martedì 16 dicembre 2008

«La sfida è affrontare il dopo Kyoto»

Tratto dal Sole 24 Ore

Una proposta di direttiva, quella appena varata a Bruxelles, che va nella direzione giusta, bilanciando sviluppo e sostenibilità. Che, però, bisognerà seguire negli sviluppi più immediati perché possa produrre tutti i suoi effetti. Aldo Fumagalli Romario, 50 anni, presidente e amministratore delegato del Gruppo Sol (gas industriali) fa il punto della situazione anche nella veste di presidente della Commissione sviluppo sostenibile di Confindustria. E traccia nuovi, possibili, scenari già dietro l'angolo.Fumagalli,a suo parere l'esito del round europeo sull'emission trading è in linea con lo spirito che caratterizza il suo impegno associativo tutto orientato allo sviluppo sostenibile?Penso di sì. Ne sono convinto, non a caso il progetto punta a raggiungere lo sviluppo attraverso la sostenibilità, sia in riferimento alle risorse disponibili sia a quelle attualmente a disposizione dell'intero pianeta. Che, ovviamente, non sono infinite.Qual è stato, secondo lei, lo snodo-chiave del negoziato appena concluso?Il tema emission trading ha trovato una sterzata nel fatto che ci si è focalizzati, alla fine, sulle energie rinnovabili e su un meccanismo premiante. Ma il vero snodo è stato quando il presidente Emma Marcegaglia, impegnandosi in prima persona, ha trovato l'intesa con le altre Confidustrie europee rappresentative di uno degli stakeholder in campo, cioè le aziende. Senza questa azione le conseguenze sarebbero state pesanti, con un sistema basato esclusivamente sull'acquisto di diritti di emissione per le lavorazioni che producono più Co2.Il nuovo progetto di direttiva, a questo punto, dovrà concretizzarsi in un testo definitivo da votare in Parlamento. Cosa ci può aspettare e, soprattutto, cosa c'è dietro l'angolo per gli stakeholder- aziende?Appunto, bisognerà concretizzare il progetto e bisognerà farlo bene. Non è un elemento nè facile nè scontato. Non era semplice, certo, nemmeno pensare a una svolta positiva in così poco tempo, così come si è appena realizzata. Penso che nessuno, soltanto a settembre avrebbe immaginato un simile ribaltamento.Si è molto discusso sulle prospettive di competitività per il sistema delle aziende europee da qui al 2020. Poi, la crisi scoppiata in autunno. E ora ?Ora bisognerà far sì che le questioni di tecnica legale anche in vista delle votazioni parlamentari che renderanno il provvedimento definitivo aiutinoad attuare lo spirito del negoziato in senso non restrittivo. Questa svolta è stata molto positiva. Ha premiato le aziende che si impegnano negli investimenti in energie rinnovabili. Ma non è tutto.In che senso?Trovo che siano molto positive la clausola di revisione e la flessibilità sui crediti per i progetti fatti fuori dall'Unione europea. L'anno prossimo, a Copenhagen, ci sarà un altro summit strategico. Vedremo.Quali criticità è possibile individuare, allo stato dei fatti?Intanto, bisognerà allargare il discorso anche a Stati Uniti e a Cina, India. L'Europa ha dato l'esempio,si è impegnata,ora bisognerà che anche queste nazioni si diano da fare da parte loro. Bisogna considerare che la programmazione pilota per l'immissione del Co2 nel sottosuolo dovrà rispondere al principio di equa distribuzione e quindi dovrà essere effettuata in maniera non squilibrata dal punto di vista pratico.Esistono spazi e margini ancora non ben definiti tra le varie categorie di aziende esentate dall'asta per l'acquisto di diritti di emissione.Alcune aziende consumano energia ma non emettono Co2, specie nel settore della chimica. Quindi sarebbe opportuno trovare una soluzione che non le penalizzi ulteriormente. E che estenda anche a loro il criterio premiante per chi investe in rinnovabili.

Anche i grandi gruppi iniziano a muoversi. Questo è quello che l’Eni, ad esempio, su iniziativa dell’amministratore delegato Paolo Scaroni, dichiara di fare ogni anno a favore dell’ambiente

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