mercoledì 4 marzo 2009

M&G stringe i tempi sul bioetanolo del futuro

Nel mese di maggio a Tortona, nella sede del gruppo Mossi & Ghisolfi, entrerà in funzione il primo impianto pilota in Italia di bioetanolo di seconda generazione, in grado di produrne una tonnellata al giorno. Poco, ma quanto basta a dimostrare che l'ultima frontiera del carburante verde è ormai realtà, e che il ritorno del petrolio su quotazioni abbordabili non ha spento l'interesse degli operatori privati.Anzi: «Gli ultimi mesi ci hanno dato risultati estremamente soddisfacenti, anche più del previsto », annunciano Guido Ghisolfi e Dario Giordano, vicepresidente e responsabile ricerca del gruppo. Entrambi saranno tra i protagonisti della seconda edizione della conferenza nazionale sul Bioetanolo, ospitata oggi nella sede milanese del Sole 24 Ore, «un'occasione per illustrare i progressi tecnologici degli ultimi mesi – aggiunge Giordano – sul versante dell'ottimizzazione delle colture, su quello della produzione del bioetanolo e infine sull'industrializzazione del processo». Sì perché nell'Alessandrino è ormai da anni che va avanti uno dei programmi di ricerca applicata più imponenti tra quelli condotti in Piemonte, un progetto da 120 milioni di investimenti che vede protagonista – accanto al gruppo Mossi & Ghisolfi – il mondo accademico, la Regione e un pool di Pmi locali. Al centro delle attività di ricerca, il bioetanolo di seconda generazione, che grazie alla sua origine (semplice cellulosa, anziché zuccheri) non pone l'alternativa food-fuel per colture solitamente destinate all'uso alimentare (come il mais) ma si accontenta di piante diffuse e dal basso fabbisogno idrico, come la canna palustre.Sempre nella giornata di oggi sono attese anche novità significative riguardo agli impianti che il gruppo intende realizzare per la produzione del bioetanolo, per i quali si prevede un'entrata a regime nel 2012. Giusto in tempo per venire incontro alla disciplina comunitaria, che dal 2010 prevede per i produttori di carburanti l'obbligo di miscelarli con il 5,75% di composti verdi. «Quello di Tortona è il più grosso programma di ricerca sul bioetanolo di seconda generazione condotto a livello mondiale », assicura intanto Alessandro Arioli, docente all'Università del Piemonte orientale: «Accanto ai laboratori tecnici, infatti, il gruppo ha messo a disposizione una tenuta da 100 ettari per le prove in campo, consentendo all'attività di ricerca di procedere in parallelo e in modo multidisciplinare». Premesse che hanno consentito di ampliare oltre misura le potenzialità stesse del bioetanolo del futuro: «Oggi con quello di prima generazione – prosegue Arioli – il raccolto di un ettaro è appena sufficiente a coprire il fabbisogno annuale di tre auto. Con quello di seconda generazione, invece, potremo tranquillamente arrivare a 10-12», per di più senza ricorrere a colture pregiate.Dopo una prima intesa firmata in aprile tra il gruppo M&G, Regione, Politecnico di Torino e ministero dell'Ambiente, nelle prossime settimane ne verrà firmata un'altra,che di fatto libererà i 15 milioni messi sul piatto dall'assessore alla Ricerca, Andrea Bairati; una cifra alla quale si aggiungono i 10 attesi dal Ministero e i 95 investiti direttamente dal partner privato. Fondi grazie ai quali sono al lavoro 45 ricercatori nei laboratori della Chemtex (controllata del gruppo M&G, dal 2008 è entrata nel Parco scientifico di Rivalta Scrivia), altri 50 ingegneri dipendenti di M&G. (Da Il Sole 24 Ore)

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