mercoledì 24 settembre 2008

Campania, il rifiuto della raccolta differenziata

Articolo tratto dal quotidiano Il Manifesto


Che cosa c'è ancora da fare in Campania, dopo che Berlusconi e Tremonti hanno annunciato di aver risolto il problema dei rifiuti? Tutto. Tutto quello che è necessario per passare da una gestione straordinaria che in 14 anni è stata la principale fonte del disastro a una gestione ordinaria che restituisca al governo del territorio - comuni, province e regione - le competenze previste dal nostro ordinamento e rispetti i principi della normativa europea e italiana: primo ridurre la produzione di rifiuti; poi recuperare materia; quindi estrarre energia solo se non si può recuperare materia; discarica solo per ciò che non si può recuperare. Per ridurre la produzione di rifiuti bisogna promuovere, con appositi accordi. il vuoto a rendere (sia riciclabile che pluriuso) e la vendita alla spina di prodotti in grani, in polvere e liquidi; scoraggiare gli articoli usa e getta (pannolini, stoviglie e gadget ) incentivando gli equivalenti lavabili e/o durevoli; promuovere l'acqua del rubinetto e scoraggiare quella minerale dove gli acquedotti sono sani; valorizzare i rifiuti elettrici e elettronici (in sigla, Raee), accelerando l'attuazione dell'accordo che ne prevede ritiro e riciclo; sostenere il commercio dell'usato offrendo ai «mercatini» spazi adeguati a fianco degli ecocentri dove intercettare quello che a cittadini e aziende non serve più; sostenere il compostaggio domestico e quello in fattoria: cioè lo scambio diretto di sostanza organica con alimenti biologici tra ristoratori o negozi alimentari e agricoltori. Per recuperare materia e riciclarla bisogna fare la raccolta differenziata (Rd) tra le famiglie e tra le aziende: sia quelle commerciali che manifatturiere, edili e agricole. Con le aziende è più facile, perché producono sempre gli stessi rifiuti, in grandi lotti: c'è solo bisogno di fornire assistenza tecnica per tenerli separati e indirizzarli verso imprese in grado di recuperarli. Per sviluppare la Rd tra famiglie e negozi bisogna riorganizzare alle radici consorzi e aziende pubbliche e private che oggi se ne occupano quasi tutte in modo inadeguato. Per riciclare imballaggi e frazione organica ci vogliono impianti di selezione e di compostaggio e mercati di sbocco per materiali riciclati e compost . Ai primi provvede il Consorzio nazionale imballaggi: è la sua mission istituzionale che il prezzo del petrolio agevola, perché sarà sempre più comveniente riciclare materiali che fabbricarne di nuovi. Al compostaggio cercano di provvedere i nuovi impianti in corso di finanziamento da parte della regione e le associazioni dei coltivatori, affamati di compost per ridurre la desertificazione dei suoli. Il rifiuto che continuerà a sfuggire alla Rd deve venir trattato in impianti meccanico-biologici (Tmb o Cdr). Sono gli impianti che Fibe-Impregilo, prima, e i commissari, poi, hanno mandato in malora, facendoli lavorare oltre le loro potenzialità o eliminando la manutenzione. Fibe per produrre quante più «ecoballe» possibile, invece che vero Cdr, contando di lucrare gli incentivi Cip6 con i quali più rifiuti si bruciano e più si guadagna; i commissari pensando di «far sparire» la monnezza impacchettandola. Questi impianti vanno riparati e riattivati; dovranno separare la frazione organica da quella secca e entrambe dallo scarto destinato a discarica. La frazione organica, una volta stabilizzata, è un prodotto indispensabile per le bonifiche dei suoli; quella combustibile, invece di essere accumulata in attesa di inceneritori che non arrivano mai può essere ceduta per alimentare cementifici, fornaci, altoforni, centrali elettriche a carbone o impianti di gassificazione. Con i prezzi attuali dei combustibili, il CDR è ambito e conteso; ma diventa conveniente anche estrarre e riciclare molto del materiale ancora presente in questo flusso: cosa realizzabile con alcune modifiche degli stessi impianti. Le ecoballe già accumulate non potranno mai essere bruciati in quegli inceneritori; se non si vuole lasciarle lì per sempre, andranno affidate alle sole imprese in grado di valorizzarle: quelle che operano sui cicli di combustione del carbone o del gas. Poi c'è da bonificare i suoli inquinati e prevenire nuovi sversamenti abusivi di rifiuti tossici.

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