Per il controverso biofisico James Lovelock, le fonti rinnovabili non bastano: solo il progresso tecnico sconfiggerà la fame e la siccità.
La domanda non è quella giusta. Per James Lovelock, il biofisico inglese padre della teoria di Gaia, la questione non è più come bloccare l'effetto serra, ma come attrezzarci per affrontare al meglio l'inevitabile processo di riscaldamento del Pianeta, che è già in atto.«Ormai è troppo tardi per fermare questo processo », spiega lo scienziato novantenne, che da mezzo secolo dispensa previsioni dal suo laboratorio, in un antico mulino in Cornovaglia, e ha appena pubblicato il suo ultimo libro, The Vanishing Face of Gaia (Penguin). Lovelock, fellow della Royal Society e del Green College di Oxford, è noto per aver messo a punto un metodo per lo studio dei clorofluorocarburi, che ha consentito di identificarli come principali responsabili del buco nell'ozono e ha portato al bando di questi gas dall'industria del freddo. Già negli anni 60, indagando per la Nasa sulle possibili forme di vita su Marte, Lovelock cominciò a rendersi conto del riscaldamento della Terra e a denunciarne le conseguenze. «Se ci fossimo mossi allora – smettendo di bruciare combustibili fossili, per bloccare subito le emissioni umane di anidride carbonica – forse avremmo potuto ottenere qualche risultato. Invece non è stato fatto nulla: malgrado Kyoto, la concentrazione di CO 2 nell'atmosfera ha continuato ad aumentare. Arrivati a questo punto, non ha più senso parlare di sviluppo sostenibile. C'è un sacco di gente che viene da me per chiedermi di non dire queste cose, perché ci toglierebbero la volontà di agire. È vero il contrario. Dire la verità sul riscaldamento del Pianeta ci impone un'enorme mole di lavoro. Ma non è lo stesso lavoro che vorrebbero fare loro».Lovelock conserva la verve polemica di sempre. Per decenni, la sua decisione di avallare l'energia nucleare pur di combattere l'effetto serra gli ha alienato le simpatie dei compagni ambientalisti. Ma questo non lo ha fatto recedere. Oggi, man mano che le sue previsioni sul riscaldamento del Pianeta si rivelano vicine alla realtà, questa posizione attrae maggiori consensi. Tranne che ormai lui stesso l'ha superata. Sembra quasi che le sue teorie nascano dalla passione per l'eresia a tutti i costi. «Neanche per idea –ribatte –.La mia principale aspirazione è vivere in pace con tutti, ma non posso impedirmi di vedere le cose che accadono ». Nella sua ultima provocazione, Lovelock sostiene che nulla potrà più impedire alla Terra di diventare inabitabile e quindi non si vede l'utilità di puntare tanto sulle fonti alternative: «È come passare il tempo a sistemare le sedie sdraio sul ponte, mentre il Titanic affonda». Le vere emergenze, invece, sono altre: il cibo e l'acqua. (Da Il sole 24 Ore)
Che cosa fanno i grandi gruppi petroliferi per l’ambiente. Questo è quello che l’Eni, su iniziativa dell’amministratore delegato Paolo Scaroni, dichiara di fare ogni anno.
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