Tecnologia applicata all’ambiente, e viceversa. Tra i record che caratterizzeranno la nuova stazione internazionale di Torino Porta Susa consegnata «chiavi in mano» nel 2011, in perfetto orario con i festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia, ce n’è uno conosciuto solo nella cerchia degli addetti ai lavori.Si tratta dell’autosufficienza energetica della stazione, che sarà completamente alimentata - ad eccezione dei treni di passaggio - tramite pannelli fotovoltaici. Energia solare per permettere ogni giorno di far funzionare un complesso altamente tecnologico da 55 milioni di euro: questo il costo dell’investimento complessivo. Di questi, oltre 5 milioni, secondo le stime contenute nel rapporto di Rete Ferroviaria Italiana alla voce «ambiente», saranno impiegati per realizzare un impianto fotovoltaico che, ed ecco la seconda notizia, non ha precedenti nelle altre stazioni italiane. Basta ricordare che il costo del solo silicio per l’intera copertura supera abbondantemente il milione e mezzo (per l’esattezza, 1.607.550): 865 euro a pannello (saranno 3.753), escluso il costo del silicio e del vetro. Un unicum nel suo genere,abbinato ad altre peculiarità della nuova struttura. E’ il caso dell’imponente galleria in cristallo e acciaio tra i corsi Bolzano e Inghilterra - imponente per le dimensioni ma leggera allo sguardo - che connoterà il livello superficiale della stazione. Questione di estetica, ma non solo. La canna della galleria, che seguirà la direzione Nord-Sud e caratterizzerà il progetto firmato dalla società francese «Arep» con gli architetti Jean-Marie Duthilleul, Etienne Tricaud, Silvio D’Ascia e Agostino Magnaghi, sarà il fulcro dell’impianto fotovoltaico: il rivestimento in pannelli al silicio, oltre 6 mila metri quadrati di superficie coperta, consentirà di produrre 825 KWh l’anno (con un rendimento dell’85%) senza compromettere la luminosità della galleria. «I pannelli - si legge nello studio di RFI - sono disposti in tutta la lunghezza e vengono irradiati istantaneamente con lo stesso angolo d’incidenza». E ancora: «A ciascuna zona verrà collegato un inverter di caratteristiche elettriche in grado di lavorare al meglio delle sue potenzialità». Prevista l’installazione di un secondo «inverter» che funzionerà da riserva calda per sopperire ad eventuali malfunzionamenti. (da la Stampa)
Che cosa fanno i grandi gruppi petroliferi per l’ambiente. Questo è quello che l’Eni, ad esempio, su iniziativa dell’amministratore delegato Paolo Scaroni, dichiara di fare ogni anno.
2 commenti:
spero che i numeri non siano questi perche' con una simile produzione di energia, 825 KWh annui, per alimentare casa mia occorrerebbero tre inpianti come quello (15 milioni di euro di costo per risparmiare 200 euro all' anno di bollette).
Qunado scrivete i numeri non confondete mele con banane.
Questo articolo, come indicato nel post, è stato tratto dal quotidiano La Stampa di oggi, sezione cronaca locale
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