«L'energia può contribuire a fare uscire dalla crisi, e le fonti rinnovabili possono rappresen-tare, per un Paese come l'Italia, anche una delle opportunità di rilancio di settori nuovi dell'industria e della ricerca, in funzione anticiclica. A patto, però, di riuscire ad indirizzare gli interventi sulle tecnologie e sui metodi di incentivazione capaci di ben coniugare efficacia ambientale, alta ricaduta sul sistema Paese, corretto impatto dei costi sui consumatori finali».Lo ha affermato, in un'audizione in Commissione Ambiente del Senato, il presidente dell'Autorità per l'energia, Alessandro Ortis, che anche nel recete passato ha sottolineato l'assoluta necessità di riequilibrare i nostri approvvigionamenti energetici con una serie di azioni combinate che puntino anche sul nucleare, oltre che sull'efficienza. «Appare necessario sottolineare ancora il ruolo rilevante e strategico che dovrebbe essere attribuito allo sviluppo dell'efficienza energetica, tra le prevalenti opportunità d'azione e di accordi internazionali a favore dello sviluppo sostenibile» ha insistito anche ieri Ortis.Certamente dura la sfida per l'Italia. L'obiettivo europeo di utilizzo di fonti rinnovabili per il 20% del consumo finale di energia, rileva Ortis, «è stato allocato a ciascun Paese membro sulla base di criteri che hanno portato a definire per l'Italia un obiettivo nazionale del 17%». Un obiettivo che equivale «a 28 Mtep di energia finale che dovrà essere attribuibile alle sole fonti rinnovabili» e che «eccede già le potenzialità, anche solo teoriche, di sviluppo delle rinnovabili nazionale».Ed ogni passo in questa direzione è davvero oneroso, rileva Ortis ricordando che «già attualmente l'incentivazione delle rinnovabili pesa per oltre 3 miliardi di euro l'anno sulle bollette degli italiani, pari al 6% della pesa totale di una famiglia tipo». (Da Il Sole 24 Ore)
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