venerdì 10 aprile 2009
Eni avanti con l’oleodotto dal Caspio «Studio completo entro il 2010»
(tratto da "Il Corriere della Sera") L’Eni si accolla l’intero finanziamento per lo studio ingegneristico dell’oleodotto da 555 chilometri per portare il petrolio del Caspio dalla città turca Samsun, sul Mar Nero, fino al porto di Ceyhan, nel Mediterraneo, tagliando in due l’Anatolia e aggirando in tal modo il sovraffollato stretto dei Dardanelli. Il gruppo guidato da Paolo Scaroni, socio al 50% del consorzio formato con la società privata turca Calik per la costruzione della Trans Anatolian Pipeline (Tap), prenderà però una decisione sull’investimento finale soltanto quando avrà completato il project engeneering, che dovrebbe essere concluso entro il 2010, ha precisato ieri un portavoce del gruppo guidato da Paolo Scaroni. Smentendo così una «fonte del consorzio» che parlava invece dell’intenzione da parte dell’Eni di finanziare il 100% della costruzione dell’oleodotto, garantire al paese la sicurezza delle forniture energetiche. Il nodo dei giacimenti di gas nel golfo di Venezia e le difficoltà legate all’estrazione per i timori di un abbassamento del livello della città lagunare erano al centro di un servizio del Wall Street Journal di ieri. La difficile congiuntura economica, che ha chiuso i rubinetti del credito in tutto il mondo, ma anche la forte riduzione del prezzo del petrolio, dopo le quotazioni record dell’estate scorsa (ieri il greggio a New York è tornato a sfiorare la soglia dei 52 dollari sulla scia del buon andamento di Wall Street)), probabilmente hanno tolto priorità a un progetto che avrebbe dovuto essere completato nell’arco di 3 anni dall’inizio dei lavori, secondo le previsioni di Eni e Calik, e trasportare inizialmente un milione di barili al giorno, con la possibilità di raggiungere poi 1,5 milioni giornalieri. Di sicuro l’Eni, quando partirà la produzione, avrà il problema di trovare una via per trasportare verso il Mediterraneo il greggio dai campi di Kashagan e Karakaghanak, in Kazakistan, tra i maggiori giacimenti scoperti negli ultimi 30 anni. Ma finora alla posa simbolica della prima pietra dell’opera, nell’aprile del 2007, alla presenza di Pierluigi Bersani, allora ministro dello Sviluppo economico e del ministro turco dell’Energia, Hilmi Guler, si sono susseguiti una serie di rinvii. Mentre si sono defilati uno dopo l’altro alcuni partner potenziali, da Shell a Indian Oil, che avrebbero dovuto partecipare al consorzio.
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