L’Italia da tempo ha abbandonato una visione strategica della politica energetica. I vecchi Pen, i Piani Energetici Nazionali, annualmente fatti dal Ministero dell’Industria, che indicavano e programmavano strategie ed esigenze infrastrutturali in tema energetico, sono stati abbandonati senza essere sostituiti. Negli anni lo stesso Ministero dell’industria ha cambiato nome: prima Mica - Ministero dell’Industria Artigianato e Commercio, poi Map - Ministero delle Attività Produttive, ora Mse - Ministero dello Sviluppo Economico, con accorpamenti e tagli spesso fatti con mere logiche di potere. E’ stata cambiata la Costituzione e l’energia, nel nuovo articolo 117 della Costituzione è finita tra le materie a competenza concorrente Stato Regioni. Di fatto l’ingovernabilità su una materia che trascende per motivi suoi intrinseci la dimensione regionale è stata assicurata. Oramai sulla costruzione di un rigassificatore decide la Corte costituzionale, alla cui competenza sono deferite tutte le questioni puntualmente sollevate nel ginepraio delle competenze Stato-Regione, sull’onda delle lotte politiche puntualmente declinate a livello territoriale in una faida nella quale perdono puntualmente i cittadini e l’Italia. Infatti qualsiasi infrastruttura energetica anche se insiste su un territorio specifico, necessariamente impatta sull’intero territorio nazionale. In effetti a livello locale le competenze si sovrappongono: Regione, Provincia, Comuni, Comitati, in nome di una babele del potere, si sovrappongono, con manifestazioni, denunce, contenziosi, che puntualmente sfociano in una richiesta alla Corte Costituzionale. Non è possibile che in una materia così importante per il Paese si assista da tempo a questo spettacolo. La situazione è diventata ancora più pesante da un po’ di anni. E’ ormai sempre più forte e importante il legame che esiste tra due realtà solo qualche decennio fa agli antipodi: l’energia e l’ambiente. Sempre più questo binomio è diventato indissolubile. Fonti fossili ed energie alternative sono sempre più legate da qualcosa di davvero importante, la sopravvivenza stessa dell’uomo in un habitat sempre più devastato. Nella vecchia scuola di pensiero purtroppo fin troppo presente in Italia nucleare e rinnovabili diventano quasi le fazioni di un derby. O sei per l’uno o sei per l’altro. L’ambientalismo cieco nemmeno guarda al rinnovabile, ma anche una certa scuola che viene dalla cultura dell’energia fossile e dal nucleare non riesce a prendere nemmeno lontanamente in considerazione tutta l’energia prodotta con sole, vento, rifiuti o alghe. E’ come se l’Italia vivesse fuori dalla storia, continua a finanziare con il Cip6 carbone e termovalorizzatori per rifiuti non organici, togliendo spazio alle vere rinnovabili. In Italia non si comprende che il futuro, lo stesso business economico è nella direzione dell’ambiente. I nostri industriali, sebbene con le solite furbizie italiane, concretamente si stanno muovendo. L’Italia si arrovella in dibattiti sterili, in provvedimenti tampone dettati, male, dall’emergenza. Il Paese in materia energetica e ambientale è preda di un cieco immobilismo, che pagheranno i nostri figli. Il Governo ha annunciato per primavera di ripristinare il Piano Energetico Nazionale, il tempo degli annunci è finito, occorre Fare, un appello forte e chiaro che arriva dal professor Vincenzo Pepe, leader del Movimento Fareambiente.
L’energia responsabile secondo Paolo Scaroni, amministratore delegato dell’Eni
1 commento:
è abitudine vecchia quella di focalizzarsi su questioni minori e lasciare irrisolti i problemi grossi. in ogni caso privilegiare il nucleare sarebbe una scelta contraria non solo alle politiche dell'unione europea, ma anche controproducente per l'economia interna che adesso troverebbe il migliore terreno per lo sviluppo delle energie rinnovabili. basterebbe che per una volta ci mobilitassimo, invece di subire passivamente.
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