Il Sole 24 Ore intervista Peter Erlacher, 56 anni, docente all'università di Bolzano
«È inutile andare a caccia di energie alternative se prima non si investe nel risparmio energetico». Per Peter Erlacher, 56 anni,docente all'università di Bolzano di fisica tecnica ed edilizia sostenibile, non è al fotovoltaico che dovrebbero puntare le politiche di risparmio energetico ma piuttosto a diminuire i consumi di energia che, ad esempio, con l'isolamento delle abitazioni,potrebbero ridursi di almeno il 50 per cento. «Bisogna partire – spiega – dal bisogno di energia che abbiamo sul territorio. La domanda di energia elettrica (quella, per intendersi,che viene prodotta dai pannelli fotovoltaici, ndr) rappresenta il 15% del totale dei consumi nel solo settore residenziale. Parlare di fotovoltaico significa dunque puntare a coprire solo il 15% del fabbisogno energetico nazionale con la necessità ulteriore di una grande superficie disponibile per l'installazione dei pannelli ».Ci può fare un esempio?Una famiglia consuma mediamente 3mila kwh l'anno di energia elettrica. Per arrivare a produrre questa quantità di energia con il fotovoltaico occorrerebbero circa 15 mq di pannelli. Il che se può essere fattibile nelle abitazioni monofamiliari come, ad esempio, le ville, diventa più difficile per le case condominiali con anche 40 famiglie dove per rispondere al fabbisogno di tutti occorrerebbero almeno 400 metri quadri di tetto. Non tutte le abitazioni, poi, sono adatte per l'allocazione di pannelli. Si pensi, ad esempio, a quelle esposte a nord.Può farci una breve analisi costi- benefici?La resa di un pannello fotovoltaico è piuttosto bassa. Per produrre mille kwh bisognerebbe spendere, solo per l'installazione, 7mila euro che rapportati al fabbisogno medio familiare significa una spesa di 21mila euro, al netto dei costi di manutenzione. Per fare qualche esempio: un kwh prodotto con il metano costa 3 centesimi, con il gasolio 4, con il fotovoltaico 50, oltre dieci volte di più.Altri Paesi hanno investito molto sul fotovoltaico...Sì certo. La Germania, ad esempio, è stata la prima a partire circa 20 anni fa, ma le politiche tedesche sul fotovoltaico hanno subito, negli ultimi anni, una netta inversione di rotta, con riduzioni sul contributo nazionale anche del 7%, perché a fronte degli ingenti investimenti che hanno portato a realizzare in quel Paese la più alta concentrazione di impianti fotovoltaici di tutto il mondo i risultati non sono stati soddisfacenti. Nel 2004 in Germania si producevano 800milioni di kwh con il fotovoltaico, pari allo 0,3% del fabbisogno nazionale di energia elettrica.Qual è allora la soluzione?Il problema fondamentale è che noi consumiamo troppa energia elettrica. Occorre puntare prima a ridurre i consumi.In che modo?Isolando le abitazioni, ad esempio, si potrebbe ridurre di almeno la metà il consumo annuo di gasolio (1 litro di gasolio/mq/anno è l'equivalente di 10 kwh/mq, ndr) di una famiglia: oggi di circa 14 litri, 10 per le abitazioni costruite dopo il 2005. Solo isolando la casa si arriva a ridurre il consumo medio delle famiglie a 7 litri di gasolio l'anno con una spesa aggiuntiva sul costo della casa di circa l'1%. Con interventi ulteriori, come ad esempio, l'impiego di molti vetri per sfruttare il calore solare, o un impianto di ricambio dell'aria con recupero di calore, la riduzione dei consumi può essere ridotta ulteriormente anche fino a zero.Con questo sistema è possibile anche ridurre la spesa statale sui contributi per la riqualificazione energetica, che, in caso di interventi di isolamento si aggira intorno ai sei centesimi per kwh contro i 60 per il fotovoltaico.Quali sono i materiali per isolare bene?Poiché parliamo di bioedilizia, sarebbe auspicabile che l'isolamento venisse fatto con materiali sostenibili come la fibra di legno o il sughero o il kenaf che è un tipo di canapa che viene coltivato in Italia.
1 commento:
giusto complimenti.
e' difficile dire la verità fuori dal coro.
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