Articolo tratto dall'Unità
Anche i giardini possono diventare «critici»? Sì, così come esiste «critical mass» esistono anche i «critical gardens», ovverosia giardini realizzati abusivamente da «guerrilleri» del verde su fazzoletti di terra salvatisi miracolosamente dal cemento o nelle aiuole e spartitraffico cittadini lasciati preda di erbacce e rifiuti. Da trent’anni molti cittadini metropolitani si dedicano alla diffusione del verde e degli orti nelle città non come esperti, semplicemente come piacere, espressione di una quotidianità, di ricerca e costruzione di un fazzoletto di bellezza di cui godere. Di guerrilla gardens, nello specifico di quelli nati e coltivati nelle zone abbandonate di Loisaida, piccolo quartiere di New York, si occupa Michela Pasquali nel libro I giardini di Manhattan. Storie di guerrilla gardens, nuovo nato di una nuova collana editoriale firmata Bollati Boringhieri che, non a caso, citando uno dei giardinieri più celebri del cinema, si chiama «Oltre i giardini».
La collana in questione si occupa di verde, ma non è composta da enciclopedie di fiori selvatici, manuali per coltivare bonsai, consigli preziosi per trasformare il proprio balconcino in un invidiabile mini serra tropicale: tutti i titoli finora usciti (cinque) trattano la materia verde da punti di vista particolari, spesso di sbieco, con uno sguardo, cioè, che abbraccia più di una prospettiva. Particolare attenzione viene riservata alle immagini, tutte a colori con un’ottima risoluzione grazie anche a una carta spessa e preziosa. Sono belli anche come oggetti i libri di Oltre i giardini, belli come la nostalgia di giardini e oasi verdi che pochi oggi possono permetters, belli come la nostaglia di una bellezza che sfugge ai più, poiché diventa privilegio per pochi.
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