Catturare l'anidride carbonica che c'è nell'aria. E seppellirla sotto terra. Non è facile, ma si può fare. Ecco i progetti in corso, che la Ue vuole finanziare
A qualcuno può apparire come nascondere la spazzatura sotto lo zerbino. Eppure, da quando tutto il mondo ha deciso che pur di trovare un sistema per ridurre la quantità di anidride carbonica presente in atmosfera tutte le strade sono buone, la 'carbon sequestration', cioè la cattura della CO2, è diventata missione prioritaria. L'ultimo rapporto dell'Energy Technology Prespectives 2008, condotto dall'Agenzia Internazionale dell'Energia (Iea), conferma infatti un forte trend di aumento delle emissioni di anidride carbonica collegate agli usi energetici. Gli analisti della Iea stimano un incremento delle emissioni del 130 per cento entro il 2050, rispetto ai livelli del 2005: dagli attuali 27 miliardi di tonnellate per anno a 62 miliardi di tonnellate per anno del 2050. Secondo l'Intergovernal Panel on Climate Change, raggiungere questo livello di emissioni comporterebbe conseguenze incalcolabili sull'uomo e sul pianeta. Sarebbe una vera e propria catastrofe, quella per intendersi descritta nel libro 'Sei Gradi' di Mark Lynas (Fazi Editore) in cui la vita, così come la conosciamo, sarà possibile solo in alcune ristrette aree intorno ai due Poli. Proprio per evitare questa catastrofe sono in molti a ritenere che anche la carbon sequestration possa fornire un supporto che vale la pena di esplorare. Prima di tutti ne è convinta l'Unione Europea che ha deciso di dare il via a una dozzina di impianti pilota che dimostrino l'efficacia su scala industriale di questa tecnologia. Del resto sono stati proprio gli europei quelli che per primi l'hanno messa in atto. Il primo impianto per la cattura geologica dell'anidride carbonica è infatti stato realizzato nel Mare del Nord a 250 chilometri dalle coste della Norvegia. Nell'immenso giacimento di Sleipner infatti la compagnia petrolifera norvegese Statoil ha iniziato a iniettare all'interno dello stesso giacimento a 2.500 metri sotto il livello del mare l'anidride carbonica presente in eccesso all'interno del metano che estraeva dallo stesso impianto. Con il passare degli anni questa tecnica ha permesso alla Statoil non solo di ottimizzare l'estrazione del metano dal giacimento, ma anche di risparmiare diverse centinaia di milioni di euro in termini di carbon tax. Nel giacimento di Sleipner ogni anno infatti viene sepolto un milione di tonnellate di anidride carbonica. Il successo di questa iniziativa ha spinto la Norvegia ad aprire un secondo impianto per la 'sequestrazione geologica' dell'anidride carbonica, stavolta nel Mare di Barents, in altro giacimento di gas naturale, quello di Snohvit. Attualmente in questo secondo impianto la Norvegia riesce a stoccare 700 mila tonnellate di CO2 ogni anno. Un altro impianto per lo stoccaggio di anidride carbonica all'interno di giacimenti di gas naturale è quello di In Salah nel cuore del Sahara algerino, che permette di sequestrare 1,2 milioni di tonnellate di anidride carbonica prodotta dalla raffinazione del metano ogni anno.
Che cosa fanno i grandi gruppi petroliferi per l’ambiente. Questo è quello che l’Eni, ad esempio, su iniziativa dell’amministratore delegato Paolo Scaroni, dichiara di fare ogni anno.
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