminazioni né per sé né per la moglie i due figli, uno dei quali nato proprio in Italia. I problemi sorgono, però, a livello burocratico e amministrativo. Florian afferma infatti che «la mancanza della figura di un rappresentante multi-lingue in Comune capace di comunicare causa, spesso e volentieri, intoppi».Il suo desiderio è quello di diventare un imprenditore edile. Le banche non gli concedono prestiti, ma lui non demorde. Appena giunto a Novara lavora, quindi, come manovale per conto di in un'impresa di costruzioni, poi decide di rischiare e mettersi in proprio. «Il mio intento - spiega Florian - è quello di allargare, se possibile, le dimensioni della mia azienda. Oggi, soprattutto nei periodi primaverili-estivi, l'impresa che dirigo conta 6 operai. In prospettiva, però, mi piacerebbe non solo avere un numero di dipendenti ancora maggiore, ma investire nell'energia solare perché, nell'occuparmi del consolidamento statico dei fabbricati antichi, ho scoperto che gran parte degli edifici hanno superfici sui tetti, capaci di ospitare pannelli fotovoltaici». (Da La Stampa)

Che cosa fanno i grandi gruppi petroliferi per l’ambiente. Questo è quello che l’Eni, su iniziativa dell’amministratore delegato Paolo Scaroni, dichiara di fare ogni anno.

venerdì 3 aprile 2009

Ma il carbone pulito è davvero pulito?

Il carbone è protagonista di un’operazione di Greenwash (le operazioni con cui si crea un’immagine verde) davvero intensa. Si sta cercando di “lavarlo” per trasformarlo in “carbone pulito” così da poter continuare ad utilizzarlo come combustibile rientrando nelle “fonti di energia rinnovabili e assimilate”. Un’operazione in corso sia in Italia che all’estero. Negli Usa la Americans for balanced energy choices ha cambiato nome in Coalition for clean coal electricity, pagando l’agenzia pubblicitaria R&R partners 35 milioni di dollari per promuovere il “carbone pulito”. Anche a Londra è avvenuto più o meno lo stesso: la Coal research centre è diventata Clean coal centre. Quello che onestamente bisognerebbe però dire è che il carbone pulito non esiste, o meglio che non è così pulito quanto si voglia far credere. Il carbone è il combustibile fossile più inquinante, responsabile del 41% delle emissioni di gas serra antropiche, e contribuisce a riscaldamento globale, deforestazione, distruzione di interi ecosistemi, malattie respiratorie, piogge acide, inaridimento dei terreni, inquinamento delle acque. I miglioramenti che la tecnologia darebbe trasformandolo in “carbone pulito” non sono certo clamorosi ma l’utilizzo sta crescendo anche in Italia. Non c’è dubbio che le emissioni di una centrale di nuovo tipo siano inferiori a quelle di un vecchio impianto (si riducono polveri, anidride solforosa e ossidi di azoto). Ma la CO2 viene abbattuta solo del 18% e le altre sostanze tossiche da cui viene lavato avranno un’altra destinazione, spostando il problema. Come viene spiegato anche in un Dossier di Legambiente, per ogni kWh di energia elettrica prodotto da una centrale a carbone, anche se dotata delle più moderne tecnologie, vengono prodotte non meno di 770 grammi di CO2, più di qualsiasi altra fonte. A parità di energia generata, una centrale a gas naturale a ciclo combinato emette circa la metà della CO2 (ancora meno da cogenerazione), e anche una centrale a olio combustibile di vecchia generazione fa meglio fermandosi a 700 grammi di CO2 per kWh. (Da Yeslife.it)

