mercoledì 3 settembre 2008

Sull'etanolo persino il partito repubblicano si smarca da George Bush

Il tema controverso è quello delle percentuali di bioetanolo da miscelare con la benzina. Il presidente petroliere è sempre stato un grande sostenitore delle percentuali vincolanti, fissate dal governo. «Decida il mercato», hanno votato all'unanimità i repubblicani alla convention in corso a St.Paul, licenziando la loro piattaforma per le presidenziali di novembre. Sembra una presa di posizione di puro stampo liberista.
Ma si dà il caso che «il mercato» non accontenti tutti allo stesso tempo. Spingere sul bioetanalo servirà pure a limare il prezzo del gallone di benzina e a contenere la dipendenza Usa dai paesi produttori di greggio. Ma fa schizzare alle stelle il prezzo dei cereali, in particolare del granoturco, con effetti a valanga sui generi alimentari e sui mangimi. Presi tra l'incudine e il martello, i repubblicani hanno optato per una linea intermedia che dice basta alle percentuali obbligatorie di etanolo fissate da Washington e caldeggia lo sviluppo di una nuova versione di biofuel, ricavati dalla cellulosa contenuta in alcune erbe invece che dal mais.
La speranza è di catturare il consenso sia dell'elettore che fa il pieno al distributore sia di quello riempie il carrello al supermarket (che poi sono la stessa persona). Con gli standard attuali, servono 9 miliardi di galloni di etanolo da miscelare con la benzina che verrà consumata quest'anno negli Stati Uniti. Ad agosto il governatore repubblicatio del Texas, per tutelare gli allevatori, aveva chiesto invano al governo di dimezzare la percentuale di etanolo dentro la benzina. Pur non arrivando a tanto, il candidato Mc Cain è favorevole all'eliminazione delle quote fisse. Analoga la posizione del democratico Joe Biden, il vice scelto da Obama, favorevole ai biofuel di seconda generazione.
La presa di posizione del partito repubblicano scontenta ovviamente i produttori di etanolo. Senza etanalo, la benzina costerebbe mezzo dollaro in più al gallone, quantifica Matt Harting, portavoce della Renewable Fuels Association. La situazione geopolitica - «l'invasione della Georgia da parte della Russia» - e madre natura - «l'uragano Gustav» - dimostrano che dell'etanolo «non possiamo fare a meno».
Le lamentazioni dei produttori di etanalo sono decisamente esagerate. Gli analisti economici ritengono che finchè il barile di petrolio supererà i 60 dollari (e adesso sta a 111) l'etanalo avrà un mercato remunerativo, anche se il governo smetterà di fissare percentuali vincolanti. Aggiungono che, dal punto di vista politico-elettorare, questo è il «momento buono» per eliminarle. Il provvedimento farà piacere alle industrie alimentari e non punirà più di tanto gli agricoltori, un blocco elettorare importante che in genere propende per i repubblicani. Finché il prezzo del petrolio resterà alto, i produttori di etanolo continueranno a pagare molto bene il mais. A giugno il bushel (misura equivalente a 36 litri) di mais ha toccato il picco di 7 dollari e 79 centesimi.
Poi è sceso, ma continua a costare il 50% più dell'anno scorso. Anche in materia ambientale, sono valutazioni tutte interne quelle che dettano le posizioni dei candidati alla Casa Bianca. La piattaforma dei repubblicani sorvola sulla fame regalata al terzo mondo dai biocombustibili. Rinviamo ad altra sede un'analisi delle politiche ambientali dei candidati alla Casa Bianca. Qui ci limitiamo a ricordare che tra i due vice non c'è partita. Biden è sicuramemte più verde di Obama. Sarah Palin, se possibile, è più grigia di McCain.

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