mercoledì 18 febbraio 2009

Sviluppo sostenibile, il Pil crolla. E i governi lo riformano

I criteri attuali: fa meglio alla crescita consumare carburante fermi in un ingorgo che prendere la metropolitana.
Un Prodotto interno lordo con segni positivi non si è dimostrato un buon indicatore: non ha rivelato le distorsioni Ocse, Francia, Canada, Spagna in prima fila per cambiare «Non funziona più come bussola della salute di un sistema»
A scelta, è il momento migliore per riformare le liturgie dell'economia oppure il più sbagliato. Negli ultimi giorni, politici, élite degli esperti e normali cittadini hanno assistito all'autodemolizione di un feticcio contemporaneo: il Pil. La sua cifra fino a ieri era considerata il riassunto della salute di un intero Paese. Ma agli ultimi dati, il Prodotto interno lordo sta crollando come se quelle che vengono definite «potenze economiche» fossero diventate di colpo altrettante Repubbliche popolari cinesi al contrario.In ritmo annuale, il Pil tedesco va giù di oltre l'8%, quello dell'Italia del 7%, l'Europa crolla quasi del 6%, gli Stati Uniti del 4% circa e persino la Cina non è più quel che era: secondo il consigliere economico della Casa Bianca Larry Summers, il Pil sta scendendo anche lì. Con una piroetta, la si definisce in questi casi «crescita negativa ».

Che cosa fanno i grandi gruppi petroliferi per l’ambiente. Questo è quello che l’Eni, ad esempio, su iniziativa dell’amministratore delegato Paolo Scaroni, dichiara di fare ogni anno.

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