In arrivo la Nano, auto sostenibile per eccellenza

La scorsa settimana è stata immessa nel mercato automobilistico la Nano, un’auto da 1.700 euro, simbolo di sostenibilità sociale ed economica. Ma che dire della sostenibilità ambientale?
La scorsa settimana è stata immessa nel mercato automobilistico una nuova vettura che farà senza dubbio parlare di se nel futuro; l’auto in questione è la nuova Nano del gigante indiano Tata. Che cosa rende la presentazione di quest’auto un evento così speciale? Sicuramente il suo significato sociale ed economico. Il suo costo, infatti, ne fa l’automobile maggiormente accessibile – in termini economici – sull’importante mercato indiano (per ora) e mondiale (futuro): pensate che può essere acquistata a soli 1,700 euro, dimezzando i costi della precedente auto più economica venduta in India, ovvero la Maruti 800. Questo farà sì che l’automobile diventi un bene effettivamente acquisibile da molte classi di popolazione che prima erano escluse per fattori economici, così come è già accaduto per i televisori, cellulari e computer. Inizialmente la domanda sarà nettamente superiore all’offerta, anche a causa di alcune problematiche dovute ai ritardi riguardanti la costruzione della nuova fabbrica Tata di Sanand. Infatti le prime 100,000 unità saranno assegnate attraverso una lotteria. Chi vuole prenotare il modello ora base deve depositare 1,875 USD per ordinare un’auto che avrà un prezzo su strada di circa 2,500 USD tasse incluse. Versioni che abbiano confort maggiore come aria condizionata o alza cristalli elettrici costeranno circa il 50% in più. Per chi ha bisogno di finanziamenti per l’acquisto, la Tata ha individuato 15 tra banche e finanziarie che possano agevolare l’accendere di prestiti e finanziamenti. Inoltre ci sarà un aumento nella creazione di infrastrutture che collegheranno tutti i villaggi con una popolazione maggiore di 1,000 unità, aumentando l’accessibilità all’utilizzo dell’automezzo. (da yeslife.it)

Che cosa fanno i grandi gruppi petroliferi per l’ambiente. Questo è quello che l’Eni, su iniziativa dell’amministratore delegato Paolo Scaroni, dichiara di fare ogni anno.

giovedì 2 aprile 2009

Osservatore romano: «Uno sviluppo illusorio ed egoistico»

«Bisogna tornare a una crescita reale e sobria, una crescita non a debito», dopo che la crisi attuale ha smascherato «uno sviluppo puramente illusorio, fondato sul consumo egoistico». Lo scrive l'economista Ettore Gotti Tedeschi in un commento sul numero odierno dell'Osservatore romano, quotidiano della Santa Sede. Gotti Tedeschi, guarda con favore all'approccio al G-20 del presidente Usa Barack Obama. Il suo invito a «frenare la tendenza a vivere al di sopra dei propri mezzi» e quasi «un manifesto dello sviluppo sostenibile ed estensibile a tutti».

Confindustria ed Enea raccolgono la sfida solare

Un accordo che mira a fare del Lazio il punto di riferimento nel campo dell'energia solare termodinamica a concentrazione. Coinvolgerà Enea e Confindustria Lazio guidata da Maurizio Stirpe e potrebbe segnare l'inizio di una nuova era tecnologica per la nostra regione. Le intenzioni sono ambiziose e stanno prendendo forma in un progetto pilota che prevede la realizzazione di un impianto prototipo che farà da modello e da base di ricerca per lo sviluppo di una tecnologia firmata Enea. Da un punto di vista tecnico la forza del sistema a concentrazione proposto da Enea sta nel termovettore utilizzato per produrre energia: si tratta di sali fusi. Il vantaggio sta nella possibilità di produrre energia termica anche ad alte temperature e di poter accumulare l'energia stessa. «Le potenzialità sono enormi commenta Filippo Tortoriello, ingegnere responsabile per l'energia di Confindustria Lazio - ad esempio questa tecnologia potrebbe essere sfruttata molto proficuamente in zone come il Nord Africa, dove ci cono grandi superfici pianeggianti e il sole non manca. Il nostro obiettivo, quindi, è di perfezionare questa tecnologia per poi esportarla all'estero ». E dall'Enea confermano: «Questa tecnologia ha già suscitato l'interesse di molti paesi del Mediterraneo tra cui Egitto, Libia, Tunisia - dice Luigi Paganetto, presidente Enea naturalmente se nel Lazio avremo un impianto funzionante da usare a scopi dimostrativi, sarà più facile convincere i nostri interlocutori della validità del sistema ». La nostra regione diverrebbe insomma esportatrice d'innovazione sostenibile. «L'aspetto veramente rivoluzionario - riprende Filippo Tortoriello - sta nell'accordo stesso. Nel fatto, cioè, che il massimo ente di ricerca sull'energia e l'associazione di categoria degli industriali uniscano le proprie forze per affrontare con successo la sfida energetica globale». Un primo grande passo verso la concretezza di un progetto che entro tre anni dovrebbe vedere l'impianto realizzato e funzionante. Si stima che serviranno dai 120 ai 140 milioni per realizzare l'impianto che produrrà 20-30 MW. E ci sarà bisogno di molto spazio, visto che per ogni MW sono necessari circa 2 ettari di superficie. Il sito in cui, con ogni probabilità, sorgerà l'impianto è nell'area industriale di Latina. «L'intenzione è di utilizzare aree industriali dismesse e recuperarle. Siamo convinti che un impianto del genere creerebbe nuove opportunità occupazionali, dirette e indirette. Sfrutteremo anche i cascami per stimolare nuove attività imprenditoriali. L'obiettivo è rendere la nostra regione competitiva sul lungo periodo». Fondamentale quindi stimolare investimenti nel settore da parte delle imprese locali e creare nuove opportunità economiche. Ed è già partita la ricerca dei soggetti da coinvolgere in questa avventura. Aziende, sia pubbliche che private, disposte a investire in un progetto che non promette un'immediata redditività, ma che insegue un'idea: quella di una filiera dell'efficienza energetica a marchio italiano. (Dal Sole 24 Ore)

