mercoledì 24 settembre 2008

Ecoaeroporti?

Notizia tratta dal quotidiano Il manifesto

La prima notizia è che l'Ecuador costruirà alle isole Galápagos «il primo aeroporto ecologico al mondo», con 20,4 milioni di dollari. La costruzione sarà con materiali ecologici. Si ricorrerà all'energia elettrica e solare. I locali saranno raffrescati dal vento anziché dall'energivora aria condizionata. Eccetera. Le Galápagos sono patrimonio naturale dell'umanità dal 1978 (per l'Unesco) e nel 2007 sono state dichiarate a rischio a causa dell'invasione di specie non autoctone e del turismo: aviotrasportato, s'intende. Transitano per i due aeroporti delle isole, che emergono a 1.000 chilometri dalla costa ecuadoriana, 140mila turisti all'anno. Nemmeno la conversione ecologista di tutti gli aeroporti del mondo, però, farà diventare sostenibile (e silenziosa e non cementificante) l'attività del volo umano. Questa falsa democrazia del movimento - falsa: solo un ventesimo dei terrestri vola ha pesanti impatti sul clima, sull'inquinamento atmosferico, sulla cementificazione del territorio. «Terra terra» ha sottolineato più volte che il settore dell'aviazione civile è di gran lunga sovradimensionato rispetto a quello che permetterebbe un futuro sostenibile, equo e (dunque) con meno combustibili fossili. Una riconversione anche occupazionale dell'aviazione si impone; a cominciare dai low cost che hanno fatto volare la domanda di volare. Ed ecco l'altra notizia. Aviation Environment Federation, coalizione inglese di associazioni e movimenti, membro del coordinamento europeo Transport and Environment (T&E), ha rivelato il contenuto di uno studio dal titolo 'Trends in Global Noise and Emissions from Commercial Aviation 2000-2025' (Evoluzioni nell'inquinamento globale e nelle emissioni da parte dell'aviazione commerciale) preparato da quattro centri di ricerca finanziati da governi, e fra questi Eurocontrol e il Dipartimento statunitense di trasporti. In questa ufficialità sta uno degli aspetti importanti della ricerca, nella quale trovano conferma i tanti allerta lanciati da studi considerati di parte ecologista. Un altro aspetto interessante dello studio è che... non è mai stato pubblicato. Forse perché prevede che di questo passo le emissioni di anidride carbonica nei voli civili cresceranno dal loro attuale livello di 670 milioni di tonnellate a 1,48 miliardi di tonnellate nel 2025 e che se si arriverà a tanto, si rientrerà nel peggiore fra gli scenari di emissione indicati dall'Intergovernmental Panel on Climate Change. Il rapporto guarda poi oltre la CO2 per indicare altri aspetti dell'impatto climatico (in particolare gli ossidi di azoto in alta quota). Come contrastare questo scenario? L'Icao (Organizzazione internazionale per l'aviazione civile) è inerte. Il Parlamento Europeo a luglio ha deliberato di includere finalmente il settore aereo nello schema dello scambio di emissioni (Emission Trading Scheme); insomma di obbligare finalmente a calcolare e «prezzare» le emissioni di questo settore economico. Ma secondo gli attivisti di T&E la novità non ridurrà quasi per nulla l'impatto climatico dell'aviazione. I permessi di emettere CO2 saranno acquistati presso gli altri settori economici e a poco prezzo. E anche se saranno introdotti modelli più efficienti (lasciando da parte le fantasie degli aerei solari o a idrogeno), la fanatica crescita nel numero di voli annullerà ogni risparmio di emissioni. Un ostacolo obtorto collo per il settore è ora il prezzo del petrolio. Ma ridurrebbero la crescita dei voli soprattutto la tassazione sul kerosene avio (ora non esiste) e limiti vincolanti alle emissioni.

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