La ricerca ci salverà. Questo è uno dei leit-motiv che attraversano il management dell'industria mondiale colpita dalla crisi. Tra gli altri, il settore automobilistico si contraddistingue per gli sforzi profusi in quell'innovazione tecnologica che potrà consentire una più rapida e concreta ripresa. I dati di oggi parlano chiaro e sembrano un bollettino di guerra tale da far rabbrividire. Su tutte le borse europee i listini del settore auto hanno fatto segnare consistenti perdite nelle ultime settimane, nonostante qualche boccata d'ossigeno ricevuta grazie alle iniziative dei governi. Perdite per Renault, Fiat, Volkswagen e Daimler. Quest'ultima, che ha fatto segnare un preventivo di bilancio 2008 in rosso, ha anticipato che la domanda globale di automobili scenderà di un ulteriore 10% nel 2009. Secondo lo studio della commissione europea, da ottobre 2008 a gennaio 2009, si sono persi 130 mila posti di lavoro nell'industria. La Toyota prevede una perdita di 350 miliardi di yen alla chiusura dell'esercizio fiscale, a marzo, mentre solo 2 mesi fa pronosticava utili per 50 miliardi, e di conseguenza l'agenzia Moody's ha abbassato il suo rating da Aaa a Aa1. A gennaio Volkswagen ha denunciato un calo del 20% nelle consegne e si appresta a licenziare i suoi 16.500 precari. Dal canto suo Opel chiuderà il 20% delle unità produttive. Secondo una ricerca condotta da Interactive market research il 56,5% degli italiani ha ridotto l'uso dell'auto e il 75% afferma che non intende cambiarla a breve. La Ford sta tagliando i posti di lavoro in Inghilterra e rinvia il lancio del nuovo Transit. La Fiat sta ponendo in cassa integrazione 5 mila impiegati nelle prime 2 settimane di marzo e per una settimana i dipendenti di Termoli ma il rischio, secondo i sindacati, è che poi si passi ai licenziamenti. La Mitsubishi ha perso 4,7 miliardi di yen tra aprile e dicembre 2008 chiudendo l'anno con un buco di 60 miliardi. La Mazda ha chiuso l'anno con perdite per 13 miliardi di yen e la Tata ha perso il 33% del mercato. Ma quali sono le nuove linee guida per il rilancio? L'obiettivo è quello di produrre auto meno inquinanti, più leggere, ad alimentazione alternativa al petrolio, con accessori più rispondenti ai criteri di sicurezza e armonici con l'ecosistema. Già alla fine degli anni '90 l'Acea (European automobile manufacturers association), la giapponese Jama e, successivamente, la coreana Kama, avevano preso l'impegno di ridurre le emissioni tenendo conto che anche il peso delle automobili aveva la sua importanza. I risultati conseguiti negli ultimi anni sono stati modesti, ma oggi è giunto il momento in cui il «fare di più» è improcrastinabile. Sul fronte della produzione di etanolo uno studio di Sandia National Laboratories della General Motors ci fa sapere che i rifiuti vegetali e forestali consentirebbero di sostituire un terzo della benzina utilizzata entro il 2030. L'obiettivo è il raggiungimento di 90 miliardi di galloni di etanolo nel rispetto della sostenibilità ambientale e dei parametri economici mondiali. Grazie all'etanolo i ricercatori del Brookhaven National Laboratory hanno messo a punto la possibilità di creare accumulatori di energia più efficienti, meno tossici e più pratici da produrre e utilizzare sulle automobili elettriche. Grazie a un nuovo catalizzatore è possibile produrre una quantità di energia 100 volte maggiore rispetto a quella ottenibile con i catalizzatori sinora utilizzati. Le nuove «fuel cell» produrranno corrente nell'ordine di migliaia di milliampere per centimetro quadrato immagazzinando più energia facilmente producibile da fonti rinnovabili. (da Italia Oggi 7)
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