mercoledì 29 ottobre 2008

Ortis: «Ambiente, il piano Ue peserà anche sulle bollette»

Sul Sole 24 Ore il presidente dell'Autorità dell'energia

Si è detto che la politica ambientale europea, e quella del «20-20-20» messa nel mirino dal governo Berlusconi, avrà costi difficilmente sopportabili dalle imprese. Ma non sarà una passeggiata neppure per i consumatori, se si dà retta al presidente dell'Autorità per l'energia, Alessandro Ortis: «Al di là dei diversi scenari prospettati dalla Commissione o dall'esecutivo — spiega — una ricaduta sui costi per le imprese e per le famiglie ci sarà, tenuto conto che nel nostro attuale sistema la "componente energia" pesa per oltre il 60% sulle bollette». Secondo alcune stime su cui l'Autorità al momento preferisce non pronunciarsi, se venisse confermata l'intenzione di far pagare le quote di emissione l'impatto sulle bollette finali potrebbe arrivare addirittura al 10% per il periodo successivo al 2012.Il 20-20-20 europeo avrà i suoi costi ma anche ricadute positive, dice la commissione Ue. Ma chi sosterrà i primi e beneficerà dei secondi? «La difesa dell'ambiente è un obiettivo da perseguire, ma occorre però riflettere se davvero gli attuali provvedimenti europei portino a ricadute positive in termini di "sviluppo sostenibile". L'esperienza maturata fino a oggi ha dimostrato che a fronte di obiettivi di riduzione dei gas serra sfidanti ed onerosi per l'Europa, il non impegno degli Stati Uniti e il forte aumento delle emissioni di giganti come la Cina e l'India, hanno di fatto vanificato i risultati conseguiti».Ma non si può vietare a Cina e India di crescere e ambire a migliori condizioni di vita, non crede? «Ciò che accennavo prima, però, è accaduto non solo per soddisfare, giustamente, la domanda interna di Paesi emergenti ma anche per effetto di produzioni delocalizzate proprio negli stessi paesi che fino ad ora si sono sottratti a limiti e vincoli ambientali di tipo europeo».Nel frattempo ci siamo dimenticati che al 2012 scadrà l'impegno di Kyoto, dove l'italia è parecchio indietro. Di nuovo, chi pagherà il possibile sforamento di quegli obiettivi, sempre i consumatori in bolletta? «Lo scorso anno, in un'audizione alla Commissione ambiente della Camera, avevamo già evidenziato come gli impegni ambientali assunti dall'Italia nel settore elettrico destassero preoccupazione. Il meccanismo di "emission trading", nell'attuale ripartizione, rischia infatti di tradursi in un aggravio dei prezzi medi fino a 5 euro per megawattora nel periodo 2008-2012 sul mercato all'ingrosso dell'energia».L'alternativa è semplicemente ridurre o addirittura fermare l'impegno europeo su fronte delle rinnovabili e della CO2? Ma se lo farà l'Europa cosa accadrà con gli Stati Uniti e la Cina, i maggiori «inquinatori»? «La lotta ai cambiamenti climatici è un problema globale. La risposta, dunque, non può che essere altrettanto globale, coinvolgendo tutti i continenti, tutti i settori, non solo energetici, e tutti i meccanismi di interscambio. Ciò significa che gli strumenti finora messi in campo vanno aggiornati ».Facile a dirsi più difficile a farsi.. «Ripropongo una mia idea: invece che insistere su misure unilaterali "cap and trade" (ovvero porre un limite massimo alle emissioni e commerciare le quote assegnate, ndr), basate in Europa sulle emissioni dei singoli Stati, si potrebbe valutare un approccio integrato, a livello internazionale, di politiche ambientali e commerciali che scoraggi forme di "dumping" ambientale e che, con accordi a livello Wto, guardi anche al "contenuto di Co2" dei prodotti finali che sono messi in commercio».

L’energia responsabile secondo Paolo Scaroni, amministratore delegato dell’Eni

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