Che cosa fanno i grandi gruppi petroliferi per l’ambiente. Questo è quello che l’Eni, su iniziativa dell’amministratore delegato Paolo Scaroni, dichiara di fare ogni anno.

mercoledì 1 aprile 2009

“Dagli impianti a biomasse energia a chilometri zero

Al bando le maxi-centrali, sì a piccoli impianti - due o tre al massimo nell’Astigiano - da 500 a mille kilowatt. Biogas da stalle e allevamenti, biomasse dagli scarti delle attività. Tutto a chilometri zero, o quasi.Il concetto è semplice: produrre energia elettrica dall’agricoltura. O almeno, provarci. Questo il progetto della Provincia che, di recente al Lingotto di Torino - in occasione di «Campus, il salone della Nuova agricoltura» - ha presentato i primi esiti della ricerca sull’«agri-energia», commissionata dall’assessorato Agricoltura al Centro Studi e ricerche sulla Collina. «Lo studio - spiega l’assessore provinciale Fulvio Brusa - è nato dall’esigenza di evitare speculazioni, dopo che alcuni industriali si erano interessati a realizzare impianti a biomasse che avrebbero utilizzato come combustibile anche scarti di lavorazione, olii o addirittura rifiuti. Siamo corsi ai ripari, approntando linee guida che limitano le dimensioni degli impianti, e obbligano a utilizzare come combustibile reflui zootecnici provenienti dalla zona. L’agricoltura può contribuire allo sviluppo sostenibile del settore energetico. Ed è un modo per aumentare, seppur di poco, la redditività delle imprese locali». Di qui i progetti dei primi sistemi a biogas collegati ad allevamenti che sfrutteranno mais e sorgo di produzione agricola. «Fondamentale - riprende Brusa - è che dietro a queste imprese vi sia una o più aziende agricole con produzioni sul territorio. Le biomasse devono provenire da un raggio molto ridotto». Minimi, per ora, gli incentivi dal Piano di sviluppo rurale. Ma la Provincia vuole incentivare le imprese. Il primo pionieristico impianto, per il quale si riunirà la conferenza dei servizi prima di Pasqua, sarà nel Nord-Astigiano. Asti dovrebbe rientrare in un’altra domanda di installazione di una piccola centrale. «La ricerca - spiega ancora l’assessore all’Agricoltura della Provincia - ha confermato che l’Astigiano può sopportare pochi impianti di limitate potenzialità. Queste attività possono rappresentare una fonte di integrazione al reddito delle aziende agricole e uno strumento di qualificazione per il territorio». Come? «L’apporto del settore agricolo - prosegue Brusa - può avvenire attraverso lo sviluppo di filiere energetiche preferibilmente corte, totalmente gestite dalle aziende agricole singole o associate che, utilizzando i propri fattori produttivi, producono energia destinata anche alla vendita».E’ stato firmato un protocollo di intesa tra Provincia e il Centro studi per lo Sviluppo rurale dell’Università di Torino. «Gli esiti della ricerca - spiega l’assessore Brusa - concorreranno alla prima stesura di linee guida per lo sviluppo dell’agri-energia a livello locale. E aprono la via a successive analisi sugli aspetti normativi e amministrativi». (Da La Stampa)

L’energia responsabile secondo Paolo Scaroni, amministratore delegato dell’Eni

Lo sviluppo sostenibile di Jeremy Rifkin

Trasformare la recessione in un’opportunità di cambiamento verso uno sviluppo sostenibile, responsabilizzare la finanza alla promozione del benessere collettivo e la salvaguardia dell’ambiente. Sono i temi centrali dell’intervista pubblica di Lucio Caracciolo con Jeremy Rifkin che si terrà presso l’aula A di Scienze politiche de La Sapienza: dalle 17,30, piazzale Aldo Moro 5.