mercoledì 17 dicembre 2008
Le miniere del Chiapas
I«danni collaterali di tipo ambientale» provocati dall'industria mineraria sono il prezzo da pagare per lo sviluppo economico delle regioni montagnose dello stato, dichiarava giorni fa un alto funzionario del governo statale del Chiapas, in Messico. Gli abitanti della Sierra Madre la pensano diversamente: dal mese di ottobre moltiplicano sit-in, marce e campagne controinformative contro le imprese minerarie canadesi e statunitensi che hanno avviato sondaggi geologici ed estrazioni minerarie in quelle terre.Secondo il governo dello stato meridionale messicano, sono in vigore 55 permessi per l'esplorazione mineraria, la maggior parte dei quali scade nel 2056. Di questi, una ventina sono concessioni a imprese prestanome messicane, e permettono l'estrazione di oro, argento, piombo, titanio, zinco, ferro, rame, antimonio, molibdeno, tungsteno. Il territorio interessato include diciannove municipi, fra cui Chicomuselo, Siltepec e Motozintla della zona montagnosa centrale, catalogata ad alto rischio di smottamenti, e i municipi spesso alluvionati di Pichucalco, Rayon, Tecpatan, Coapilla e Huixtlan. Gli abitanti del eijdo di Las Nubes, ai bordi della foresta umida, da tempo si oppongono alla miniera d'oro in Siltepec, preoccupati per la contaminazione di cianuro. A qualche chilometro, in Toquian Grande, è nato un comitato di lotta contro la compagnia mineraria canadese Blackfire Exploration; qui i campesinos hanno denunciato il tentativo di criminalizzarli associandoli a uno sconosciuto e sedicente movimento guerrigliero «Esercito dei Popoli Indigeni». Temono l'installazione di un accampamento militare nella zona, solo perché di oppongono alla costruzione di una strada asfaltata di accesso alla miniera che altererá per sempre i delicati ecosistemi forestali di cui loro vivono. Secondo il «Fronte regionale contro le privatizzazioni», le autorità ambientali «continuano a permettere che le imprese di estrazione del legname distruggano la natura e siano complici dello sfruttamento minerario, che finirá per distruggere completamente le nostre acque ed i nostri coltivi tradizionali, lasciandoci cosí ancora piú esposti alla povertá e alla contaminazione». In Chiapas esiste una tradizione mineraria preispanica, spesso sfruttata dai tour opertor e rispolverata da operatori locali. Di recente a Simojovel, in Chiapas, i tunnel di una vecchia miniera artigianale per estarre ambra fossile sono collassati a 30 metri di profonditá, con un saldo di 2 indigeni morti. Nella zona i piccoli proprietari affittano a prezzi modici il sottosuolo ai minatori indigeni poveri. La preziosa resina fossile è venduta, giá tagliata e incastonata, fino a 1.900 dollari, mentre un minatore guadagna al massimo 28 dollari per 100 grammi di ambra estratta.Come conciliare l'attivitá di estrazione con lo sviluppo di economie locali? In Chiapas, l'ecoturismo e il turismo culturale, la coltivazione del caffé biologico, l'artigianato indigeno, il microcommercio di spezie ed erbe medicinali sono ormai da anni pratiche correnti, mentre i programmi ufficiali puntano su uno sviluppo «sostenibile» costruito sull'allevamento, la depredazione delle risorse idriche da parte delle industrie delle bibite Pepsi e Coca e sull'estrazione forestale e mineraria. Un possibile modello di estrazione mineraria sostenibile esiste: è praticato in casi ancora rari, in Chiapas e in Oaxaca, dove le popolazioni locali sono consultate e coinvolte nel processo di inventario delle risorse e guadagnano una percentuale sull'estrazione, con opere di rimboschimento e risistemazione del territorio. (da Il Manifesto)
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